Scorro i titoli (titoli, non titoloni, salvo rare eccezioni …) dedicati dai media allo sciopero generale del 16 scorso e ritrovo in molti di essi parole ed aggettivi che mi suonano familiari: “inopportuno”, irresponsabile”, “incomprensibile”, “non era il momento”, “il narcisismo di Landini” (questo l’ho scritto persino io …).Leggo, e mi torna in mente un anno fa, quando in questi stessi giorni si stava concretizzando la sfida di Renzi a Conte con la minaccia, poi attuata, di dimissioni dei Ministri e conseguente crisi di Governo. Anche allora, e per tutto il mese di gennaio seguente, fu un continuo martellamento di “irresponsabile”, “inopportuno”, “incomprensibile”, “ego smisurato” (di Renzi), eccetera eccetera. Ci ricordiamo bene, no? Poffarbacco, mi son detto! (così, con fare deamicisiano …). Ma guarda un po’, due atti politici di rottura, uno sciopero e una crisi, ad un anno di distanza, etichettati (e bollati) con gli stessi termini, nello stesso modo. E praticamente dagli stessi media … Allora c’è una logica nell’universo …! E certo che c’è: il sistema (senza la maiuscola, non se la merita) si difende, il sistema non ama gli scossoni, il sistema non vuole essere disturbato, e chi lo disturba viene marchiato come guastafeste (siamo pure sotto Natale …). Ma è davvero così? Ovvero, è così perché le reazioni dei media sono inoppugnabili, l’anno scorso e oggi, ma davvero siamo di fronte a due eventi paragonabili, due eventi “di rottura”, che possono essere comparati, o perfino assimilati nel loro intento politico? Non è difficile darsi una risposta, e verificarla. Lo sciopero generale di Landini, con spiccate caratteristiche politiche populiste, è già passato, evaporato: già il giorno dopo quasi non ce n’è più traccia, resta un rito consumato stancamente, una gita a Piazza del Popolo, sotto Natale, in una bella giornata di dicembre. Bisogna cercare con il lanternino commenti e reazioni, prese di posizione di personalità politiche tra cui spiccano Elly Schlein (nuovo astro nascente della sinistra “vera”, quella che dà i voti e le pagelle a tutti), o Cecilia Guerra di LeU, mica Gramsci o Terracini. Nessuno ha il coraggio di dire forte e chiaro a Landini ed ai suoi sodali che lo sciopero non era affatto “incomprensibile”: era un atto politico contro i Partiti ed il Governo, un atto che si è rivelato irrilevante, anche un po’ imbarazzante, insomma un “pugnetto su un tavolinetto piccolo piccolo” che comunque non ha traballato per un solo istante. Davvero un monumentino “mignon” all’ego, questo sì smisurato, di Maurizio Landini. E, massimo della sfiga, proprio nel giorno in cui, ma guarda le combinazioni …!, arrivano riconoscimenti a “schiovere” su Draghi e sull’Italia. The Economist, come pure il Consiglio Europeo, tutti riconoscono le buone ragioni del nostro Paese, approvando ed elogiando l’operato del Governo. Landini deve aver chiesto a Grillo del Maalox avanzato dalle casse acquistate qualche anno fa (adesso l’Elevato, come la Marinella di Guccini, “ha altro per la testa a cui pensare”). E allora le parole saranno pure uguali (la fantasia dei titolisti è davvero molto limitata), ma gli effetti degli atti, la loro efficacia politica, sono tutt’altra cosa. Gli “irresponsabili, incomprensibili, inopportuni” dell’anno scorso suonano patetici, ridicoli, beffardi, a un anno di distanza, dopo la svolta applicata al nostro Paese dalla combinata azione di Renzi, Mattarella e Draghi. E perfino il MEF rende pubblico merito agli esecrati “80 euro”, la “mancetta” del 2014. Chi si ricorda gli anatemi, i moniti, i diti alzati, le invettive, l’indignato Enrico Letta che dichiarava: "Ci fa fare la figura del solito Paese inaffidabile, pizza, spaghetti, mandolino. Conte ha fatto bene a sfidarlo" (Corriere, 14/01/21), l’unanime (??) sdegno per la “follia di un solo uomo” (ibidem). Roba che oggi almeno un filo di rossore dovrebbe provocarlo, ma non si può pretendere … Però, però, qualche considerazione si potrà pur fare, o no? Si potrà sottolineare la differenza tra la politica ed il quaquaraquà? Tra la visione di lungo periodo e il tornaconto immediato di un paio di interviste e comparsate televisive? Tra il bene del Paese ed il tentativo di farsi notare per nascondere la propria irrilevanza? Il mio, personale, giudizio sull’operato di Landini l’ho già dato e non mi ripeterò. Ma la spaccatura profonda tra la politica che guarda avanti e quella che guarda solo indietro è di solare evidenza. Un sindacato inutile e dannoso, che deve al più presto ripensare tutto il suo essere ed apparire, deve uscire dal Novecento ed entrare nel presente, e possibilmente anche nel futuro. Milioni di lavoratori hanno bisogno di rappresentanza vera, non di riti consunti, non di vuote parole d’ordine, non di pagliacciate come quella finta unità in una Piazza del Popolo spaccata a metà tra il rosso della CGIL ed il blu della UIL. Manco la sensibilità di mescolarsi un po’, per le foto … La CISL ci sta provando, ci sta provando Marco Bentivogli, ci stanno provando anche alcuni volenterosi riformisti sparsi in partiti grossi e piccoli: bisogna insistere, insistere, insistere. Tutto il mondo non sa più come dirci che Draghi sta bene dov’è, altro che Quirinale, che di lui si fidano, che il Paese sta reagendo bene, che ci sono almeno cinque anni di attività per ricostruire, che il treno passa adesso, e via così. Tutti lo sanno, tutti lo capiscono, ma non tutti sono disposti ad accettarlo. È una battaglia terribile, di importanza capitale: e non possiamo perderla … |