Un anno fa di questi tempi scrissi che per capirci qualcosa sarebbe stato utile salire su un elicottero e dare un’occhiata alla situazione dall’alto, ben staccati dal suolo, troppo ingombro di macerie.Eravamo alle porte della resa dei conti con il governo Conte2, davanti ad una crisi dai più giudicata incomprensibile, irresponsabile, incosciente. Credo che qualcuno (della sinistra “vera”, quelli che conoscono sempre la verità …) si spinse addirittura ad usare la parola “criminale”. Meglio, per carità di patria, non andare a cercare le innumerevoli dichiarazione del tempo. I saggi si sprecavano … tutti profeti di sventura … oggi pare non la pensino più così. Eppure la soluzione era lì, a portata di mano, evidente a chiunque volesse appunto prendere un elicottero e staccarsi dal suolo per qualche centinaio di metri. Il sistema Conte-Casalino-Arcuri-M5S andava smantellato e sostituito da persone competenti, di fiducia, autorevoli ed apprezzate, qui e all’estero. Tutti sapevano che Mario Draghi era la persona giusta, e molti lo temevano, più del Covid. Fatta la crisi, espletati i riti inutili della forsennata e parossistica ricerca dei fantomatici Responsabili (i Ciampolilli vari …), Mattarella non ebbe alcuna difficoltà, fatto un rapido giro d’orizzonte dal Quirinale, forse senza neanche prendere l’elicottero, ad individuare la soluzione della crisi. E fu Draghi, col suo governo, dal quale solo Meloni e Fratoianni si tennero fuori (giusto perché l’opposizione qualcuno deve pur farla). Tutti dentro … per non restare tagliati fuori. L’anno è passato in fretta: Giuseppe Conte col banchetto della verdura davanti a Palazzo Chigi sembra un film in bianco e nero di un patetico e ridicolo Charlot. La rovinosa rotta del M5S, che baldanzosamente aveva disceso le valli fino a Roma, non si è più fermata. Il “punto di riferimento del progressismo europeo” ha mostrato tutta la sua irrimediabile inconsistenza. Similmente impetuoso l’arretramento di una Lega costretta a temerari funambolismi per appoggiare Draghi continuando a mostrare la maschera truce di Salvini. Ed eccoci qui, con il virus che, seppur depotenziato dai vaccini, ancora morde e fa male, a correre per siringhe e tamponi, ma con il Paese in ripresa, la voglia di ripartire e andare avanti e l’appuntamento ormai alle porte dell’elezione del Presidente. L’elicottero è sempre disponibile, per chi volesse dare un’occhiata dall’alto, e di nuovo non sarebbe difficile vederci più chiaro. Non bisogna sollevarsi di molto per rendersi conto che la soluzione non può proprio essere il farsesco ectoplasma di Berlusconi (l’unico problema è trovare qualcuno dei suoi, abbastanza sfrontato da dirglielo chiaro), che non c’è davvero nessun bisogno di dare scossoni ad una situazione che resta ancora precaria, col virus non domo, la ripresa niente affatto consolidata, il PNRR ancora da rendere operativo, e quasi tutte le riforme ancora da fare. Non fosse per gli inderogabili obblighi costituzionali, bisognerebbe persino evitare di aprirle, le votazioni per il Presidente. Non si può fare. Pare ovvio che la soluzione migliore è quella di minor impatto sulla situazione generale. Qualsiasi altra si risolverebbe implacabilmente in una catena nefasta di eventi altamente imprevedibili e poco pilotabili da chiunque. Come la scena di Topolino che cerca di domare le scope impazzite in “Fantasia”, al ritmo incalzante de “L’apprendista stregone”. Probabilmente ne verremmo sopraffatti e aspetteremmo invano l’arrivo del mago buono e severo che rimette le cose a posto. Non funziona così: l’Italia può in un momento passare dal limbo all’inferno: il credito di Mario Draghi vale finché è lui al timone del Governo; nessun pasticcio istituzionale “all’italiana” può trovare la comprensione dei mercati e dei partner europei. Ed è inutile aspettare indicazioni da Mattarella (che si è ben guardato dal darle) o da Draghi stesso, che ha chiaramente richiamato i partiti alle loro responsabilità, non delegabili. Basta alzarsi di pochi metri dalla confusione mediatica, provocata dai troppi interessi in gioco e da troppa poca onestà intellettuale, per vedere che Draghi deve restare dov’è e deve anzi essere rafforzato nella leadership con un programma di medio termine più completo ed ambizioso. Pochi altri metri più in su, ed è chiaro anche che bisogna concludere la votazione nei primi due-tre giorni, possibilmente con il quorum alto, che è l’unico congruente con la maggioranza di governo e con la situazione emergenziale nella quale ci troviamo e ci troveremo per ancora parecchi mesi. Ancora un po’ di quota e diventa chiaro che qualsiasi ipotesi di elezioni anticipate è per lo meno demenziale in questo frangente. Già la scadenza naturale, ed improrogabile, di marzo 2023 si profila da sé minacciosa, se tra i partiti non si arriva ad un accordo su una legge elettorale più adatta al momento (e, lo dico con la morte nel cuore perché ho sempre sostenuto il maggioritario, proporzionale pura con sbarramento alto). Un ultimo saltino renderà infine chiaro che solo Draghi può portare a termine l’opera del PNRR. Non c’è bisogno di grandi doti per constatare queste ovvietà. Altro che strologare su Berlusconi …! Chi fa ancora finta di non vedere in realtà mesta nel torbido, preferisce la confusione, dalla quale emerga la stasi, il rinvio, l’immobilismo sulle riforme, per difendere le posizioni acquisite. E non può confessarlo … Non è un caso che dall’estero siano tutti allineati su questo scenario: hanno paura, sono terrorizzati dalle mattane italiche; sanno che questo Paese è purtroppo capace di tutto, sanno che, pur di non cambiare, c’è chi è disposto a tutto. E infatti ne abbiamo viste di ogni … Che il 2022 possa essere un anno diverso, un anno che smentisca le fosche premonizioni e finalmente riconcili il Paese con la sua salute fisica e morale. Ibis, redibis “virgola” non morieris in bello. Buon anno a tutti!
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