Innumerevoli sono e saranno le conseguenze, gli strascichi, i corollari, che questa crudele aggressione lascerà dietro di sé. Ne subiremo le conseguenze per anni e forse per decenni; molto cambierà nelle nostre vite e nel nostro modo di fare politica.Si sta delineando una nuova “guerra dei mondi”, uno scontro tra due concezioni dell’organizzazione sociale: quella occidentale, aperta, democratica, di stampo liberalsocialista e quella autoritaria, totalitaria, sovranista, dei regimi che abbiamo imparato a chiamare “democrature”. La Russia di Putin sta facendo l’apripista e Dio non voglia che a ruota segua anche la Cina: possiamo certo sperare nella scarsa impulsività e nella pragmaticità del carattere e della cultura cinese, ma dobbiamo riconoscere loro di essere capaci di avere uno sguardo molto lungo, una visione programmatica di decenni e non di mesi. Se così è, si sta ricreando una nuova distinzione tra blocchi, alla cui base c’è una diversa concezione dell’organizzazione sociale. Non più il pretesto (perché da Stalin in poi era rimasto solo più un volgare pretesto…) del socialismo, del sol dell’avvenire, dell’emancipazione delle classi popolari, della redistribuzione dei redditi, ma solo una forma di governo autoritario, con un forte controllo sociale unito ad una potente spinta commerciale. Da questa parte, le nostre società libere, aperte, basate sulla libera circolazione delle idee, delle persone e delle merci, sulla tolleranza e sull’integrazione, dovranno attrezzarsi a fronteggiare potenze economiche e militari che rigettano i nostri principi e ne promuovono altri, purtroppo incompatibili.. L’idea di inizio millennio di “esportare la democrazia” sembra oggi più che mai una visione senza speranza ed anche un po’ mattoide… E in questo scenario di nuovo scontro tra Est e Ovest dobbiamo ancora collocare tutta l’Africa ed il mondo arabo e islamico. Auguri a tutti noi! Tornando al nostro piccolo particolare nazionale, il frangente attuale sta comunque evidenziando l’urgenza di fare finalmente chiarezza tra riformisti e populisti, massimalisti e sovranisti. La piazza di Santa Croce a Firenze, sabato pomeriggio, sotto lo sguardo austero di Dante Alighieri, ha segnato la (spero) definitiva frattura tra due idee di sinistra che non hanno più nulla in comune, ammesso e non concesso che ce l’abbiano mai avuto. Di fronte a questi eventi così drammatici, non si può conciliare la visione dei riformisti con l’idea di quelli che chiedono la resa degli Ucraini, seppur ipocritamente ammantata da nobili scopi umanitari. E non c’è “campo largo”, per dirla col Segretario Letta, che tenga! C’è chi è talmente pervaso dalla repulsione per il nostro mondo occidentale da spingersi ad amare l’autoritarismo dei regimi totalitari. E non parlo della destra di Salvini o di Le Pen in Francia: parlo di quei pensosi intellettuali che arrivano a dichiararsi “né con Putin né con la NATO”. E con chi allora? Da soli, “non allineati”, come la Jugoslavia di Tito? Ci ricordiamo quella falsa sinistra del “né con lo Stato né con le Brigate Rosse”? Quanto ci abbiamo messo a capire che erano oggettivamente fiancheggiatori di organizzazioni criminali? Nella CGIL si dovette assistere al sacrificio di Guido Rossa per capire da che parte stare. E adesso sono ancora lì a chiederselo … di nuovo. Hanno tentennato a lungo sulla presunta “dittatura sanitaria” e ora stentano a riconoscere persino la spietata dittatura putiniana. E quelli che pretendono la resa degli ucraini non stanno forse offrendo a Putin su un piatto d’argento i nostri principi più cari? Cercano di confondere le carte con il Vietnam, l’Iraq, l’Afghanistan, con tutte le improvvide avventure occidentali degli ultimi decenni, ma non risulta che abbiano mai chiesto ai vietnamiti di arrendersi all’invasore americano. Ora però lo chiedono agli ucraini… I più avventurosi si spingono a sostenere che è l’Occidente ad avere creato il fenomeno Putin, ad averlo lasciato crescere, come se l’Occidente avesse dovuto chiedere i tempi supplementari della Guerra Fredda per … fare cosa? “Esportare la democrazia” in Russia? Dichiarare guerra preventivamente? Organizzare un golpe a Mosca? È evidente che sono stati commessi tanti errori e sottovalutazioni, ma col senno di poi è sempre tutto più facile. Il (precario) equilibrio con la Russia poteva durare ancora a lungo: la Russia ne avrebbe tratto giovamento, seppure a modo suo, ma invece l’equilibrio è stato rotto, senza nessuna sollecitazione, deliberatamente, con premeditazione. L’espansione della NATO, la presunta “colpa” di cui si parla tanto, è avvenuta venti anni fa, non ieri, e senza particolari resistenze da parte russa. E inoltre nessuno ha mai minacciato la sicurezza della Federazione: hanno fatto tutto da soli. Allora, chi oggi fa fatica a distinguere torti e ragioni non può mascherarsi dietro a nulla che non sia una insopprimibile ed atavica pulsione anti-occidentale. Che continuino a chiamare loro stessi “sinistra” è uno scandalo, ma facciano pure: il copyright è scaduto da tempo. Però nessun riformista ragionevole può pensare di farci insieme progetti di sviluppo della società. Si crogiolino nel loro anti-tutto e organizzino simposi e seminari... Questa nuova “guerra dei mondi” non è uno scherzo geniale come quello di Orson Welles …: non sono ammessi perdigiorno né distrazioni di sorta.
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