La farsesca epopea del Movimento 5 Stelle è durata troppo.Da oltre 10 anni questa inqualificabile e inclassificabile (loro ne facevano un punto di orgogliosa distinzione…) forza politica ha sistematicamente avvelenato la politica italiana, cavalcando tutti i possibili motivi di scontento della popolazione, in un continuo sforzo di demolizione del sistema politico, senza altra linea se non quella di seguire l’onda del momento, di soddisfare qualsiasi sentimento di rivalsa. Populismo allo stato puro. L’elenco delle loro battaglie è più lungo di quelle di Napoleone, fatto salvo che il Corso molte le vinceva e solo l’ultima gli fu fatale. Questi le hanno perse tutte, ottenendo solo confusione, spreco di soldi pubblici, infinite perdite di tempo, danni e discredito internazionali, sabotaggio di chi cercava di fare, loro malgrado. “Navigators” con promoter pescato (e pagato) nel Mississippi, stop alle trivelle, no al gasdotto TAP, no al treno TAV, sì ai gilet gialli francesi, inceneritori bloccati, e poi via dall’Europa, via dall’Euro, i contatti con il peggio della politica europea (da Farage, quello della Brexit, a Putin e i suoi pelosi aiuti portati più da militari che da medici), i decreti sicurezza entusiasticamente appoggiati, la moratoria sugli impianti di rinnovabili (mica a carbone, rin-no-va-bi-li), il fine-processo-mai, … ci si può passare la notte di Natale a fare un elenco infinito. Eppure sono arrivati al Governo, con il 32% dei voti; hanno riempito il Parlamento di Carneadi che adesso vagano di gruppo in gruppo come anime perse, aspettando solo che maturi il vitalizio a settembre. Neanche un leader sono riusciti a darsi: l’Elevato Grillo se l’è data a gambe alle prime difficoltà, preso da ben altri problemi, la cosiddetta classe dirigente non riesce neppure a darsi uno Statuto. Hanno partorito il personaggio Conte, costruito in chissà quale laboratorio (J. Iacoboni della Stampa descrisse tutta la creazione del M5S come “L’esperimento”, progettato a freddo e realizzato con cinismo e dispiego di mezzi, peggio di un virus…), un uomo arrivato apparentemente dal nulla a fare il Premier dell’ottava potenza mondiale, con un addetto stampa onnipotente, che gli assortiva le dirette, le cravatte e le pochette. Uno che si è subito collegato con i peggiori ambienti delle destre mondiali, da Trump (che lo appellò “Giuseppi” e gli mandò la CIA a curiosare) a Putin, senza dimenticare Xi-Jinping e la sua “via della seta”. E adesso quel personaggio, per la seconda volta candidato leader unico (quindi senza alternative, alla faccia della democrazia), ha preso molto meno della maggioranza degli aventi diritto al voto, per cui è del tutto evidente che la sua elezione non ha alcun valenza. Ma guai a dirlo in pubblico … I soliti sapienti contavano i cinesi in fila alle primarie del PD (con milioni di partecipanti) e se ne facevano articolesse e trasmissioni; ora si spaccia per eletto a grande maggioranza uno che ha preso sì e no il 40% dei voti di chi avrebbe dovuto votarlo come unico candidato (il che vuol dire che il 60% NON lo ha votato) e nessun giornale, nessun TG, nessun talk show, ha il coraggio di dire apertamente che si è trattato dell’ennesimo fiasco, dell’ennesima presa per i fondelli degli italiani creduloni, che il presunto leader rappresenta uno sparuto gruppuscolo di poco più di 50.000 iscritti in un Movimento che dovrebbe averne circa 130.000. E perché tutto questo? Perché l’informazione nazionale, praticamente tutta, soggiace agli “spin” preparati da Travaglio e Casalino senza ribellarsi, senza urlare che il re è tragicamente nudo come un verme? Niente. Dormono tutti, sono stati ipnotizzati, sono drogati? No, semplicemente temono ritorsioni sul Governo, temono le intemerate di Travaglio, che nessuno ha il coraggio di contrastare, temono di disturbare chissà quale oscuro “potere forte” che ha fatto sì che questo incantesimo maligno potesse stabilirsi sull’Italia per anni e anni. Vedete, Berlusconi ne ha combinate di cotte e di crude, ma si sapeva chi era, da dove veniva, cosa possedeva, che legami coltivava (ahinoi!). Da vero pioniere ha spianato lui la strada al populismo e adesso fa il moderato europeista (che però ci ha messo 38 giorni per condannare apertamente l’aggressione della Ucraina, e senza nominare l’amico Putin, mentre era intento a fare la sceneggiata del finto matrimonio …). Questa è la tragica realtà da cui bisogna uscire, come da un’emergenza nazionale. (E infatti abbiamo un Commissario all’Emergenza sui generis, che risponde al nome di Mario Draghi.) Inutile negare che il bandolo della matassa ce l’ha in mano principalmente il PD, buona parte del quale ha l’enorme responsabilità di avere ceduto all’incantesimo (non voglio sapere se per interesse o per incapacità politica, non saprei cosa sarebbe peggio …!) e di rimanere ancora attaccato ad una ipotesi di “campo largo” che ormai fa ridere solo a nominarlo. Resistono solo Boccia, Emiliano, forse Zingaretti e qualche infiltrato… Come se ne esce? Tra meno di un anno si vota e pensare di fare campagna elettorale insieme al nuovo Giuseppe Conte, in maniche di camicia, che urla e batte i pugni sul tavolo sotto l’occhio vigile di Casalino e Travaglio, a me pare una garanzia di sicura sconfitta., un suicidio politico inaccettabile. Dicono che nel PD molti, tanti, stanno reclamando realismo, coerenza con il riformismo sempre dichiarato: speriamo sia vero e che le dinamiche interne a quel variegato Partito permettano di prendere decisioni efficaci. Ma quali sarebbero queste decisioni? Mi spiace dirlo, perché va contro le mie convinzioni consolidate da anni: sono infatti sempre stato un sostenitore del maggioritario, di un sistema cioè dove l’elettore decide chi governa e per cinque anni si articola una corretta dialettica tra la maggioranza e la minoranza, così come le hanno definite gli elettori. Ma questo sistema non può funzionare quando si è costretti a fare coalizioni tra forze troppo diverse, come oggi la sinistra riformista e quella specie di neo-peronismo populista e giustizialista dei cinquestelle. Non c’è spazio: si passerebbe tutto il tempo a litigare con chi continuerebbe ad arringare le piazze senza costrutto, trovando sponda anche in certo sindacalismo bigotto (Landini e la CGIL). Serve quindi che le forze politiche, dopo un periodo di così lunga emergenza (pandemia, guerra e crisi conseguenti) si presentino all’elettorato con la loro faccia, senza dover mediare con chi ha scelto altre strade. Serve quindi una legge elettorale proporzionale, con sbarramento alto, non meno del 5%, che semplifichi il quadro e permetta, dopo essersi contati, di trattare un Governo sulla base delle reali proporzioni espresse dalle urne. La sciagurata riduzione del numero dei parlamentari (vero e unico lascito concreto e avvelenato dell’era cinquestelle, per giunta un harakiri politico per oltre due terzi dei loro eletti) fa sì che il prossimo Parlamento avrà una configurazione del tutto inedita. Non si può rischiare di mischiarsi con forze ambigue, che non hanno la benché minima intenzione di riformare lo Stato, e soprattutto di farlo nell’ambito del riformismo europeo, che intanto ci elargisce oltre 200 miliardi di euro. Gli elettori non capirebbero nulla e si finirebbe per favorire una destra che è a sua volta combattuta da tendenze sovraniste retrograde e conservatorismo di stampo europeo. Bisogna mettere da parte tutti i populisti, di destra e di sinistra, e confrontarsi tra riformisti veri, con i quali sarebbe più facile fare alleanze dopo il voto. Il populismo becero è minoranza nel Paese, una minoranza rumorosa ma minoranza. Corrergli dietro è umiliante, squalificante, oltre che pericoloso elettoralmente. Niente paura, quindi: l’impresa è fattibile. Il leader c’è ed è naturalmente Mario Draghi, che infatti i populisti alla Conte o Travaglio hanno sempre visto come il fumo negli occhi, come il demonio da esorcizzare con croci, amuleti e riti voodoo, simili a quelli che l’anno scorso dovevano propiziare il Conte ter (ricordate la caccia ai “responsabili”, ai Ciampolilli vari, nella pochade che Travaglio chiama ancora “Il Conticidio dei migliori” nel suo spettacolo teatrale?). Ecco, teatro, avanspettacolo, vaudeville. Nani e ballerine. Venghino, signori, venghino …
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