Dobbiamo essere grati al redivivo e sempre roboante Michele Santoro per averci organizzato, con un unico grande colpo da maestro, la Mostra dell’Antiquariato della sedicente sinistra “contro”, quella “vera”, originale, insostituibile.Sedicente perché se la cantano e se la suonano, fin da quando l’Unione Sovietica sopravvisse a Stalin e protrasse la sua agonia per altri quarant’anni, tra lo sconforto di decine di milioni di persone che furono costrette a subirne il giogo. Un campionario di relitti d’epoca, una specie di ritrovo di auto storiche e preziose rarità da collezione, una nostalgica Millemiglia della politica del Novecento, che ha raggruppato il fior fiore dell’inconcludenza nazionale, del fallimento storico, dell’intellighenzia rivoluzionaria. Da Fiorella Mannoia a Moni Ovadia, dalla turbo-filosofa Di Cesare al professore Montanari (il “Tomaso-con-una-emme-sola”), dalla sardina Cristallo alla proto-sardina Guzzanti, dall’ex-Sindaco guerrigliero De Magistris alla vicesindaca Clancy in modalità Ocasio-Cortez, dalla vestale Luciana Castellina al trucido Vauro, da Vendola a Fratoianni, dall’ex-guru in disarmo Freccero all’indiscusso mattatore della serata, Michele Santoro, il principe dei populisti. Ovviamente non li citerò tutti, ma le cronache sono piene di “c’era questo e c’era quello”, come ai tempi delle feste della decaduta nobiltà romana degli anni Sessanta. Immagino i discorsi in sala: “Anche tu … da quanto tempo! Ma come ti vedo bene … Certo che queste occasioni ti ridanno la carica, come una volta. Ti ricordi quante belle manifestazioni contro Kossiga, e poi contro Craxi, e poi contro Bush, contro Berlusconi, per non parlare di quel destrone di Renzi, …? Ah, se non ci fossimo noi ad essere “contro” … è il nostro destino, è la nostra forza …!”. Anche adesso: sempre “contro”, ostinatamente, pervicacemente, e si divertono un casino …, come nei bei tempi andati! Ho scorso i resoconti, ho ascoltato qualche stralcio di intervento, un unanime sdegno per le brutture della guerra, un’incondizionata esaltazione della pace, un inno alla fratellanza tra i popoli ..., cose dalle quali solo un depravato asociale potrebbe dissentire … però qui, cari miei, la PACE è PROIBITA! Ma poi, ma poi, …, stringi stringi, condannato di prammatica Putin l’aggressore (per la tranquillità dei giornalisti presenti …), ecco che dalla nebbia emerge il vero nemico, la causa di tutti i mali, il Diavolo in persona: l’America imperialista, col vecchio Biden, la CIA come al tempo di Pinochet, e poi la NATO, il mostro che attanaglia e corrompe tutto l’Occidente, che altrimenti sarebbe già da tempo diventato la patria del Socialismo, con tanto di Sol dell’Avvenire sempre acceso. Povero Putin, costretto a reagire a tanta tracotanza, a tanta perfidia, alle subdole manovre di accerchiamento messe in atto in lunghi decenni di infiltrazione, di corruzione degli spiriti. Capisci che ad un certo punto uno si scazza e manda 150.000 uomini e qualche migliaio di carri armati per ristabilire l’ordine e denazistizzare l’Ucraina. E che gli vuoi dire? Avrà anche esagerato, ma era davvero esasperato …! Va be’, individuato il perfido nemico, uno si aspetterebbe che venisse sciorinato un ventaglio di opzioni politiche, diplomatiche, umanitarie, atte al superamento dell’increscioso impasse. Sì, sì, certo, è evidente, ci vuole un “negoziato”, senza dubbio, senza se e senza ma, un “negoziato per la pace”, altrimenti PROIBITA. Geniale! Averci pensato prima! Certo che questi fottuti guerrafondai mai e poi mai ci arriverebbero … Un negoziato, che bell’idea! A quel punto, per andare al sodo, bisognava subito procedere all’elezione di un ristretto nucleo di attivisti (però la discussione sulla regola elettorale avrebbe portato a gravi dissidi interni), allora all’acclamazione di uno o più portavoce, ma nel fragore dell’acclamazione non si capiva chi era stato acclamato …, oppure un gruppo di Saggi, ecco sì, un bel gruppo di Saggi, che aprisse un tavolo negoziale dove finalmente discutere … la PACE!. La PACE PROIBITA! Il tavolo si poteva fare da “Sora Lella”, ma a quell’ora era chiusa. Tocca farlo domani, un tavolo lo troviamo, ti pare. Intanto qualcuno deve telefonare a Putin per dirgli di presentarsi, con o senza carri armati, per aprire e condurre i lavori. “Chi c’ha il numero di Putin?”, “Il fisso o il cellulare? M’hanno detto che l’ha cambiato da poco, ha buttato l’IPhone, simbolo dell’imperialismo americano, e ha preso un Huawei, simbolo di quello cinese”, “Aho’, nessuno c’ha ‘sto numero, chiedete a Orsini, no?” Qualcuno più informato si ricorda di avere letto che l’indomani Putin lo doveva chiamare Macron: “Qualcuno c’ha il numero di Macron, ché lo facciamo convocare da lui, no?” “Daje, je lo scrivo sulla pagina Facebook, vedi che glielo dice!” Quando l’indomani mattina hanno sentito che, dopo due ore di videochiamata, il povero Macron non era riuscito neanche a combinare per un aperitivo sugli Champs, e neanche sulla Nevskji Prospekt, la delusione è dilagata: “Vatti a fidare di questi fottuti borghesi riformisti …! La pace non la vogliono proprio …” E sono partiti tutti per Capalbio, cantando Bella ciao, con Michele Santoro in testa. La PACE resta PROIBITA, la Rivoluzione pure, andiamo al mare …
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