La calunnia è un venticello un’auretta assai gentile che insensibile, sottile, leggermente, dolcemente, incomincia, incomincia a sussurrar. Piano piano, terra terra, sottovoce, sibilando, va scorrendo, va ronzando nell’orecchie della gente s’introduce, s’introduce destramente e le teste ed i cervelli fa stordire e fa gonfiar. Dalla bocca fuori uscendo lo schiamazzo va crescendo, prende forza a poco a poco, vola già di loco in loco, sembra il tuono, la tempesta che nel sen della foresta va fischiando, brontolando, e ti fa d’orror gelar. Alla fin trabocca e scoppia, si propaga, si raddoppia, e produce un’esplosione come un colpo di cannone, un tremuoto, un temporale, un tumulto generale che fa l’aria rimbombar. Chiedo scusa a Sterbini, a Beaumarchais, e pure a Gioachino Rossini, per la lunga citazione, ma questo vuole essere solo un auspicio. Non c’entra nulla la calunnia, ma c’entra il fatto che i meccanismi sociali di propagazione dei messaggi sono implacabili, nel bene e nel male, oggi come duecento anni fa. L’”area Draghi” è così … tutti fanno finta di non saperne nulla, fanno spallucce, minimizzano, ma tutti (almeno quelli con un po’ di sale in zucca) sanno che questa e non altre è la soluzione ai problemi del Paese, che tra meno di un anno dovrà affrontare di nuovo l’ordalia delle elezioni politiche. In una democrazia matura ed equilibrata non sarebbe un dramma, sarebbe solo una fisiologica tappa nella storia del Paese, ma qui no. Qui si mette in fibrillazione un tessuto sociale fragile, lacero, logoro, già stiracchiato da ogni parte da interessi molto spesso oscuri e non sempre proprio legittimi, per non dire altro. Serve un’idea guida per non perdersi, per non finire nelle grinfie di personale politico inetto e pericoloso, com’è successo l’ultima volta, nel 2018. L’idea guida è appunto l’”area Draghi”, che “prende forza a poco a poco …”. I media, i social, incapaci di cogliere e riportare le notizie in modo non dico completo ma almeno non banale, hanno già cominciato a smontarla e connotarla di vecchio, affibbiandogli il nome di “Grande Centro”, un nome a dire il vero un po’ sfigato, tardo democristiano, ammuffito, che sa di sagrestia, di equidistanza, di indeterminatezza. Un modo come un altro per esorcizzare il fenomeno. Quelli più anziani pensano al mitico Grande Vecchio, oppure allo storico slogan “avanti al centro e contro gli opposti estremismi” degli anni Settanta, quelli più giovani manco sanno che significa e si immaginano una roba né carne né pesce, che non sta né di qua né di là, un’“aurea mediocritas” (eventualmente qualcuno avesse studiato un po’ di latino …). E invece NO. Non c’è nulla di più moderno sulla scena politica, nulla di più sfidante, di più promettente, di più proiettato in avanti. E non per Draghi in sé, che non si discute ma che non è proprio un giovane virgulto, un promettente rookie di primo pelo (uno così l’avevamo trovato, ma abbiamo provveduto a mandarlo via con modi più che bruschi …, tanto che adesso fa il mental coach). La cosiddetta “area Draghi” è l’area della competenza al potere, della conoscenza, del merito, della credibilità internazionale, delle analisi e delle soluzioni serie e razionali dei problemi che abbiamo di fronte. È post-ideologica, certo, ma non per questo senza idee forti, anzi. È la sintesi di quanto di meglio ci ha lasciato il Novecento, arricchita dalle convulse esperienze di questo turbolento inizio di secolo, così denso di fattacci, guerre e crisi d’ogni genere. È quindi un’area Riformista, Democratica, Liberal Socialista, Europeista, Progressista, Laica e Garantista. Quanta roba, direte voi …, fin troppa! Eppure servono tutti quegli aggettivi elencati per descriverla compiutamente. Non è tempo di accomodamenti, di aggiustamenti al ribasso, di compromessi per tirare a campare; o lanciamo un vero e proprio progetto di rinascita o verremo travolti dagli eventi, che se ne fanno un baffo della fine che faranno leghisti e cinquestelle, tanto per dire … L’asticella è molto alta, gli obbiettivi molto sfidanti. Si tratta di dare un nuovo ordine all’Italia, all’Europa, e forse pure al mondo. Se gli avversari sono estremisti, massimalisti, populisti, giustizialisti, oppure parolai e inconcludenti, non per questo bisogna sembrare equidistanti, moderati, centrali. Contro il populismo, il sovranismo, il giustizialismo non c’è compromesso, c’è solo un’alternativa secca, definitiva. Altro che centro moderato ... E quindi succederà che l’area descritta da tutta quella serie di aggettivi, tutt’altro che sintetizzabili nel termine “Grande Centro” o simile, “alla fin trabocca e scoppia, si propaga, si raddoppia e produce un’esplosione …”. Non piace il nome “area Draghi”, è troppo personale? E allora come chiamarla? Proviamo con area RDLSEPLG+. O no?
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