Se il libro di un uomo politico altamente impopolare come Matteo Renzi va in testa alle classifiche assolute dei libri più venduti, superando persino campioni della narrativa come Saviano e Carofiglio, un motivo ci deve pur essere …Sarà l’attrazione un po’ malata, tipica di molti italiani, per il retroscena (o meglio il pettegolezzo), per il complotto, per il non detto, per l’alone di mistero che circonda la vita politica, … sarà, ma questo libro non fornisce pettegolezzi né alimenta teorie di complotti misteriosi. Il libro elenca fatti, atti e dati che è impossibile derubricare a chiacchiere da bar. Il protagonista, il Mostro, racconta come è diventato tale agli occhi di tanti. Comunque la si pensi, questo Mostro non è un comprimario, un “personaggetto”, ma è stato ed è un assoluto protagonista della politica italiana degli ultimi dieci anni. Che piaccia o non piaccia, da lui sono passate svolte e scelte che hanno segnato la storia recente di questo Paese, fin da quando si presentò sulla scena nel 2012 come antagonista dell’establishment più ortodosso del Partito Democratico, osando sfidare Pierluigi Bersani nelle primarie per la Segreteria del PD. Perse con molto onore e tanti voti, ma l’ex-boy scout di provincia, il ragazzotto rampante già diventato Sindaco di Firenze nel 2009 contro tutto e contro tutti, si impose all’attenzione per la spregiudicatezza e la determinazione con la quale affrontava l’elefantiaca struttura del PD e la sonnacchiosa politica italiana, alle prese con il Governo Monti nato per risollevare il Paese dalla catastrofe berlusconiana. Da allora in avanti è rimasto sempre sulla scena, sempre protagonista, anche quando perse il Referendum Costituzionale a dicembre 2016 e con esso il Governo varato quasi tre anni prima (febbraio 2014). Nel frattempo ha messo le mani dappertutto, si è confrontato duramente con le caste più potenti, dai magistrati agli insegnanti, dagli intellettuali ai giornalisti, dai dirigenti pubblici ai sindacati, è entrato in tutte le trattative politiche, ha realizzato riforme all’apparenza impossibili. Cito, quasi a caso, la riforma delle Banche Popolari, sulla quale si era arenato perfino Carlo Azelio Ciampi, il 730 precompilato, la fatturazione elettronica, il canone TV in bolletta, le unioni civili (in predicato fin dai tempi di Prodi), i famosi 80 euro, ma anche l’abolizione dell’IMU prima casa, dell’IRAP sul costo del lavoro, e poi la rivoluzione nella gestione dei Beni Culturali (ben supportato da Franceschini), il Bonus 18enni, Industria 4.0, … Ha fatto approvare per ben sei volte dal Parlamento una riforma costituzionale che ora molti rimpiangono, ma alla quale fu inchiodato nel referendum confermativo del 2016, sconfitta che concluse la stagione del suo impegno al Governo. L’elenco è lunghissimo, molti non gradiscono ricordarlo, ma è innegabile la spinta fornita a quella densissima stagione di riforme. Perse le elezioni del marzo 2018, impedì al PD di fare un’alleanza da vassallo con il trionfante M5S, si dimise dalla Segreteria del PD e rientrò in scena ai tempi del Papeete di Salvini (agosto 2019) che, con il tacito assenso di Zingaretti, chiedeva di andare a vincere le elezioni anticipate per conquistare i famosi “pieni poteri”. Pur di impedirlo, fece nascere il Conte 2, alleanza tra M5S e PD, adesso non più in posizione subalterna. A gennaio 2021, fra la costernazione di Travaglio e Zingaretti, fece cadere Conte, palesemente inadeguato a portarci fuori dalla pandemia e dentro il PNRR, e promosse l’ascesa di Draghi, un’altra svolta necessaria per far uscire il Paese dalle secche. A gennaio 2022 il Mostro sembra fuori dai giochi nel complesso processo di elezione del Presidente della Repubblica, ma alla fine è di nuovo lui ad impedire l’ascesa al Colle di Frattini, inviso alla NATO, e di Belloni, frutto innaturale della resuscitata intesa tra Salvini e Conte, i gemelli diversi del populismo più schietto. Insomma, per tanti Renzi è un insopportabile Pierino, bizzoso ed impiccione, per molti altri è il Mr. Wolf di Pulp Fiction, quello “che risolve problemi”, oppure l’unico che abbia visione politica e senso della strategia. In ogni caso è una presenza dalla quale non si può prescindere. Si capisce che la sua presenza risulti insopportabile per chi preferisce i passi felpati, i cambiamenti impercettibili, le mediazioni infinite, le soluzioni che lasciano tutto come prima. Nel libro si legge con incredulità del trattamento mediatico e giudiziario cui è stato sottoposto nel corso degli anni, in modo sistematico e continuativo. Ci sono nomi, fatti, atti, che nessuno ha smentito né smentirà, e che purtroppo forniscono un quadro spietato ed allarmante della politica in Italia e dei suoi rapporti malati con la magistratura, ma anche con il mondo della finanza e quello dei media. Politici e media fanno fatica a collocarlo nelle categorie abituali: lo hanno associato a Berlusconi, l’hanno assimilato a Salvini, hanno detto che è di destra, che è populista, che è una spia degli arabi sauditi, un riciclatore, il vero Mostro di Firenze, altro che Pietro Pacciani … Tutto questo non può non provocare curiosità, anche morbosa, visto che l’uomo pare invulnerabile alla maldicenza e che imperterrito continua la sua battaglia. Ora gira per le televisioni a promuovere il libro e spesso cercano di tendergli tranelli e trappole, ma la seraficità con la quale risponde alle domande è tale da lasciare interdetti. Peter Gomez, per dirne uno, qualche sera fa deve esserci rimasto un po’ male … In oltre 50 anni che seguo la politica non mi è mai capitato di vedere uno scontro così feroce, così diretto, così poco diplomatico. Il famoso “buon viso a cattivo gioco” è stato completamente stravolto. Difficile prevedere come andrà a finire, chi e come resterà in piedi in questo scontro da Highlanders. Il pubblico è evidentemente attratto dal sangue (metaforico, s’intende) che scorre nell’arena. Sarà pure vero che il suo Partito, Italia Viva, creato per svincolarsi dalle complesse meccaniche del PD, è valutato al 2,5%, ma evidentemente il sondaggio non misura tutto. Non misura il fatto che tutti sanno che i fatti enunciati da Renzi sono reali, tutti sanno che la giustizia in Italia non funziona e che la magistratura è un mondo chiuso ed autoreferenziale, come tutti sanno che alcune caste sono intoccabili e che il problema non è più solo quella dei politici, sbeffeggiata da Stella e Rizzo fin dal 2007 e messa alla berlina da Beppe Grillo subito dopo. Tutti hanno potuto constatare che i supposti moralizzatori di “onestà, onestà!” si sono rivelati molto peggiori, molto più pericolosi e incompetenti di quelli che pretendevano di sostituire, dentro alla famosa scatoletta di tonno. Salvini è crollato miseramente a causa della sua inconsistenza e delle sue continue mattane, i cinquestelle offrono ogni giorno uno squallido spettacolo di lotte intestine che l’avvocato con la pochette non è palesemente in grado di gestire; resta Meloni, vispa e piperina, a consolare ed illudere gli amanti del populismo sovranista. Forza Italia, o quel che ne resta, è paralizzata dal fantasma del Cavaliere che non esce di scena. Allora Renzi pare un alieno e, quando parla, molti sanno che ha ragione da vendere, anche se non gliela daranno mai, nemmeno sotto tortura. Renzi per tanti rappresenta la cattiva coscienza … In questo quadro non proprio felice, lo sforzo necessario è liberarsi al più presto delle tossine populiste e sovraniste che avvelenano il clima politico. Serve creare un fronte di riformisti europeisti, atlantisti, democratici, liberalsocialisti, che metta fuori gioco gli incompetenti, i dilettanti, gli approssimativi e si candidi a governare l’Italia per la prossima Legislatura, portando a compimento il PNRR. Le prossime elezioni saranno riformisti contro populisti, e i riformisti bisogna prenderli dove stanno, e non stanno solo a sinistra … serve guardare avanti, con coraggio e fantasia. Non è Renzi quello che può mettersi alla testa di un tale processo, il Mostro non verrebbe accettato: l’uomo giusto comunque c’è e si chiama Mario Draghi. Ce n’è anche un altro, che resterà al Quirinale fino al 2029. Renzi, c’è da scommetterci, farà quello che sa fare meglio: lui è Mr. Wolf, quello che “risolve i problemi”.
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