Mai una gioia …! Mai che ci si possa rilassare un momento …!Avevamo appena finito di lodare la vittoria del confermato Macron, ottenuta con un margine decente sulla destra sovranista di Le Pen e pure sulla sinistra radicale e populista di Mélenchon, avevamo appena finito di cantare l’epica iniziativa diplomatico-ferroviaria dei tre capi dell’Europa, andati nottetempo a Kyiv per portare aiuti e solidarietà democratica, ci stavamo augurando, con un po’ di ottimismo, un futuro luminoso per i riformisti europei, ed ecco che … fran! “A me m'ha sempre colpito questa faccenda dei quadri. Stanno su per anni, poi senza che accada nulla, ma nulla dico, fran, giù, cadono. Stanno lì attaccati al chiodo, nessuno gli fa niente, ma loro a un certo punto, fran, cadono giù, come sassi …” (cfr. A. Baricco – Novecento). In realtà non è proprio così: non è vero che “non accada nulla”. Accade di tutto e di più. Ed è vero che le democrazie sono sempre sotto esame, sempre in discussione, che il popolo, votando o anche non votando, se lo prende per davvero il potere di svoltare, e che quindi le tensioni a cui esse sono sottoposte non permettono di confidare nello svolgimento lineare della Storia. Dobbiamo essere pronti a tutto, perché arriva il momento che … fran! Tocca ricominciare. E bisogna essere realisti, guardare in faccia con disincanto l’evoluzione tumultuosa e non sempre fausta degli eventi. Qui non solo la grande maggioranza delle popolazioni del mondo vive in regimi dispotici, spesso dittatoriali, certamente non democratici e liberali, ma anche la nostra cara Europa, che rappresenta molto meno di un decimo del totale, la nostra Europa culla dell’illuminismo, della democrazia, dei diritti civili e sociali, anche la nostra meravigliosa casa è infestata di germi patogeni pericolosissimi. D’altronde, l’ha detto anche Putin, pro domo sua, che lui lavora su questo e che farà di tutto perché l’egemonia culturale e politica dell’Europa si dissolva, lasciando il posto alla sua smania imperiale di grandezza … Tocca constatare che siamo pochi, che forse siamo minoritari anche a casa nostra, minoranza in una minoranza, certamente non egemoni, malgrado i nostri sforzi. E ci divertiamo pure a farci i dispetti l’un l’altro. Metà dei francesi ha testé votato per fascisti e populisti, per gente che dichiara apertamente di non credere nel futuro della democrazia liberale, che coltiva sogni sovranisti (“prima la Francia”, come “prima l’Italia”, “prima l’Austria” e “prima pure il Liechtenstein” …), che vuole assistenza e accetterebbe anche l’autoritarismo, che lascerebbe volentieri l’Ucraina al suo triste destino di vassallo dello zar, magari ammantandosi di un ipocrita pacifismo che in fondo vuol solo dire “si arrangino …”. Macron non è stabile, chissà come potrà governare per i prossimi cinque anni; Draghi è stressato da problemucoli di nessun valore, come gli spasmi del M5S o di Salvini, ma sufficienti a costringerlo a continue maratone negoziali per salvare la faccia a politici squalificati, senza futuro né idee; e tra dieci mesi tutto torna in gioco con elezioni a cui non si sa neppure chi e come si presenterà; Scholz tentenna, anche lui sa di non avere dietro un Paese compatto, tutt’altro; Johnson, scapigliato, si agita frenetico alla ricerca di un ruolo che lui stesso ha compromesso definitivamente promuovendo la Brexit. Di là dell’Atlantico la leadership democratica vacilla, persino Hillary Clinton ha sentito il bisogno di suonare la sveglia: Trump ha ancora una presa molto forte su quasi metà del Paese e tutto fa pensare che tra due anni possa di nuovo giocarsela per vincere. Agghiacciante l’idea di Trump che fronteggia Putin, con il russo che forse custodisce segreti tali da tenerlo buono buono in un cantuccio, ad abbaiare senza mordere … E povera Europa, senza guida unitaria, senza esercito comune, senza una diplomazia comune, costretta a decidere all’unanimità anche quanta carta igienica comprare e di che colore. Tre Paesi supposti forti circondati da una ventina di nanetti che pretendono ognuno di massimizzare i ritorni senza pagare mai dazio. E non dimentichiamo i problemi strutturali legati al cambiamento climatico, all’approvvigionamento energetico, alla pandemia non ancora spenta, all’inflazione che corre di nuovo senza freni. Fran! Il quadro può cadere da un momento all’altro … forse sta già planando verso il pavimento. Ecco, ho messo sul piatto tutta la dose di pessimismo e di disperazione di cui sono capace. Mai una gioia …! Ma non possiamo lasciarci sopraffare. Se davvero siamo convinti che la Storia ci darà ragione (prima o poi), dobbiamo testardamente e lucidamente andare avanti. Una Storia di sviluppo e civiltà non possono scriverla Conte, Grillo, Salvini, Meloni, Le Pen, Mélenchon, Orbán, Putin, Erdogan, Xi Jinping, Modi, Bolsonaro, Trump (mamma mia, quanti sono …!); scriveranno dei capitoli, pochi, forse anche lunghi ma, se siamo arrivati fin qui, non possiamo arrenderci e tornare indietro. Quindi teniamoci Macron Presidente senza maggioranza, il treno della notte anche se non tutti l’hanno apprezzato, Scholz senza carisma, Biden un po’ frastornato e forse azzoppato, ma soprattutto Draghi, anche se continuamente infastidito dai mosconi populisti in cerca di visibilità. È vero, c’è “la gente”, quella gente che si affida ai discutibili ma attraenti campioni del populismo, c’è il reale disagio sociale, unito al vuoto chiacchiericcio dei media e dei social, che spinge verso soluzioni finte e truffaldine; ma in tanti ci cascano lo stesso, si illudono che esistano soluzioni semplici a problemi complessi, scorciatoie istituzionali che lasciano al demiurgo di turno la libertà di fare ciò che vuole (e non ciò che serve). L’unica speranza che abbiamo è quella di tenerci strette, in tutto il mondo, le “persone” competenti, le persone con esperienza, serie, coraggiose ed equilibrate. Le persone capaci di guardare avanti, di vedere il bene comune, di prendere decisioni non secondo quello che chiede la gente, ma perché è giusto e utile così. Anche chi non capisce, capirà. Ma una minoranza (perché questo siamo) vince solo se si fa avanguardia cosciente di un mondo nuovo del quale è capace di immaginare il progetto. E io credo che il progetto ci sia, sia solido e vantaggioso per tutti. È una speranza, certo, forse un’illusione, ma vogliamo mica far cadere il quadro e metterci mogi mogi a raccogliere i cocci da terra? Se cade, fran, lo rimettiamo su, che diamine!
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