Che tristezza vedere tanti maggiorenti (o supposti tali …) della sinistra (vera o sedicente) balbettare davanti alla semplicità dei quesiti referendari sulla giustizia!Giornalisti, intellettuali, parlamentari, segretari di partito, fulgidi professionisti, perfino conduttori televisivi e comici di professione, assumere le più strambe e variegate posizioni pur di non affrontare a viso aperto il quesito che i referendum (tutti e cinque, in blocco!) pongono. Non è difficile, non c’è nulla di astruso, malgrado la formulazione tecnica delle domande, che tanto nessuno legge e pochi possono decrittare dal punto di vista giuridico. La domanda, netta e tagliente come un rasoio, è: in questo Paese si può riformare la magistratura o no? Il popolo sovrano, direttamente o tramite i suoi rappresentanti, può avere voce in capitolo nell’organizzazione e nella gestione della magistratura, oppure essa è da considerarsi avulsa dalla società civile, totalmente autoreferenziale, del tutto inemendabile con i normali processi democratici? Si può o non si può? Pare di no; pare che il tabù sia troppo potente, oppure che la rete di relazioni, di veti e preclusioni, oppure di vere e proprie minacce subliminali (tanto negli armadi di tanti difficilmente ci sono solo giacche o tailleur …) è tale da rendere impossibile persino affrontare il problema. Sono state inventate le più astruse combinazioni: cinque NO, vado al mare, un solo SI, magari due o tre, e le altre schede non le ritiro, oppure qualche SI e qualche NO per non scontentare nessuno, libertà di coscienza (nel segreto dell’urna fate come vi pare …), insomma un florilegio di ipocrisie e di mezzucci, pur di non prendere posizione su un argomento che anche le pietre sanno essere centrale per la corretta convivenza civile. Lo si sa da trent’anni e da trent’anni si fa finta di nulla. Lo sappiamo qui, lo sanno all’estero, lo sanno i protagonisti e nulla cambia. Perché chi tocca i fili muore! Qualche centinaio di magistrati ultrapotenti ne tiene in scacco qualche migliaio e tutti insieme offrono un servizio ed uno spettacolo indecente alla società civile, che di una magistratura indipendente, efficiente, rapida, affidabile avrebbe un enorme bisogno per crescere e vivere in modo ordinato. Il valore dei cinque referendum va ben aldilà del loro valore singolo e puntuale. Sono un blocco (mutilato dalla mancanza del più importante, quello sulla responsabilità civile), ma un blocco, che propone di cambiare registro, di dare ai cittadini la possibilità di esprimere la necessità di mettere mano ad un sistema ormai largamente allo sfascio. Altro che Palamara, unico reprobo messo alla gogna, come se si muovesse da solo in un metaverso abitato da fantasmi. Una casta non soggetta a nulla, solo a se stessa, dove il 98,2% degli adepti è valutato positivamente, come se in natura esistesse davvero un consesso civile dove tutti i partecipanti sono perfetti (ci sarebbero anche gli insegnanti, per la verità …). Dove chi sbaglia non paga ma fa carriera, basta che sia nella corrente giusta, dove persino i comportamenti più ripugnanti come la molestie sessuali sono bonariamente tollerati e puniti con un leggero scappellotto, dove l’arbitrio delle detenzioni preventive spesso distrugge la vita di persone innocenti, dove se pensi di metterti di traverso vieni dissuaso e poi travolto, dove ti puoi permettere di mettere all’indice politici sgraditi e dichiarare candidamente di non essere neutrale (è tutto già successo …). Di fronte a questo i referendum non sono certo la soluzione, ma almeno sono un segnale di volontà di cambiamento che non dovremmo lasciare scappare così, come fosse acqua fresca che poi tanto passa di nuovo. No, non passa e ancora una volta il rischio è che tutto resti come prima e che persino la blanda riforma della volenterosa ministra Cartabia venga metabolizzata ed annegata nel solito tran tran. Mi fa rabbia che persone diverse e con ottima reputazione civile come Luciana Littizzetto o il solito Michele Serra usino argomenti para-grillini, qualunquisti, per sminuire la portata dei quesiti e sotto sotto invogliare a fregarsene. Tanto non passeranno, non raggiungeranno il quorum, non è roba che interessa il popolo che ha ben altri problemi, c’è la guerra, l’inflazione, la crisi energetica ed il cambiamento climatico. Cosa vuoi stare ad amminchiarti per le beghe della magistratura, che tanto poi fa quello che vuole. Fino a quando non ci capiti sotto … Insomma, che tristezza vedere la sinistra che balbetta di fronte a questi argomenti … e in realtà balbetta anche la destra, balbetta tutto il sistema che non ha il coraggio di emendarsi, non ha il coraggio di ristabilire i giusti equilibri tra i poteri, non ha il coraggio di affrontare un tema che purtroppo ci rende indegni di stare tra i maggiori Paesi del mondo civile. Un Paese dove Falcone e Borsellino sono stati ostacolati oltre ogni limite dai loro colleghi oltre che dai loro nemici naturali. Un Paese dove si fa spallucce ad un Presidente della Repubblica che nella solennità del discorso di insediamento pronuncia parole durissime sull’argomento, ottiene calorosi applausi e poi viene sostanzialmente mandato a stendere senza pietà. Se domenica non si raggiungeranno i quorum, avremo vissuto l’ennesima pagina vergognosa della storia della nostra società cosiddetta civile. La responsabilità sarà di quasi tutti i protagonisti (tanto sparuti sono quelli che si stanno impegnando per i cinque SI) ma anche di tutti i cittadini pigri e neghittosi che come al solito preferiscono lamentarsi piuttosto che mettere una croce al posto giusto. Io voto cinque SI.
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