Alla fine, il Terzo Polo è nato. Il travaglio (con la minuscola) è stato lungo e tormentato, ma adesso c’è e bisogna farlo crescere bene e in fretta, senza indugi né incertezze. Si tratta della vera e sola novità di queste elezioni, un’offerta politica di cui in molti sentivamo ormai l’urgente necessità. I media, che non amano chi turba i comodi equilibri esistenti, hanno subito iniziato un sommesso cannoneggiamento bipartisan, tutto basato sul “sopire, troncare, …, troncare, sopire” di manzoniana memoria. Guai a dare troppa importanza al neonato soggetto, cercarne con certosina dedizione tutte le possibili contraddizioni, sempre fare ironia, il più delle volte grossolana, spesso deridere apertamente, se non addirittura schernire, simbolo, persone, idee e via così. La piccineria di certi giornalisti (non faccio nomi, ma chi masochisticamente segue talk e giornali maggiori sa bene a chi mi riferisco) esplode in tutta la sua creatività: uno spettacolo deprimente, che purtroppo andrà avanti per tutta la campagna elettorale. Facciamocene una ragione. Toccherà sgomitare, e di brutto, per avere attenzione ed almeno un po’ di serietà. I due leader Calenda e Renzi, si spera definitivamente convinti dallo stato di necessità ad una coesistenza non turbolenta, non sono proprio dei timidoni, per cui ci sarà anche da divertirsi. Ciò detto, bisogna attrezzarsi per portare a casa il miglior risultato possibile, che vuol dire prendere voti a sufficienza per lasciare alla destra, al massimo, la maggioranza relativa dei seggi, giammai quella assoluta. Mission Impossible 7 (essendo state le altre 6 già tutte perfettamente portate a termine da Ethan Hunt-Tom Cruise e la sua squadra)? No, non è impossibile, malgrado le ironie di Giannini, Merlo, Ceccarelli, Telese e tanti altri. Bisogna però fare tutto giusto, senza sbavature, senza polemiche inutili ed anche con un pizzico di furbizia, e poi solleticare il buon senso degli elettori (e anche ex-elettori). Capisco che il buon senso sia merce rara oggidì, ma il Terzo Polo è a quello che deve puntare in via prioritaria. Sono gli elettori di centro, quelli che, se si spostano, muovono le montagne. I pasdaran voteranno altro. Anche se non richiesto, mi permetto di dare qualche piccolo consiglio a chi dovrà gestire la campagna elettorale nel campo opposto alla destra sovranista e populista. In sintesi, non ripetere le disastrosa esperienza di Bersani nel 2013. Anche allora era presente una novità, la lista Scelta Civica di Mario Monti che, bontà sua, aveva deciso di tentare personalmente la sorte con un Partito moderato, che pescava risorse nella cosiddetta società civile e che era indirizzato a raccogliere i voti dei berlusconiani delusi dal Cavaliere ormai in evidente difficoltà (lo spread impazzito, la lettera della BCE, i risolini di Merkel e Sarkozy, …) e bisognosi di accasarsi in una proposta liberale, tecnocratica, guidata da un leader affidabile e serio (sorvolo benevolmente su alcune scivolate di gusto come il cagnolino da Daria Bignardi … chi c’era lo ricorda con molto imbarazzo …). Insomma, Monti copriva egregiamente il lato moderato, centrale dello schieramento. A Bersani sarebbe bastato coprire diligentemente tutto il resto dello schieramento di centrosinistra, pesantemente sotto attacco da parte del ribellismo populista dei grillini rampanti. Macché. Bersani si lanciò all'inseguimento di Mario Monti, assicurandogli fedeltà eterna, totale abnegazione e promettendo che mai e poi mai avrebbe fatto un Governo senza di lui, cosa peraltro del tutto scontata, vista la mancanza di alternative. “Mai al Governo da soli, neanche con il 51%”, ripeteva ogni piè sospinto l’allora smacchiatore di giaguari. E così i grillini gli sfilarono cinque o sei milioni di voti da sotto il naso, avviandolo alla famosa “non-vittoria”, che aprì una fase molto turbolenta della storia politica (il mandato infruttuoso a Bersani, l’imbarazzante streaming coi 5stelle, poi i 101 voti mancanti a Prodi, la rielezione forzata di un Napolitano furibondo, l'incarico a Letta, la paralisi e la sfiducia, quindi finalmente, un anno dopo, il governo Renzi, che operò fino all’infausto referendum del dicembre 2016). Con una gestione più oculata della campagna elettorale da parre di Bersani e del PD l’esito poteva essere molto diverso e le conseguenze meno traumatiche. Ma tant’è: quando si sbaglia l’obbiettivo, recuperare è impossibile. Oggi quindi, a mio modesto parere, non bisogna ripetere quell’errore. Il compito primario del Terzo Polo, alfiere coerente dell’agenda Draghi, deve essere quello di svuotare il centrodestra di tutti i forzisti ed i leghisti che non hanno gradito il colpo di testa della mancata fiducia, non più disposti a finire nelle grinfie di un’inaffidabile Giorgia Meloni, di un Cavaliere ormai chiaramente fuori fase, anche se ancora pateticamente aggressivo, e di un Salvini in parabola fortemente discendente, che si aggrappa a slogan ormai vetusti, sfruttati e poco credibili. Sono tanti? Credo di sì. Voteranno Terzo Polo? Chi lo sa? Ma a loro il voto bisogna chiederlo. Forse si asterranno, forse si tureranno il naso, ma forse vorranno provare un’alternativa credibile. Il compito della coalizione che ruota intorno al PD dovrebbe essere di converso quello di recuperare tutti i voti dei grillini in disfacimento, almeno quelli che ritengono, a torto o a ragione, di essere di sinistra. Fare il pieno nell’area dello scontento, della sinistra più tradizionale a cui oggettivamente il PD può offrire una possibilità concreta di presenza politica. Altro che blandire Conte con vaghe prospettive post-voto …! Insomma, spingere per spostare voti tra PD e Terzo Polo, oltre che ad appagare l’orgoglio di qualcuno, è perfettamente inutile per il risultato finale, ovvero un governo Draghi con una maggioranza riformista. Obbiettivo questo che sotto sotto andrebbe benissimo anche a larga parte del PD, se escludiamo i massimalisti, le vedove di Conte, i raffinati strateghi dalemiani (in servizio permanente effettivo). Un minimo di “coordinamento” tra le campagne elettorali sarebbe necessario per evitare di spararsi l’un l’altro addosso senza beneficio alcuno. Wishful thinking? Pio desiderio? Oppure non ho capito niente? Io la mia l’ho detta: chi vuole se ne serva. Se l’ombre nostre offeso v’hanno Pensate, per rimediare al danno, che qui vi abbia colto il sonno durante la visione del racconto e questa vana e sciocca trama non sia nulla più di un sogno Signori, non ci rimproverate, Rimedieremo, se ci perdonate. E, come è vero che son sincero, Se solo avremo la fortuna di sfuggire ai vostri insulti, a fare ammenda riusciremo. O chiamatemi bugiardo se vi va! Quindi buonanotte a tutti voi Regalatemi un applauso, amici miei E Puck a tutti i danni rimedierà. (W. Shakespeare – Sogno di una notte di mezza estate) |