Se putacaso (e sottolineo se …) aveste prestato dei soldi (non pochi spiccioli, ma soldi veri) ad un parente o un amico in difficoltà che ve li ha chiesti con tanta insistenza che non avete avuto cuore di rifiutarglieli, e questo si fosse impegnato a restituirveli in tempi certi con un tasso di interesse “di mercato” (non da usura, perché voi non siete usurai …), e se constataste che il parente o l’amico, invece di sforzarsi di risolvere le sue difficoltà, se ne creasse altre, che so …, facendo una vita al di sopra delle sue possibilità, giocando al casino, spendendo e spandendo senza molto criterio, cambiando una macchina nuova con una ancora più nuova, partendo per una lunga vacanza nei mari del sud, o mandasse via un buono e saggio consulente finanziario per affidarsi ad uno con una pessima reputazione, dite la verità, vi preoccupereste o no? Non vi verrebbe voglia di non prestargli più manco una bicicletta vecchia e anzi, non cerchereste il modo per rientrare dei soldi il prima possibile, temendo di perderli del tutto? Oppure continuereste a dargliene, infischiandovene della sua condotta sconsiderata? La risposta mi pare ovvia. Chiunque, di destra, di sinistra, riformista o massimalista, rivoluzionario o moderato, colto o ignorante, cercherebbe di chiudere al più presto la scomoda pendenza, sperando di uscirne senza danni. Il breve apologo vi ha fatto venire in mente qualcosa? Scommetto di sì. Ecco, ricordatevelo nella cabina elettorale, anzi ricordatevelo prima di uscire di casa, anzi ancora, ricordatevelo qualche giorno prima, qualora vi fosse venuta un’improvvisa voglia di andare in campagna dalla vecchia zia o di chiudervi in casa a guardare serie televisive su Netflix o su Sky, proprio il 25 di settembre … C’è al mondo gente (persone, non entità metafisiche, ché dietro ai soldi c’è sempre qualcuno in carne ed ossa …) che ci ha prestato centinaia e centinaia di miliardi (euro, dollari, adesso è uguale …) a cui abbiamo promesso di restituirli in tempi certi, a tassi neanche tanto alti, e a quelle persone anzi contiamo di doverne chiedere ancora altri nei prossimi anni, mentre continuano a darcene. E il bello è che anche loro i soldi li chiedono in prestito ai loro associati, o ai loro cittadini … e devono pure restituirglieli. Una catena … Vi stupireste se qualcuno di questi si sentisse in dovere di indicarci la via della corretta amministrazione e si innervosisse un pelino se, un giorno sì e l’altro pure, sentisse promettere di dare soldi a destra e a manca, di pagare pensioni o sussidi a chi può lavorare, di dare bonus e prebende, per le esigenze più bizzarre, di condonare debiti fiscali e rottamare cartelle esattoriali? Scommetto che non ci dormireste la notte … Ecco, adesso dovrebbe essere chiaro perché dall’estero guardano con apprensione la nostra campagna elettorale, perché partano speculazioni al ribasso, perché ci si continui a chiedere come mai uno come Mario Draghi stia per essere mandato non in panchina, né in tribuna, ma proprio a casa, in pensione. Questi signori hanno sentito Draghi parlare al Senato il 20 luglio, e poi anche a Rimini, e avranno pensato che l’Italia sarebbe proprio fortunata ad avere risorse di quel calibro al Governo del Paese, ma subito dopo hanno sentito Meloni, Salvini, Berlusconi, Conte, promettere mari e monti, senza ritegno, gareggiare a chi la spara più grossa, e avranno visto il buon Letta accompagnarsi con chi Draghi non l’ha mai votato, o con altri che non vedevano l’ora di toglierselo dai piedi, come fosse un qualsiasi consulente tecnocrate a gettone. E si sono spaventati. Ma questi signori non se la tengono mica la paura, reagiscono, prendono provvedimenti, … spostano investimenti. Vendono o chiedono garanzie, a noi o ai nostri partner che, avendo la nostra stessa moneta, non restano fermi ad aspettare, prevengono, si preparano, alzano difese, fanno pressioni. Possiamo dargli torto? Possiamo fare finta che il mondo intorno non ci guardi perplesso e ci lasci giocare con la “flat tax” o con “quota 41”, per non parlare della “pace fiscale”, o dei bonus a pioggia? E tutto questo non capita per una sfavorevole congiunzione astrale, ma per scelte deliberate di certi politici e, dio non voglia, forse anche di cittadini elettori. I primi, che hanno ritenuto intollerabile il “metodo” razionale che Draghi ha illustrato con chiarezza ancora una volta e lo hanno sfiduciato, i secondi, preparandosi a dare la maggioranza a gente che finora ha sempre e solo scassato conti, in innumerevoli e neanche tanto remote occasioni (Tremonti è di nuovo in pista …). Non prendiamocela con il “destino cinico e baro”: abbiamo noi in mano il certificato e le schede elettorali: siamo noi, solo noi, che dobbiamo decidere se andare a votare e per chi. Se ed a chi dare mandato per guidare il Paese. La legge elettorale sarà pure pessima, ma non ci impedisce di esprimere una volontà chiara, se vogliamo farlo. Altrimenti, teniamoci quello che viene e smettiamola di dire che Draghi è bravo. Se è bravo, bisogna dargli la possibilità di governare e, per farlo, bisogna votare per chi vuole farlo, senza tergiversare né cercare scuse o scappatoie. Altrimenti è un rompicoglioni, che va rimandato al più presto in Umbria, o al Fondo Monetario, a fare meno danni. Qui ed ora, la soluzione c’è: se non l’adottiamo la colpa è nostra. E noi (il nostro futuro, i nostri risparmi, le nostre prospettive) ne pagheremo le conseguenze. Poco varrà prendersela con chi “ha votato male”: in democrazia, alla fine, il corpo elettorale decide nel suo complesso e la società se ne prende per intero le conseguenze. I prestiti, quelli verranno a riprenderseli, con le buone o con le cattive: nel dubbio, chiedete alla Grecia quali sono le cattive …! Draghi dice che in un modo o nell’altro ce la faremo: gentile a dirlo ma, mi dispiace, sbaglia di grosso. Lui può farcela, con l’aiuto di quelli di buona volontà, non chiunque. Non chi vuole mettersi stupidamente contro tutto e tutti in nome di un ipotetico ed improbabile interesse nazionale. Lui lo sa bene, ci ha anche lasciato dettagliate istruzioni per l’uso, ma oggi chi li legge più i libretti di istruzione?
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