I tanti che affermano senza ombra di dubbio come Giorgia Meloni sia la sola ed autentica novità di queste elezioni, sperticandosi in lodi per l’abilità con cui ha portato il suo partito dal 4% (reale) al 25% (nei sondaggi), dovrebbero ascoltare, se non l’hanno già fatto, il video francese di oltre 25 anni fa (1996), nel quale la giovane Giorgia, aveva 19 anni, dichiarava in un buon francese (già allora mostrava una certa qual inclinazione, avendo fatto il Liceo Linguistico) che Mussolini era stato un ottimo politico, che aveva sempre fatto il bene dell’Italia, non tenendo in nessun conto una guerra rovinosa, le leggi razziali, le persecuzioni dei dissidenti, la chiusura del Parlamento, ed altre minuzie del genere. Stupidaggini nostalgiche e antistoriche. Ma il problema non sono affatto le sue pur discutibilissime affermazioni (scriveva Guccini: “a vent’anni si è stupidi davvero, quante balle si ha in testa a quell’età …”), quanto il fatto inconfutabile che già oltre 25 anni fa la giovane Giorgia mostrava di avere idee molto chiare sulla politica ed era ben contenta di esternarle alla tv francese (di nuovo nulla, ma proprio nulla di male in tutto questo). Due anni dopo è eletta con Alleanza Nazionale alla Provincia di Roma, nel 2004 è Presidente dei Giovani del Partito, nel 2006 l’intrepida Giorgia è già in Parlamento, vice-Presidente della Camera (Presidente Bertinotti), nel 2008, e fino a novembre del 2011, Ministra per la Gioventù del governo Berlusconi. È Presidente del suo Partito dal 2014 e Presidente dei Conservatori e Riformisti Europei (scriveva Ligabue: “tutti vogliono viaggiare in prima”, e tutti vogliono fare i riformisti …) dal 2020. Come novità, non sembra davvero un esempio …! Pochi politici hanno un curriculum così antico … La verità è che, dopo il clamoroso fallimento politico del truce Salvini, schiantatosi al Papeete nell’agosto del 2019 e mai più ripresosi dallo shock (tant’è che adesso si è affidato alla Madonna …), e dopo il naufragio dell’immarcescibile transatlantico Berlusconi, ripescato dal disarmo e rimpannucciato in articulo mortis (lunga vita …!), ai disperati milioni di fan della destra reazionaria italiana sembra “nuova” anche la navigatissima Giorgia Meloni. E buona parte della stampa mainstream, priva del benché minimo senso del ridicolo, oltre che di anche solo un barlume di dignità intellettuale, certifica entusiasta la novità. È brava, è intelligente, ha carattere, è femmina, gli italiani non potranno fare a meno di arrendersi al suo charme vincente di donna di successo. Visti i disastri dei suoi due maldestri alleati, non potrà che fare ottimamente …! Altro che quella debosciata di Sanna Marin, festaiola e gaudente Premier finlandese, figlia di lesbica e che forse si droga …! Si costruisce un personaggio, lo si caratterizza, lo si impone all’attenzione dell’opinione pubblica con un opportuno storytelling. Funziona quasi sempre …! Fortunatamente il 25 settembre si vota sul serio, e si conteranno voti veri, ma sicuramente l’effetto della narrazione della “nuova” leader Meloni porterà buoni risultati. Vedremo quanto peseranno sul futuro del nostro disgraziato Paese (disgraziato perché abitato da molti, troppi, disgraziati…). In realtà, in realtà, si potrebbe discutere a lungo sulla sagacia politica della signora Meloni che, sull’onda del presunto favore popolare, avrebbe potuto, se lo avesse voluto e saputo fare, assumere ben altro spessore politico. Nel vuoto pneumatico di idee della destra italiana, Meloni avrebbe potuto rappresentare una proposta razionale e coerente di destra europea, del tutto assente in Italia, ed invece la vediamo ancora a difendere vecchi simboli, a negare gli evidenti legami con la peggiore destraccia nostalgica neofascista, a frequentare i peggiori nemici dell’Europa, come Orban, i governanti polacchi, Vox, Le Pen, e poi cercare di dare credibilità ad una feroce, anche troppo, posizione filoatlantica, che in realtà è una posizione trumpiana senza (ancora, ma lei ci spera) Trump. Cercando di abbracciare i conservatori europei (ed europeisti), come la CDU/CSU tedesca, i gollisti francesi, i conservatori nordici, avrebbe invece potuto costruirsi un’immagine continentale molto più accettabile e non rappresentare come ora il pericolo da scongiurare a tutti i costi. Non ha voluto, o potuto, o saputo, farlo, e adesso è costretta a giocare in un costume che si è cucito addosso da sola, che i media stanno cercando in tutti i modi di agghindare, ma che tutto può rappresentare fuorché una ”novità”. Per il bene dell’Italia, meglio così! Il fenomeno mediatico si sgonfierà, come tutti i fenomeni mediatici. Meloni non è né nuova né tantomeno brava: è una donna di apparato, in un apparato fortemente connotato di nostalgico, senza slanci ideali né visione politica. A Roma direbbero: è ‘na sola! Spacciata per novità da una propaganda becera e disonesta, venduta all’opinione pubblica come un prodotto nuovo, è in realtà un fondo del peggiore magazzino della politica italiana. Ciononostante può vincere, soprattutto se alcuni del campo a lei avverso non la smetteranno di prepararsi all’opposizione, rassegnati a perdere una battaglia che invece è ancora tutta da giocare. Smontare le balle raccontate a piene mani, smontare una narrazione palesemente artefatta, smontare i pronostici a senso unico, dovrebbe essere il compito di tutto il resto dell’arco parlamentare democratico, che invece sembra più impegnato a farsi la guerra al suo interno, come al solito. C’è una vera e sola novità in questa elezione ed è la presenza di una forza autenticamente riformista, coerente, ed omogenea. Nessun’altra novità in vista: tutto un grigio deja vu. Certamente questa novità non è gradita ai nostalgici e ai conservatori reazionari (presenti a destra, ma numerosi anche a sinistra …), ma pretendere di spacciare loro per “nuovi” è davvero troppo!
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