Gianni Mura, raffinato ed indimenticabile scrittore (molto più che giornalista!) di sport, costume, buon mangiare e bere, all’inizio di ogni campionato di calcio soleva interrogare quella che lui chiamava (da sardo buongustaio) la “palla di lardo”, per trarne pronostici e formulare auspici. Altro che fondi di caffè …! Sarei tentato di fare lo stesso per le prossime elezioni ma, non essendo Gianni Mura, ho più di una remora; ciononostante, non resisto alla voglia di azzardare, anche senza la palla, una via di mezzo tra un pronostico ed un auspicio. D’altronde, al massimo sbaglio di grosso, ma nessuno, spero, me ne vorrà. Vuol dire che sopporterò qualche inevitabile risolino di compatimento. E quindi, come va a finire? Prevedo, ma pure auspico, che il 26 settembre staremo esattamente come il 24 settembre. Ovvero, non cambierà nulla, a parte i nomi di un po’ di parlamentari ed il loro numero complessivo. Avremo cioè fatto una gigantesca ammuina di oltre due mesi, e speso qualche centinaio di milioni, per ritrovarci esattamente al punto di partenza del 20 luglio (discorso di Draghi al Senato). Non vincerà nessuno; nessuno avrà la possibilità o la capacità di formare un Governo omogeneo e capace di funzionare, almeno per un po’ di tempo. Questo penso e spero, e mi pare di gran lunga la soluzione migliore per il Paese. Mi tocca articolare l’auspicio … La destra (non centrodestra, perché gli eventuali centristi moderati sono ben nascosti e nulla per ora hanno da dire) a me pare completamente nel pallone: sanno di poter vincere, anzi rischiano di vincere, ma lo temono, forse ne sono terrorizzati, anche se la smania di potere è evidente. Fanno una campagna elettorale sgangherata, contraddittoria, illusionistica, piena di affermazioni palesemente irrispettosa dell’intelligenza degli elettori (forse perché puntano sugli altri …). Sanno di non essere d’accordo su quasi nulla, tranne la presa del potere; sono squassati da evidenti gelosie ed antipatie trasversali, e capiscono che la rogna da grattarsi (eventualmente vincessero) va molto al di là delle effettive capacità della loro povera classe dirigente. Sanno di essere guardati con diffidenza da tutto il mondo che conta, imprenditoriale e finanziario, nazionale ed internazionale, Bruxelles in testa. Sanno di non avere alcuna credibilità ed esperienza e temono di dover cedere a tanti di quei compromessi da non riuscire a gestirli nei confronti degli elettori, illusi dagli imbonitori della comunicazione, sempre proni ai nuovi presunti potenti, di aver votato una grossa novità politica (e invece si tratta dei peggiori fondi di magazzino della politica italiana, devo averlo già detto …). Giustamente Altan ha fulminato la situazione con un icastico: “Sicuro che ci conviene vincere?”. Non molto diverso a sinistra, dove sanno di NON poter vincere, si preparano alacremente a perdere, al massimo con onore …, e non si pongono il problema di dover governare con Fratoianni, Bonelli, la CGIL e tutti i massimalisti del PD. Non ci riuscirebbero in ogni caso, le evidenti contraddizioni di programma li paralizzerebbero immediatamente, ma sanno che tanto non succederà. Contano su un risultato onorevole, che permetta loro di avere una qualche voce in capitolo … I cinquestelle, o quel che ne resta, sono troppo impegnati a cercare di sopravvivere e sanno che la loro stagione è finita per sempre. Annaspano dietro ad un finto leader, senza carisma né credibilità. D’altronde, prima del 20 luglio il Governo stava lavorando, e pure bene; stava facendo fronte alle tante e gravi emergenze con lucidità e competenza. Draghi era impegnato in una difficile battaglia in Europa sul tetto al prezzo del gas, battaglia che solo lui (con Macron) può sperare di vincere. Non c’era un solo ragionevole motivo per metterlo in crisi, a otto mesi dalla normale scadenza elettorale. Solo l’incompetenza, la mancanza di responsabilità, la protervia di Giuseppe Conte, subito entusiasticamente tallonato da Salvini e Berlusconi, accecati dalla possibile presa del potere, poteva arrivare ad un gesto di sabotaggio politico tanto efferato e masochista. Chi pensa a sollecitazioni dall’Est forse esagera, ma è davvero molto difficile escluderlo … Un gesto sconsiderato, teso solo a sfasciare, nella folle speranza di ottenere un risultato favorevole da elezioni affrettate e precipitose. Nessuna preoccupazione sulle prospettive future. “Intanto picchia duro, prendi il potere e poi vediamo!”, sembra essere stato il profondo “ragionamento” (!!) degli strateghi dello sfascio, abbagliati dalla smania di vincere.. Adesso forse capiscono (capiscono?) di avere esagerato e, spaventati dalle bollette, invocano i poteri taumaturgici di Draghi, che da persona saggia continua imperturbabile a gestire il gestibile. In un Paese normale e razionale, comportamenti siffatti verrebbero severamente castigati da elettori senzienti: qui, chissà! Ma in ogni caso, difficile possa trionfare tanta scelleratezza! Quindi, la probabilità che nessuna forza politica sia autosufficiente è a mio parere altissima: col che, il 26 settembre saremmo costretti a prendere atto del fallimento dell’operazione “elezioni subito!” e tornare a più miti consigli, cioè riprendere il cammino interrotto il 20 luglio. Tutto come prima? A conti fatti il Governo potrebbe rimanere quasi uguale a quello in carica, salvo qualche modesto aggiustamento, essendo già composto in ampia prevalenza da elementi appartenenti alle ali pensanti delle forze politiche e non alle curve vocianti e sguaiate. Draghi ovviamente succederebbe a se stesso. Dopo la sbornia elettorali, le componenti razionali e riformiste dei partiti (PD, Lega, Forza Italia), ora schiacciate dal turbine della campagna elettorale, potrebbero risollevare la testa e neutralizzare gli “hooligans” più imbarazzanti. E il Terzo Polo? Il Terzo Polo è il cardine di questo scenario, lo rivendica apertamente e sta lavorando proprio perché si avveri; quanto più sarà buono il suo risultato, tanto più la soluzione della continuità con Draghi ed il suo Governo sarà ineludibile. In altre parole, se il Terzo Polo sarà forte, vorrà dire che davvero non ha vinto nessuno e che quindi si dovrà riprendere il cammino interrotto senza troppi scossoni né avventurismi di sorta. Successe con la rielezione di Napolitano, è successo ancora con la rielezione di Mattarella: quando il sistema si incarta, non resta che il solito affidabile “rasoio di Occam”: la soluzione più semplice e diretta. Tiremm inanz. Insomma, “palla di lardo” o no, questo è ciò che penso e auspico. “Ibis redibis non morieris in bello” – sentenziava ambigua la Sibilla: voi mettete la virgola dove più vi aggrada, ma per la croce sulla scheda pensateci molto bene ... è un gesto gravido di conseguenze.
|