Sostiene il mio amico (e compagno) Sergio Staino che sono un “maledetto renziano, ma che spesso i "renziani" dicono cose interessanti e molto utili”.Bontà sua, è comunque un raro e pregevole esempio di onestà intellettuale, soprattutto in un momento come questo, quando i rapporti tra l’intera struttura del PD (base e dirigenti) ed il mondo riformista democratico liberalsocialista europeista progressista laico riformista garantista … (la famosa area RDLSEPLG+) sono arrivati ad un livello bassissimo, forse al punto di rottura. Quando leggerete queste righe, probabilmente sarà già chiaro quale assetto avrà assunto la sinistra per competere alle elezioni del 25 settembre. Competere e vincere, chissà, ma più facilmente per competere e perdere, forse onorevolmente, ma non è detto … Fatto sta che molti nodi sembrano essere arrivati al pettine. Rispondendo ad un istinto ormai atavico, il PD tende a raccogliere tutto ciò che si muove alla sua sinistra, con l’ovvia e facile parola d’ordine “il fascismo non passerà”, dando per scontato che la maggioranza del popolo italiano abbia la stessa percezione e lo stessa paura di una ipotetica pericolosa imminente rinascita del fascismo, promossa da Giorgia Meloni e Matteo Salvini, con la benevola complicità di Silvio Berlusconi. Nutro parecchi dubbi in proposito, perché dicevamo lo stesso del berlusconismo che sdoganava il post-fascista Fini, delle equivoche posizioni della Lega, del populismo fascistoide antisistema di Beppe Grillo, eppure ce li siamo trovati, e tenuti, al Governo per anni e anni, pagando prezzi tremendi in termini di finanza pubblica, di credibilità ed autorevolezza internazionali. Vedete, molti, troppi, italiani vogliono solo governanti che non rompano loro le scatole, che lascino fare, che si sbattano il meno possibile per organizzare, migliorare, selezionare, insomma per cercare il massimo del bene comune. E vogliono la libertà di lamentarsi … A molti, troppi, italiani del bene comune non frega assolutamente nulla; interessa molto invece il bene personale e della ristretta cerchia sociale alla quale appartengono. È una visione troppo cinica? Forse, ma purtroppo è corroborata da decenni di storia nazionale. Contrastare questa tendenza, chiarissima e molto diffusa, è molto difficile ed infatti essa è risultata spesso vincente. Ammassare in una coalizione unica tutto l’eventuale elettorato ad essa contrario è quindi una tentazione fortissima, che però si scontra con il fatto che quando dall’opposizione capitasse di dover passare alla realizzazione dei programmi, le differenze saltano fuori violentemente e succedono pasticci come quelli di Bertinotti e D’Alema nel 1998, di Mastella, di Rossi e Turigliatto nel 2008, oppure lotte sanguinose fratricide come nel 2016, tutte pagine funeste della nostra storia. Le unioni “contro” (il fascismo, Berlusconi, il populismo) durano poco, non fanno vincere e, casomai si vincesse, si spaccano presto con esiti nefasti. Non si può girare attorno alla necessità di un programma definito, condiviso e convincente. Nel caso nostro, come fa Enrico Letta a pensare di tenere insieme chi ha voluto e sostenuto Draghi fino allo stremo e chi gli ha sempre votato contro, chi vuole seguire e rivitalizzare i cinquestelle e chi li ha combattuti dall’origine? È evidente che si tratta di una missione impossibile, giustificata solo dal retropensiero che tanto non si vince, e allora è meglio ramazzare tutto il possibile per minimizzare le perdite e fare così una figura meno meschina. È persino banale ripetere che una coalizione deve condividere un programma positivo e non solo la paura di un nemico esterno … lo sanno e lo capiscono tutti, compreso Letta e tutto il PD. E allora? Di cosa stiamo parlando? Stiamo parlando del fatto che il PD non vuole, non riesce, non reputa opportuno, fare chiarezza sul suo collocamento strategico, staccandosi una volta per tutte dall’ala più conservatrice e radicale del suo elettorato, e preferisce invece separarsi dall’ala più riformista, ovvero Calenda, ma soprattutto Renzi. In teoria così si potrebbe forse coprire di più il panorama degli elettori, ma la cosa pare difficilissima, quasi impossibile, con questa legge elettorale dove due forze medie (sinistra e centrosinistra riformista), contro una forza grande (destra), perdono di certo. E così ci avviamo al macello … I maledetti renziani, come li chiama Sergio, hanno capito da tempo l’antifona. Disponendo di una consistente classe dirigente di ottimo livello, molto competente, esperta e propositiva, debbono distinguersi dagli altri e aspettare l’evolversi della situazione. Carlo Calenda sta giustamente facendo la parte dell’ariete e sta giocando molto bene le sue carte: se Letta lo accetterà, dovrà mollare su molti punti; se non lo accetterà, cosa molto più probabile, si prenderà tutta la responsabilità di non avere voluto, per l’ennesima volta, far evolvere il PD da partito tradizionale di una sinistra novecentesca a partito moderno, riformista, insomma RDLS…+. Renzi dovrà decidere come e se aggregarsi e portare un contributo di idee e risorse per la creazione di un nuovo partito, che dovrà dimostrare di saper essere protagonista, anche se vincesse la destra. Matteo Renzi sa bene di essere il bersaglio grosso della “sinistra” trinariciuta, di essere il babau di tutti gli amanti del quieto vivere, di essere considerato una specie di pericolo pubblico da combattere in ogni modo (e abbiamo visto che nulla è stato risparmiato), lo sa e, da politico esperto, si comporta di conseguenza. Fa come “anatra di gomma”, ovvero Kris Kristofferson in Convoy (Sam Peckinpah – 1978), capo di una carovana di camion che attraversa gli States, protestando contro lo strapotere della polizia: l’Anatra – dice – resta tranquilla in superficie e sottacqua si dà da fare come il diavolo! Nell’ipotesi che Letta tenga la coalizione così come l’ha costruita, con Fratoianni, Bonelli e Di Maio, Calenda e Renzi vedranno aprirsi uno spazio molto considerevole in tutta quell’area elettorale che è stufa di estremismi e programmi generici, vuole concretezza, risultati e non avventure senza senso. Draghi, per dire, era ed è apprezzato dal 60% degli italiani, mica da quattro gatti. Potranno pescare voti nel PD, dove in tanti non si ritrovano nella corrente strategia omnicomprensiva, conservatrice e novecentesca, e pure nei moderati di centro destra, che non sono disposti a seguire le follie sovraniste di Meloni e sodali. Uno spazio potenziale enorme, che potrebbe risvegliare anche tanti delusi astensionisti. Le elezioni andranno come andranno, ma il risultati non è affatto scontato. La chiarezza delle idee è un valore, e non è affatto detto che sia fuori moda. “Anatra di gomma”, con i suoi camionisti, ha molte frecce al suo arco, ovvero idee, proposte programmatiche, risorse, che potrebbero permettere al nuovo soggetto riformista di diventare l’assoluta novità politica, da protagonista. Quello che il PD non ha mai avuto, purtroppo, il coraggio di diventare. Se poi, dico poi, non ora, anche Mario Draghi si lasciasse tentare …
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