Manca poco ormai: tra meno di una settimana la pianteremo tutti con auspici e previsioni e ci soffermeremo finalmente sui risultati veri di questa ordalia elettorale. Succederà quello che noi tutti (nessuno escluso) avremo voluto far succedere: è il bello (ed il brutto) della democrazia. - Quanti italiani voteranno? Chi non vota sarà ugualmente responsabile del risultato, qualunque esso sia. Nessuno si illuda di tirarsi fuori.
- Con che spirito andranno a votare? Incazzato, speranzoso, costruttivo, disperato, scettico, cinico, ... voto di testa, voto di pancia, …
- Con quanta convinzione? Quanti pensano che è inutile, che le elezioni non servono a nulla, che le decisioni vengono prese chissà dove, che è impossibile fermare un tracollo ormai irreversibile?
- Con quanta informazione sulle proposte elettorali? La quasi totalità dei media di ogni genere, pubblici e privati, ha fornito un servizio francamente indecente, ipocrita, tendenzioso, intellettualmente disonesto, a volte palesemente truffaldino. A me è parso un vero schifo … e non voglio farci l’abitudine.
- Con quali obbiettivi in testa? Credo siano pochi quelli che cercano di favorire coscientemente uno scenario per il dopo. Tutti gli altri chiudono gli occhi e mettono la croce, alla sperindio.
Tante domande … e quante possibili risposte! Io credo che sia compito di tutti noi essere coscienti di cosa si sta facendo, qualunque essa sia. Chiedersi perché lo si sta facendo, qualsiasi sia lo spirito con cui ci si accosta al voto. Nella cosiddetta Prima Repubblica le elezioni erano un rito molto formale, ma poco sostanziale. Governava la DC, i suoi alleati potevano cambiare, oscillare di qualche decimale, ma il perno era la DC. Il PCI era grande e grosso, ma sapeva perfettamente di non poter vincere perché il sistema internazionale non lo permetteva. C’era la guerra fredda e non c’era spazio per altre fantasie. Abbiamo constatato con i nostri occhi che anche piccoli e timidi tentativi di cambiare lo schema del gioco provocavano reazioni spropositate, al limite ed anche ben oltre il lecito. Si sparava per le strade, si mettevano le bombe, si assassinava Aldo Moro e all’estero si attentava alla vita di Enrico Berlinguer. Il sistema doveva rimanere com’era. D’altronde, il PCI era adagiato nel consociativismo, dal quale ricavava notevoli rendite di posizione. Serviva un radicale cambio di schema ma, fino alla caduta del muro di Berlino, nessuno ha avuto la forza ed il coraggio di andare fino in fondo. Chi ci ha provato ha pagato duramente ... Dopo, si è scatenato l’inferno: Tangentopoli, Berlusconi, lo sdoganamento di fascisti e leghisti, la timida trasformazione della sinistra post-comunista, l’Ulivo, …, abbiamo cominciato a sperare in una normalità istituzionale che non avevamo mai vissuto. Il voto degli italiani cominciava a pesare per davvero: i cittadini, bene o male, decidevano, e non sempre per il meglio … Le abbiamo provate tutte, e continuiamo a farlo, nella speranza di trovare una soluzione. Peccato che, quando la troviamo, soprattutto se è di alto livello, la rigettiamo subito, quasi con fastidio. Sia mai che qualcuno metta davvero mano alle riforme di cui tutti diciamo di avere gran bisogno, ma guai a chi le fa per davvero …! Abbiamo abbattuto Prodi, e poi ancora Prodi, poi Veltroni, poi Renzi, ora abbiamo abbattuto Draghi, forse il migliore di tutti. La storia la conosciamo bene. Adesso va di moda la bionda borgatara sovranista che sa tanto di casereccio e popolare, dopo avere constatato che il bullo padano valeva meno di niente e che i cinquestelle, con i loro azzimati capi popolo, erano peggio della peste, vista la loro incompetenza e supponenza. E tutti questi, guarda caso, con oscuri legami internazionali. Adesso gli italiani (molti, in ogni caso) voteranno Meloni perché è una nuova, mai provata, mica si chiederanno cosa farà e quali conseguenze porterà la sua eventuale vittoria! Quello è il “mood” e allora si vota per chi vince, mica per chi si pensa possa fare meglio … Sempre schierati con il più forte, vuoi mica rischiare di stare con chi perde? E invece la democrazia richiederebbe discernimento, adesione convinta ad una proposta il più possibile precisa, non ad un insieme di slogan ad effetto, di dubbia praticabilità e di sicure nefaste conseguenze. Chi si pone davvero il problema di cosa succederà se vincerà Meloni con i suoi sodali? Pancia o testa, un conto è votare pensando di far bene, un altro è votare perché così dice la televisione, o il social, o la chiacchiera al mercato, o perché quest’anno si vota così …. Gli opponenti della scombinata e tronfia destra, o si muovono sullo stesso terreno del facile ed inutile populismo, oppure si guardano in cagnesco. Emblematico il caso del PD che, con i suoi alleati, non è in grado di proporre alcuna via concreta da seguire, ben conscio che non corre per vincere, ma solo per non essere travolto. Si limitano al catenaccio, ma di impostare il futuro, nemmeno se ne parla. Sono evidenti le due opposte tendenze, una verso i cinquestelle, con Bettini, Provenzano, Emiliano, Boccia, Orlando, Schlein, l’altra, forse minoritaria, verso i riformisti europei come Calenda e Renzi. Ma per ora non si parlano, aspettano di regolare i conti in un probabile sanguinoso congresso dopo il voto e la sconfitta. Il Terzo Polo, da parte sua, unica vera inoppugnabile novità di questa tornata elettorale, sta provando a mettere paletti: in caso di non trionfo della destra (ipotesi tutt’altro che improbabile), metodo Draghi ed agenda Draghi, forse Draghi medesimo, se Mattarella vorrà riconvocarlo … e Governo unitario di persone responsabili, dovunque si trovino sedute in Parlamento. Tutto il mondo democratico, i nostri alleati, ce lo chiedono apertamente, si fidano di Draghi e non gradiscono pericolose avventure con forze politiche inaffidabili. Ci sarà pure un motivo …! Il Terzo Polo ha un programma vero, concreto, … vorrei che qualcuno lo leggesse per davvero: nulla di trascendentale, non fuochi d’artificio ma solo buon senso e buon governo. Visto il momento, è già tanto ed è più che sufficiente. Porta in dote una lunga lista di riforme fatte per davvero (e non a chiacchiere), che nessuno tiene in alcuna considerazione. Peccato! I media preferiscono i pastoni in cui tutti ripetono la solita solfa, tanto poi tutti i giornalisti lamentano la mancanza di proposte serie. Un luogo comune, facilmente sfatabile se solo avessero l’onestà intellettuale di non mettere tutto nello stesso calderone. Ma il pubblico si attende quello, e quello gli si dà. Salvo poi lamentarsi per l’astensionismo. Insomma, basta così! Ognuno si guardi dentro e cerchi di mettere una croce che abbia un senso e non solo un segno di stizza o di rabbia. Adesso decidiamo noi, per davvero. E ne risponderemo di fronte ai partner esteri, ai mercati, ai nostri figli e nipoti. Voteranno anche molti di loro, e dovremmo fargli capire bene che razza di momento stiamo attraversando. Non è un giochino di società … È per tutti una bella e tremenda responsabilità: dovrebbero tremare le vene dei polsi. Quella scheda pesa, e pesa tanto …! Anni fa Altan faceva dire ad uno dei suoi omini: “Sono incerto se dare un voto utile o dilettevole”. Ecco, c’è poco da scherzare: il vero voto utile è quello che serve ad un obbiettivo preciso, a qualcosa che davvero desidereremmo che avvenisse, e soprattutto che sia possibile che avvenga.
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