“Uno spettro s’aggira per l’Europa …”, ma questa volta non è lo spettro del comunismo che, secondo il celebre incipit del Manifesto del 1848 di Marx ed Engels, spaventava l’ancient regime. No, è lo spettro farsesco e paradossale della destra italiana, dominata da figure improbabili come la ciarliera borgatara Giorgia, il truce Capitano in disarmo, il gaudente e arzillo Cavaliere di plastica. Sembrano personaggi da fumetto, o da operetta, ma purtroppo sono ben reali e, a quanto sostiene l’irrefrenabile vulgata dominante nei media, sono anche destinati a vincere a man bassa le ormai imminenti elezioni. Io, anche senza palla di lardo, ho azzardato un pronostico un po’ diverso, ma si sa che i pronostici si fanno per sbagliarli. E allora proviamo a seguire il mainstream e cerchiamo di capire cosa può succedere, se tutto andrà come tutti dicono che andrà. La destra avrà la maggioranza in entrambe le Camere; con qualche fibrillazione formerà un Governo appena presentabile (Mattarella impedirà scelte troppo fantasiose o destabilizzanti …), entro fine anno approverà una Legge di Bilancio che non potrà contenere vistose discontinuità, dato che la UE e tutto il mondo ci guarderanno con occhiuta attenzione: quasi 800 miliardi del nostro debito pubblico è infatti detenuto all’estero e i creditori non mancheranno di far pesare la propria preoccupazione. Inoltre deve arrivare la rata del PNRR. Passata la Finanziaria e incassati i miliardi, dal nuovo anno si comincerà a ballare con la musica suonata dall’orchestrina populista e sovranista: possiamo aspettarci di tutto, compreso che litighino sul repertorio da eseguire, che poi stonino in modo vistoso e finiscano per rompersi violini e violoncelli sulla testa. Non azzardo previsioni sull’uso dei tromboni … Purtroppo, tutto il Paese subirà le conseguenze delle sue stesse incaute scelte elettorali. Ma lasciamo la destra ai suoi spartiti (dall’estero intanto saranno sempre più in allarme e qualcuno potrebbe anche cominciare ad abbandonare la sgradita rappresentazione …) e guardiamo cosa può succedere in quella che sarà l’opposizione, altrettanto e forse persino più variopinta, certamente molto scombinata. Il PD dovrà per forza convocare un Congresso, in quanto la carica di Segretario va a scadenza a marzo 2023. Enrico Letta avrà qualche problema a riproporsi, dopo la prevedibile catastrofe della sua “inappuntabile” strategia elettorale. Probabilmente proverà a resistere, ma sarà certamente insidiato da una candidatura “de sinistra” (potrebbe essere il rampante Provenzano o l’esotica Elly Schlein) e da una candidatura riformista (e qui il candidato più probabile è Stefano Bonaccini, Presidente dell’Emilia-Romagna). Interessante, seppur improbabile, sarebbe lo scontro tutto emiliano tra Bonaccini e Schlein …! Chiunque vinca, scarse saranno le probabilità di avere un Partito compatto intorno al vincitore e alla sua linea politica. Secondo le usanze consolidate della Ditta, dal giorno dopo la minoranza comincerà a segare alacremente le gambe del vincitore. Il rischio concreto è che il Partito si spacchi ancora una volta, anche perché la parte massimalista vorrà correre dietro a Conte, sempre più “punto di riferimento fortissimo dei progressisti”, che qualche voto l’avrà pure preso dai tanti beneficati dal Reddito di Cittadinanza, mentre la parte riformista subirà l’inevitabile attrazione gravitazionale del sistema binario Calenda – Renzi che, comunque vada il 25 settembre, avrà ottenuto una rappresentanza parlamentare non irrilevante e si spera avrà senza indugi avviato la costituzione di un Partito unico. Chi lo sa, potrebbe essere l’occasione per il definitivo showdown tra riformisti e populisti di sinistra. Sarebbe l’ora …, anche perché le speranze di tenerli insieme, seppur all’opposizione, diventano sempre più inconsistenti. Ci attende una “Sfida all’OK Corral” in piena regola? D’altronde, Meloni et destra regnantibus, la voglia di riformismo laico, pragmatico e razionale crescerà in modo esponenziale tra gli elettori “di buon senso”, che dopotutto non sono proprio quattro gatti … Difficile prevedere chi si staccherà e come ci si aggregherà, ma in sostanza dovrebbe formarsi un raggruppamento “draghiano” (a quel punto Draghi chissà dove sarà …), che dovrebbe costituire la sola vera e consistente opposizione alla destra, nella speranza che le contraddizioni che in essa albergano deflagrino, avvicinando magari i meno esaltati della Lega e di Forza Italia al polo riformista. Bell’esercizio di fantapolitica, direte voi … Chissà. Le premesse però ci sono tutte: basta sfrondare il problema dalle scorie e dalle incrostazioni secolari e mirare al nocciolo della questione, ovvero: vogliano che l’Italia si doti una buona volta di una forza politica autenticamente riformista, pragmatica, democratica, liberalsocialista, o vogliano continuare ad annaspare tra i flutti dei due populismi, quello sovranista di destra e quello massimalista di sinistra? Non sono opzioni compatibili tra di loro. Certo è che la figura di Mario Draghi potrebbe davvero essere un formidabile catalizzatore di questo processo di aggregazione, ma bisognerebbe che nella classe politica si manifestassero segni concreti di resipiscenza, con persone competenti, affidabili e soprattutto insensibili alle correnti irrazionali e senza speranza dominanti sia nella destra che nella sinistra tradizionali. Altro che abbandonare il blairismo! Qui ne serve una dose da cavallo, e Draghi sarebbe senz’altro la persona giusta per somministrarla. Tony Blair vinse per tre volte consecutive le elezioni, prima di inciampare sulla sciagurata e disastrosa scelta della guerra in Iraq. Non giocò mai in difesa: aggredì la crisi post-thatcheriana con decisione e chiarezza di programmi. I risultati, checché se ne dica, arrivarono copiosi. Mutatis mutandis, anche questa crisi richiede professionisti seri, decisi e preparati, non i tanti dilettanti allo sbaraglio che affollano i talkshow. Per questo il 25 settembre bisogna cominciare a “portarsi avanti col lavoro”, dando fiducia a chi questo scenario sta preparando con molta sagacia ed infinita pazienza. Non c’è altra alternativa ad un progressivo rapido decadimento della civiltà occidentale come la conosciamo. Tutto il nostro mondo è sotto attacco e deve trovare i mezzi per reagire. Non dubito che lo farà. Ci giochiamo molto. Non perdiamo tempo. Io sbaglierò pure tutte le previsioni, ma il corso della Storia segue logiche stringenti, e difficilmente scarta di lato. Bisogna capire per tempo le traiettorie e prepararsi. “Il futuro è una palla di cannone accesa e noi la stiamo quasi raggiungendo” (cfr. F. De Gregori). Se siamo bravi, stavolta l’iceberg lo evitiamo.
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