Risuona ancora il tintinnio della campanella che un Mario Draghi visibilmente soddisfatto del suo lavoro (e ne ha ben donde …!) ha passato ad una giustamente emozionata Giorgia Meloni, che forse ancora non crede fino in fondo di essere arrivata dove è arrivata (chapeau!), e tutta la politica italiana, volente o nolente, è costretta ad ascoltare. Ascoltare e riflettere. Inutile strologare su quello che farà il Governo: se vorrà cercare di attuare le folli promesse elettorali, provocando sconquassi in Italia ed in Europa, oppure vorrà seguire i saggi consigli che certamente Draghi avrà dispensato alla neo-nominata Presidente e proseguire in una pragmatica via di riforme, seppure interpretate in chiave di destra da personale di destra. Vedremo … Nel frattempo chi si trova (e non per colpa di un destino cinico e baro …) all’opposizione deve fare quello che in un Paese normale fa l’opposizione: vigilare, controproporre, pungolare, e soprattutto prepararsi per la rivincita, che prima o poi arriverà. Adesso sembra chissacché, ma il tempo passa inesorabile e i fatti, gli avvenimenti, la storia insomma, presto prenderanno il sopravvento e su quelli saremo tutti misurati. Sono passati quattro anni con uno come Donald Trump (è tutto dire …!), passeranno anche quelli (non sappiamo ancora quanti) di Meloni e dei suoi sodali, che oggettivamente mi paiono molto, ma molto meno pericolosi. C’è anche il caso che qualche buon Ministro (Nordio, ad esempio) possa fare qualcosa che lungamente abbiamo atteso e che tutto il Paese attende, ovvero mettere ordine in un comparto disastrato, ed insieme minaccioso ed incombente, come quello della Giustizia. Vedremo … C’è però da ristrutturare completamente l’opposizione, che è ancora più disastrata … Chi lo fa? Quante opposizioni abbiamo? Quante ne servono? Cosa propongono? A chi si rivolgono? Io sono un riformista migliorista, pragmatico, laico, e non posso che augurarmi la nascita di un’opposizione così connotata. Le condizioni ci sono, il target sociale esiste ed è consistente: tutta la parte attiva, produttiva, propositiva ed “ottimista” della società, insomma quelli che non si abbattono più di tanto e non perdono tempo a lamentarsi di quanto sia ingiusto il mondo. Quelli che si tirano su le maniche e il mondo lo cambiano, o almeno ci provano. Senza tanti grilli per la testa. Sono moderati? Manco per niente: sono radicali, radicalissimi, visto lo stato della società che non abbisogna di ritocchini ma di stravolgimenti e grandi imprese (in senso lato). Sono centristi? Ma figuriamoci! Sono equidistanti tra destra e sinistra? Neppure un po’. Sono certamente contro il populismo, qualunque tipo di populismo, comunque ammantato. Derivano la linea politica da principi e valori e non dal gradimento popolare. Cercano di darla la linea, di proporla, e non farsela dettare dai sondaggi e dall’umore popolare del momento. Compito di chi fa politica è indicare la strada, non farsela indicare. Diciamolo che il populismo, gira gira, è sempre di destra, semplicemente perché chi lo interpreta asseconda le pulsioni della “ggente” senza filtrarle, elaborarle e trasformarle in una proposta politica organica e coerente. Il populismo impugna le bandiere alla moda, fregandosene del futuro e del contesto, e si affida al capopopolo più spregiudicato. E questo atteggiamento si trova sia a destra che a sinistra, almeno nelle accezioni più classiche dei termini. Non si tratta quindi di essere equidistanti, ma di essere seri, di avere chiari i principi ispiratori e muoversi secondo essi. E se i principi sono quelli della libertà, dell’uguaglianza e della solidarietà, e poi della laicità, dell’europeismo, della dignità e dei diritti umani, ditemi voi se e da dove sono equidistanti …! Bisogna rigettare lo schematismo tipico di chi ha poche idee in testa (vedi cinquestelle e loro affini …), per cui chi si impegna, si distingue, si propone e propone, privilegia il merito, la capacità di mettersi in gioco, diventa élite e costituisce una pericolosa minaccia alla mediocrità, al piattume, al nullismo dilagante. La società per crescere ha bisogno di eccellenze, di punti di riferimento, di creazione di ricchezza, non di assistenza paternalistica, in più fatta a debito, in capo alle generazioni future. Non si può e non si deve condannare la competizione, se si prevede che chi resta indietro viene aiutato a recuperare ed a riprovarci. Ovvio che il diseredato, non scolarizzato, disoccupato o sottoccupato, che campa di espedienti e lavoro nero, sia incazzato nero, anela il tesserino giallo del Reddito di Cittadinanza ed è grato a chi glielo dà. Ma il compito di una forza politica riformista è quello di lavorare per la sua emancipazione, anche se al momento non viene ripagata con il suo voto. Per cambiare la vita a quel disperato bisogna creare opportunità, bisogna creare posti di lavoro e dare dinamismo alla società, non solo assistenza. Sembrano banalità, ma su questo si gioca il futuro della sinistra, in Italia, e non solo. Dall’opposizione dobbiamo ragionare su questi temi e prepararci ad organizzare una forza politica che li interpreti in modo intelligente. Il tempo non è molto, non si può prendersela comoda. Serve un partito unico dei riformisti, quell’area RDLSEPLG+ (Riformista Democratica Liberal-Socialista Europeista Progressista Laica Garantista +), da cui solo i populisti, i sovranisti ed i massimalisti devono essere esclusi, perché pericolosi o inconcludenti. È un “campo largo”? Sì, ma non troppo, nel senso che i confini devono essere molto ben definiti. È un campo plurale? Certo, e meno male. Non serve unanimismo, ma ampiezza di vedute. È potenzialmente maggioritario? Sicuro che lo è, purché sia chiaro che si tratta di un’operazione di lungo respiro, che non serve ad appagare l’ego di qualche dirigente. Abbiamo la capacità di realizzarlo? Certo che ce l’abbiamo, e le ultime elezioni lo hanno dimostrato. Bisogna superare con slancio la fase di preparazione, gettando il cuore oltre l’ostacolo. Piano piano la credibilità crescerà e le aggregazioni pure. Questa è la sinistra (o chiamatela come volete …) del futuro, pragmatica, attiva, ideologica solo quanto basta a fissare i principi basilari e non di più. La destra faccia ciò che sa e che riesce a fare. Noi dobbiamo essere pronti quanto prima a contenderle il primato. Quella campanella suona per noi …
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