Per il giovane (ora non più tanto …) e rampante Massimo Giannini, onnipresente e onnipontificante direttore de La Stampa (e forse prossimo di Repubblica) sono il Gatto e la Volpe di collodiana memoria. Per Natalia Aspesi, storica (ultranovantenne) firma della stessa Repubblica e ineguagliabile icona dell’eleganza borghese illuminata e femminista di Milano, sono Bibì e Bibò, i gemelli terribili di un popolare fumetto d’antan. Non può sfuggire l’evidente opposta accezione dei nomignoli. Un risvolto oscuro e truffaldino nel primo caso, una frizzante allusione alle marachelle impunite dei due discolacci nel secondo caso. Di chi parliamo? Avrete capito che parliamo di Carlo Calenda e Matteo Renzi (citati in stretto ordine alfabetico) e avrete capito che la loro azione politica può essere, come in effetti avviene, letta in modo diametralmente opposto, pur nell’ambito di quella che dovrebbe essere la sinistra “classica” (qualsiasi cosa ciò possa significare). Dunque, grossolani truffatori o vivaci animatori del panorama politico? Tra le tante domande che corrono sui media in questi giorni, questa è tra le più intriganti. E ogni giorno viene alimentata da nuovi episodi succosi. Sere fa Carlo Calenda aspettava il suo turno dietro le quinte di “Di Martedì”, mentre Giovanni Floris cinguettava con un Michele Santoro in versione particolarmente antipatica, astiosa ed anche oltraggiosa. Si parlava delle manifestazioni del sabato precedente a Roma e Milano e Santoro si lasciava andare a considerazioni davvero grevi su quella, a lui altamente invisa, di Milano, dove si chiedeva sostegno alla resistenza ucraina e non genericamente ed ipocritamente PACE, più o meno come la vorrebbe Putin. “Bibì” Calenda non ci ha pensato su due volte ed ha fatto irruzione anticipata nello studio, per rimbeccare Santoro e fargli notare (con molta calma ed eleganza, chapeau!) la sua evidente scorrettezza nei confronti degli avversari politici. Santoro rincarava la dose con sempre maggior grevità e Calenda lo apostrofava dicendo che quello non era un modo di condurre un dibattito politico ma solo un comportamento da stupidi. Liquidato il bilioso Santoro, la trasmissione poi proseguiva sui binari della solita intervista in stile inquisitorio, tipica dei talk-show italiani. “Bibò” Renzi nel frattempo racconta a tutti, senza essere smentito, che alcuni candidati alla Segreteria del PD confessano di dover dimostrare distanza da lui per non essere esclusi; inoltre non perde occasione per rimarcare che l’opposizione del Terzo Polo è di natura radicalmente diversa da quella populista dei cinquestelle e da quella incerta ed ondivaga di ciò che resta del PD. In realtà, Calenda e Renzi stanno mettendo a nudo in modo spietato le contraddizioni della sinistra “storica”, e quindi la sua conseguente irrilevanza, il suo immobilismo, la sua sostanziale assenza dalla scena. E questo fa letteralmente impazzire chi sa benissimo che i due hanno non una ma mille ragioni, ma deve continuare a martellarli senza sosta per cercare di smontarne l’azione politica. Bibì e Bibò, il Gatto e la Volpe? D’altronde, non è questa la missione principale del cosiddetto Terzo Polo? Dovrebbe essere chiaro che si tratta di un progetto politico nato apposta per inserirsi nelle contraddizioni sia del PD sia di parte del centrodestra, laddove entrambi restano incastrati dagli opposti e simmetrici populismi e sovranismi di cinquestelle, massimalisti oppure Lega e destrume vario. Il Terzo Polo si qualifica in positivo come “riformista”, ma si connota anche per essere nettamente antagonista di quelle nefaste tendenze politiche e perfino culturali oggi purtroppo dominanti. Crea scandalo la candidatura di Letizia Moratti in Lombardia? E perché mai nessuno storse il naso più di tanto per la candidatura di Lamberto Dini, di Pierferdinando Casini, di Antonio Di Pietro e di chissà quanti altri esponenti provenienti da tutt’altre esperienze politiche, ma che avevano comunque trovato accoglienza nelle file del centrosinistra. È una novità che per disarticolare il fronte avversario bisogna attirarne esponenti di spicco? Gelmini, Carfagna, ora Moratti, sono pezzi di centrodestra che si staccano dalla nave madre, indebolendola, e approdano in un progetto riformista, fortificandolo. Quello di Moratti poi è un colpo mortale alla credibilità di Salvini in Lombardia, regione da sempre governata dalla destra. Strappargliela, e con Moratti è possibile, sarebbe un fatto “epocale”, come si dice adesso. La politica è l’arte del possibile, altrimenti diventa solo una sterile testimonianza di concetti ideologici ed astratti che non cambiano la vita della gente: la illudono, al massimo, ma nulla più. E Dio sa se adesso abbiamo bisogno di illusioni o di atteggiamenti concreti ed efficaci. Il PD si ritrova in gravi ambasce, combattuto tra il rigido e fragoroso diniego di Letta e della solita sinistra trinariciuta e le più possibiliste e sottaciute posizioni di altre aree, cui non sfuggono le opportunità offerte da questo movimento. Ci vorrà il Congresso per decidere … forse. Questa destra, che speravamo diventasse almeno un po’ europea ma che per ora si dimostra solo becera, presuntuosa, rozza e soprattutto incapace di stare nel consesso dei Grandi, ha bisogno di un’opposizione non ideologica ma pragmatica. Il Terzo Polo sta interpretando quel ruolo e, come al solito, spariglia le carte di chi vorrebbe essere lasciato in pace a leccarsi le ferite di una battaglia persa in modo davvero poco dignitoso. Vedremo tra non molto chi avrà avuto più filo da tessere. Nel frattempo, non perdetevi le prossime puntate …!
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