Lo so, continuo a non farmi gli affari miei ma, da cittadino riformista che vorrebbe vedere, persino toccare, una reale, ragionevole alternativa a questa destra imperante, non posso non allargare lo sguardo dal mio particolare al più generale stato dell’opposizione. La parte politica che ho scelto, il cosiddetto Terzo Polo (spero che gli venga presto trovato un nome migliore …), si sta attrezzando: con un percorso un po’ “cauteloso”, ma si sta attrezzando. Sono chiari i leader (checché ne dicano i media, interessati solo a seminare zizzania), è chiaro il programma, è ben visibile il gruppo dirigente; non è ancora chiara la forma che assumerà il partito, ma credo che in poche settimane anche questo aspetto sarà definito. Ma il PD? Dov’è il PD? Cosa pensa di fare? Dove vuole andare? Chi lo rappresenta? Possibile che l’unica strada individuata come percorribile sia un iter congressuale che durerà quasi sei mesi, mentre Meloni e Salvini fanno di tutto per lasciare, seppur in modo maldestro e spesso persino goffo, l’impronta del loro Governo di destra-destra (la parte “centro” pare finora francamente irrilevante …)? Perché non c’è nessuno che salta su con coraggio, batte un pugno sul tavolo e si propone di assumerne la guida, sottoponendosi fin d’ora al giudizio di iscritti ed elettori? Perché tutto tace? Bonaccini, Nardella, Schlein, Orlando, De Micheli, … sono ombre che vagano sulle pagine dei giornali, nei notiziari e nei talk show. Ma che aspettano? Perché nessuno di loro (uno o più di uno) “impone” la sua presenza? Possibile che da dentro il fortino del Nazareno non colgano lo stato di confusione che da fuori invece si percepisce così bene, e che peraltro i sondaggi registrano spietatamente, a favore del rinato M5S, ed anche del Terzo Polo? Che razza di processo è un processo che non si vede? In una società mediatica? Sembra quasi che il PD pudicamente non voglia che si parli dei movimenti che al suo interno stanno ridefinendone gli equilibri. Se ne vergognano? Qualche presa di posizione identitaria, e perlopiù ininfluente, la pace generica, i diritti generici, un Segretario che parla da Segretario anche se si è tirato fuori dal processo, i dirigenti che, ognuno per suo conto, cercano di riposizionarsi e fanno finta che tutto sia sotto controllo. È con tutta evidenza un atteggiamento del tutto insufficiente ed inadeguato alle necessità del momento, che invece richiederebbero una ben maggiore presenza, anche non univoca, anche contrastata, ma visibile. E da cittadino riformista me ne dolgo, anche se la strada davanti al Terzo Polo si allarga ogni giorno di più. Possibile che non capiscano che serve un nuovo partito, progressista sì, ma non del progressismo peloso e opportunista di Giuseppe Conte, un alieno venuto da chissà dove (ma qualcuno deve pur saperlo come ci è arrivato fin lì …), ma un progressismo socialdemocratico, liberal-democratico, non populista ma popolare. Possibile che non capiscano che bisogna indicarla la via da seguire, non farsela indicare dalla rabbia degli scontenti. Bisogna prendersela la responsabilità di guidare. E invece nessuno se la prende … Sostiene D’Alema (e D’Alema è uomo d’onore …) che il PD è nato male, anzi non è mai nato. Certo, lui ha fatto di tutto per soffocarlo già nella culla, già prima che nascesse, segando l’Ulivo di Prodi; ma poi ha insistito boicottando Veltroni, ed ha raggiunto l’acme con Renzi, l’usurpatore, l’intruso, quello che faceva troppo sul serio, che rottamava, e che quindi andava stroncato e cancellato. Missione (quasi, molto quasi) compiuta … Le basi teoriche, ideologiche, del PD erano tutte nel discorso di Veltroni al Lingotto del 2007: erano chiarissime, ma erano troppo impattanti sullo status quo, troppo pericolose per gli equilibri di potere consolidati nella società, nel sindacato, negli Enti pubblici, nelle banche e nel mondo finanziario. Troppo, troppo, … E adesso si vorrebbe rifondare, ricostituire, … E perché mai dovrebbe funzionare? Perché mai la consistente minoranza di irriducibili dovrebbe cedere il passo, ed il potere, che non ha mai voluto cedere? Qualcuno deve aprire le danze, e parlare chiaro delle contraddizioni. Ha tutte le ragioni Franceso Piccolo, scrittore e sceneggiatore di mille film di successo, quando intima ai dirigenti di uscire dal Nazareno e sparire, o almeno di mettersi in secondo, terzo, quarto piano. Altro che rottamazione … servono persone nuove, volti nuovi, e non i soliti noti. Dovrebbero commissionarla a lui il copione del prossimo PD. La destra al Governo si sta dimostrando più pericolosa del previsto, non foss’altro perché affiorano incompetenze ed inadeguatezze forse inaspettate, ma che mettono i brividi. Il decreto sui “rave party”, di per sé in teoria anche comprensibile, ha dimostrato l’assoluta mancanza di misura, di equilibrio, di sensibilità giuridica: solo la fretta di mostrare i muscoli e sottolineare che “la pacchia è finita”. Ma quale “pacchia”? Il Paese (pardon, la Nazione) ha problemi grossi, il mondo intero ha problemi grossi, lo vedono tutti. Ma davvero questi pensano di dare in pasto all’Italia ed all’Europa (che ci guarda perplessa) fanfaluche come il contrasto ai “rave party”, il contante a 10.000 euro, le navi fuori dai porti, la carezza ai sanitari no-vax? Che altro? Il gioco si è già fatto duro e qui di duri a giocare se ne vedono molto pochi. Occorre porre rimedio, ognuno per la sua parte, ma senza indugio. È l’ora, fate il vostro gioco …!
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