Lo sgarrupato blog che state leggendo, IL QUADERNO DI ET – Pensieri e parole dal pianeta Terra, ha appena compiuto ben due anni di vita, essendo nato il 7 gennaio del 2021, all’indomani della improvvisa dipartita dell’indimenticato Giuseppe Turani, che mi faceva l’immenso onore di pubblicare ciò che scrivevo sul suo autorevole “Uomini & Business”, ma anche alla vigilia dell’arrivo al Governo di Mario Draghi, rarissimo, direi unico, caso in cui l’uomo migliore possibile va ad occupare il posto più importante del Paese. Ogni tanto capita: qui da noi è capitato, non per caso, ma è capitato. È durato 554 giorni. Ora pare che la nuova Presidente (che non è la migliore possibile …) abbia instaurato un colloquio con cittadini e media attraverso “I quaderni di Giorgia Meloni” … la Presidente usa il plurale perché è ovviamente molto più importante, e di quaderni ne ha molti di più … Non preoccupatevi, cari amici lettori, non cambierò il nome del mio blog! Nessuno confonderà i quaderni, come pure talvolta capitava alle elementari, insieme alle merendine. Ognuno il suo, fatte le debite proporzioni, la sua copertina e soprattutto i suoi pensierini. Pensierini, i miei, che sono frullati con mille stimoli, forse anche a causa di una infausta influenza che mi ha tenuto in stato catatonico per un po’ di giorni: il Governo, le accise, la mafia, “il nostro generale”, la sinistra, la destra, il centro, …. Ora la salute va meglio, il resto invece ... Scrive Mario Lavia, attento ed acuto commentatore politico di lunga esperienza, che: “Se la scommessa del Terzo Polo riuscirà, l’Italia avrà un nuovo assetto politico fondato su tre forze: la sinistra, il centro, la destra.” Sembra a prima vista una bella semplificazione del quadro, ma in realtà si tratta di uno scenario potenzialmente dirompente del sistema politico. Perché la democrazia è, è sempre stata e sarà, un sistema duale: maggioranza e minoranza, governo e opposizione. In tre, ce n’è uno di troppo. Si può partire da mille o anche solo da tre proposte, ma alla fine si deve arrivare alla dualità, altrimenti il sistema non funziona (o funziona molto male). Quindi, i casi sono: - il centro così delineato tende a diventare egemone ed autosufficiente, relegando le estreme fuori del quadro che conta (un corpaccione mono-partito omnicomprensivo e maggioritario, con opposizioni relegate ai margini): la DC lo ha fatto per 40 anni;
- il centro tende a fare da ago della bilancia (situazione strutturalmente instabile, ci provò Craxi);
- il centro diventa irrilevante nel gioco politico, schiacciato da due populismi (i piccoli partiti della Prima Repubblica).
Sono senz’altro possibili anche altre combinazioni, ma queste mi paiono già sufficienti a delineare la pericolosità potenziale per la tenuta del quadro democratico, come dicono quelli che sanno … E allora cosa deve fare il Terzo Polo per contare ed essere protagonista? Deve sobbarcarsi un lavoro pressoché titanico: riconfigurare tutto il quadro. Accreditarsi come forza razionale e pragmatica di cambiamento, senza cedere alla demagogia statalista e al populismo. Poiché si sa che la cattiva moneta scaccia quella buona, bisogna evitare di farsi marginalizzare da chiacchieroni, acchiappanuvole e sobillatori di scontento popolare. La destra dovrà scegliere se competere sul piano dell’ideologia o dei contenuti, se privilegiare il populismo sovranista, come pare stia facendo, o competere sul riformismo, qualora se ne scoprisse capace. L’area attualmente riconducibile al Terzo Polo si sta quindi prendendo sulle spalle un compito molto arduo: deve occupare elettoralmente un’area potenzialmente vastissima, ma frantumata in mille rivoli, fatta di gente che non vota, di gente scontenta a cui non va mai bene niente, di persone abituate a considerarsi infallibili ed al centro del mondo. Deve pure combattere con demagoghi senza scrupoli che hanno argomenti molto più diretti ed attraenti (il “reddito di cittadinanza” per i più ricattabili, il miraggio del “nuovo modello di sviluppo”, che nessuno sa cosa sia ma fa tanto di sinistra, per i più raffinati intellettuali). Arduo compito, vaste programme, ma qualcuno deve farlo e mi pare che il Terzo Polo, con eventuali rinforzi, ha le capacità per farlo. Nel frattempo si fa finta di discutere di giustizia, ognuno arroccato su posizioni che si parlano e non si comprendono. Complice anche una non efficacissima comunicazione del Ministro Nordio, da una parte si chiede di limitare l’abuso e la diffusione incontrollata delle intercettazioni e dall’altra si fa finta di non capire, rispondendo che in realtà le si vogliono abolire del tutto, o giù di lì. Michele Serra pare aver ben compreso il nocciolo della questione, che è quello dello “sputtanamento” a mezzo stampa; l’ho quindi invitato ad andare oltre una pur efficacissima Amaca e farsi promotore di una campagna di chiarezza e di “moralizzazione” sull’uso delle intercettazioni. Inevitabile però stabilire anche regole ferree contro chi le usa come arma impropria. La stampa è parte in causa e non può solo stare a guardare … vedremo il saggio Serra … Tante parole inutili sull’arresto (tardivo ma benedetto) di MMD, dopo trent’anni: ovvio che l’abbiano coperto in tanti, e altrettanto ovvio che il boss, ormai malato, abbia lanciato segnali trasversali per una eventuale trattativa sulla sua resa. Ora, invece di buttarsi di nuovo a pesce su questa mediaticamente ghiotta ipotesi, con i complottismi che ne seguono, sarebbe meglio vigilare su cosa succederà di qui a poco nel prosieguo dell’indagine. Può darsi che ci capiremo qualcosa di più, soprattutto sulla base di fatti e non di chiacchiere. Ma a certa stampa piace molto far vedere di saper leggere tra le righe, soprattutto se non vuole leggere prima le righe … Allusioni, illazioni, “guarda caso”, portano molti più click e copie che non analisi più approfondite ed argomentate. Intanto si va a cercare qualche siciliano (e lo si trova pure …) scontento dell’arresto del boss che “faceva mangiare tutti”: beata sincerità! In ogni caso aggiungo il mio vaffa a quello di Pif … Pif che manda Arturo Giammarresi a trovare un desolato Dalla Chiesa nella Prefettura di Palermo, alla vigilia del suo sacrificio (1982). Così vanno le cose sul pianeta Terra ... Ora, come pare solesse dire Mario Francese, giornalista dalla schiena dritta, altra vittima della mafia (1979): “Uomini del Colorado, vi saluto e me ne vado”. Ripongo il mio quaderno nella cartella. Voi, intanto, diffidate delle imitazioni …
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