Se non ricordo male, in altri tempi si chiamava “dilemma del mitragliere”, ovvero: aspettare che l’aereo nemico si avvicinasse aumentava la probabilità di colpirlo, ma anche quella che fosse lui a colpirti per primo; oppure anticipare il tiro, con minori probabilità di centrare il bersaglio, ma minori probabilità di essere a tua volta centrato...
Trovare l’attimo giusto non è facile … spesso si va ad istinto, oppure ci si dota di opportuni e non banali modelli matematici che aiutano a prendere la decisione (si chiama “ricerca operativa”).
Oggi il Terzo Polo è in una situazione simile rispetto alla decisione di fondare il promesso Partito unificato dei riformisti: aspettare che maturino le condizioni per raccogliere quanti più soggetti politici potenzialmente interessati, col rischio che la situazione però si sfilacci e l’attenzione dell’opinione pubblica scemi, oppure procedere senza indugi, pochi mesi, per mettere sul tavolo una proposta politica compiuta, col rischio però di tagliare fuori possibili pezzi di politica e di società, che potrebbero avere bisogno di più tempo per maturare una scelta?
In particolare, attendere l’esito, se ce ne sarà uno, delle grandi crisi in corso presso le agonizzanti Forza Italia e Lega, e la ventilata, forse chimerica, ricostruzione del PD?
Il tema è di grande attualità nel Terzo Polo, e bisogna stare attenti a non sbagliare.
L’occasione che si presenta è davvero storica, visto che non si tratta di costruire l’ennesimo partitino identitario e leaderistico, che si faccia notare dai media ma che resti sostanzialmente fuori dai giochi o raccolga una manciata di consensi elitari, ed anche un po’ snob.
Qui si tratta di creare un soggetto nuovo con obbiettivi ambiziosi, di raccogliere consensi e voti a milioni, da nord a sud, in una platea interclassista e multiculturale, mica di fare un club di intelligentissimi e raffinatissimi intellettuali, dediti alla convegnistica politica.
Serve sì tutta l’intelligenza disponibile, ma serve per costruire un’alternativa vera di governo, un fortissimo polo d’attrazione per elettori stanchi e sfiduciati, ma vogliosi di vedere le cose cambiare, e cambiare in senso moderno, evolutivo, non nostalgico di bei tempi andati.
Abbiamo capito (ammesso che ce ne fosse stato bisogno) che questa destra al governo è largamente inadeguata, è ideologica, violenta, e pure pasticciona, senza alcun senso dello Stato.
Se qualcuno si era illuso, peccato!
Questi sono sempre i soliti, non sono cambiati per il solo fatto di essere maggioranza, di avere preso possesso di Palazzo Chigi, della RAI e di girare per l’Europa e dintorni.
Malgrado l’attivismo internazionale della Presidente, sotto una sottilissima patina di presentabilità, del tutto artificiale, resta il modo di fare e di governare, rude e grossolano, che abbiamo già visto all’opera con Storace, Polverini, Alemanno, giusto per restare a Roma e dintorni, vero centro di gravità permanente di questi tristi figuri.
Se non troveranno una qualche forma di resistenza organizzata, andranno avanti per anni e faranno danni grossi. Urge costituire un’alternativa riformista credibile e chiaramente orientata al governo del Paese.
Il Terzo Polo ha esattamente quel compito.
E per quanto Roberto D’Agostino (Dagospia) continui pervicacemente ad annunciare ogni giorno, e con la massima enfasi, la sua certissima, imminente dissoluzione, sotto il peso dei narcisismi incrociati di Renzi e Calenda (questa la sua affilata, penetrante, analisi politico-psicologica…), i due vanno avanti imperterriti.
Forse nessuno ha detto loro che Dagospia non è d’accordo …
È come il calabrone che, secondo l’aerodinamica, non potrebbe volare ma, dato che nessuno glielo ha mai detto…, lui continua, di fiore in fiore.
Comunque il Partito unitario dei riformisti s’ha da fare, presto o tardi, meglio presto.
Io confido nella capacità dei “mitraglieri” (metafora pacifica, per carità!), essendo chiaro che non solo i loro destini personali (di cui uno potrebbe preoccuparsi il giusto …), ma il destino dell’alternativa democratica in Italia è appeso alle scelte che si apprestano a compiere.
Io, per quanto sta nelle mie limitate possibilità, collaboro e pungolo.
Cosa che vorrei facessimo in tanti, perché aspettare la crisi ed il collasso della destra potrebbe diventare una lunga attesa, certamente penosa e forse inutile, se nel frattempo il Paese non si sarà attrezzato per favorirla. Questi lasceranno macerie, che qualcuno dovrà sgomberare per ricostruire.
Che serva un anno o un lustro è difficile dirlo, ma il rischio che corriamo è quello di passare da un populismo all’altro, senza sostanziali differenze di approccio ai problemi.
Abbiamo già sperimentato “con grande soddisfazione” il proto-populismo berlusconiano, poi quello grillino, quello leghista, ora ci godiamo questo dei Fratelli, ci manca solo che anche il PD si lanci con entusiasmo nel populismo “di sinistra” (il rischio è tangibile), e poi avremo avuto il catalogo completo, come quello delle figurine Panini, o quello di Leporello...
Verranno ad ammirarlo da tutto il mondo …
L’Unione Europea non ci aspetterà, si rafforzeranno assi di collaborazione nei quali noi o saremo protagonisti o ne saremo tagliati fuori. O saremo trainanti o saremo trainati, e non credo che quest’ultima sia una bella prospettiva.
Dopo avere constatato quanto pesi una figura come Mario Draghi sul piano internazionale, ora ci toccano Meloni e Tajani, per non parlare di Donzelli e Delmastro …
Anche l’Italia aveva una Ferrari e ora ha scelto una Twingo (sto citando a pappagallo prima Shakira e poi Matteo Renzi, che l’ha ri-citata …) ma, a parte le battute, questa è la dura realtà.
Il PD ha una bella responsabilità: può favorire la crescita di un’area riformista seria e concreta o può dare fiato alle pulsioni ideologiche di cui c’è purtroppo ampia traccia nelle mozioni congressuali di tutti e quattro i contendenti. Potrebbero fare entrambe le cose, e continuare a spaccarsi come una mela.
Che lo spirito costituente (quello del ’48 …) li illumini.
Noi andremo comunque avanti per la nostra strada, che è quella che serve all’Italia. Lo sostengo forse con presunzione, ma con molta convinzione.
Forse non saremo autosufficienti, ma certamente saremo trainanti e non andremo a rimorchio di nessuno.
Dagospia se ne farà una ragione …
Precisazione doverosa … : il titolo di questo pezzo è solo una suggestione “letteraria” e non pretende certo di essere un’analisi politica. Non ho voglia di impelagarmi in discussioni sulla persistenza del fascismo storico nella cultura politica italiana. Tutti sappiamo da dove viene questa “nuova” classe dirigente e ogni giorno ci dimostrano di non essere per nulla cambiati. Tanto basta …!