Bene, benissimo che sia una donna (e per di più LGBT+) la nuova Segretaria del PD. Mica solo Meloni …! Bene che ci sia stato un segno di forte rinnovamento, almeno nel vertice del Partito (vedremo se e come si propagherà più in basso …). Bene che sia stata eletta una Segretaria di 37 anni, la più giovane in assoluto, segno di un ricambio generazionale ultra-necessario. Bene l’entusiasmo che ha suscitato nell’area questa innegabile novità del panorama politico. Bene infine la relativamente alta partecipazione alle Primarie “aperte” (anche se sono lontani i picchi dei bei tempi …): è sempre confortante vedere oltre un milione di persone mobilitarsi, in una domenica piovosa, per un processo democratico. Abbastanza male tutto il resto. Già, perché Schlein ha vinto “a sorpresa”, forse, ma non ha vinto “a valanga”, come titolano i giornali con la solita insopportabile superficialità: ha vinto 54 a 46, o giù di lì. Ricordo che nelle altre Primarie il vincitore era sempre andato oltre il 60%, spesso oltre il 70% dei votanti, e con partecipazioni molto più alte. Altri tempi, altri numeri assoluti, ma la spaccatura quasi paritaria è evidente, peraltro molto simile alle risposte date alla famosa domanda del questionario: fedeli all’identità o governo per il cambiamento? Inoltre l’alta partecipazione, che ha ribaltato l’esito sancito dagli iscritti (Bonaccini 53%, Schlein 35%), nasconde insidie che non tarderanno a palesarsi. Le Primarie “aperte” sono state volute in un periodo nel quale il PD rivendicava con forza la sua “vocazione maggioritaria” ed in effetti era di gran lunga il più consistente protagonista nell’area del centrosinistra. Era quindi corretto rivolgersi ad un elettorato che in grandissima parte era acquisito, e non solo agli iscritti. Ora che il PD è solo uno dei tre (o forse più) attori sulla scena (con il M5S, il Terzo Polo ed altri …), senza più alcuna pretesa egemonica, è facile supporre che le Primarie abbiano raccolto anche elettori “di area”, con interessi politici diversi. Mi spiego: io, che aderisco al Terzo Polo, sarei potuto andare a votare o il candidato più “vicino” (Bonaccini), oppure anche quello più “lontano” (Schlein), per accentuare gli spazi disponibili per la mia area. Ovviamente io non mi sono permesso di inserirmi nel processo democratico di un altro Partito, seppure il mio ex-Partito, ma avrei potuto farlo; e non è escluso che elettori del M5S, ad esempio, magari ex-elettori delusi del PD, possano avere approfittato per orientare il futuro PD su posizioni politiche più “affini”. Per la prima volta si è quindi palesata una forte discrasia tra il Partito degli iscritti e gli elettori delle Primarie, e questo è segno evidente e definitivo della crisi di identità che spacca il PD ormai da molti anni. Adesso Schlein dovrà rendere conto a tutti, dentro e fuori, e sicuramente dovrà orientare il Partito nella direzione indicata nella sua campagna vittoriosa. Il primo confronto sarà con i cinquestelle di Conte, con i quali Il PD di Schlein è in evidente sovrapposizione: chi dei due prevarrà? Chi mangerà chi? Uno è evidentemente di troppo, e io spero che sia Conte ... Oppure Schlein vorrà esibirsi in equilibrismi che tentino di tenere insieme tutto e tutti? Ce la può fare? Ne avrà la forza e la fantasia? Inutile stare qui a strologare: wait and see. Certo che il paradosso di vedere una giovane donna, estranea alle tradizioni del PD, supportata dalla più logora e paludata nomenklatura “comunista”, fa una certa impressione, e lascia molte perplessità sulla possibilità della Schlein di incidere effettivamente sul Partito. Posso solo dirle: forza Elly, tanti auguri! Alcuni nodi verranno subito al pettine: che posizione prenderà sull’invio di armi all’Ucraina? E sul rapporto con la NATO? Sul fisco, sulla scuola, sul lavoro? Schlein non fa che ripetere che bisogna combattere il lavoro precario, ma non pare cogliere che questo è un sintomo della malattia, non è la malattia, che è invece riconducibile alla distorsione del mercato del lavoro, alle carenze dei centri per l’impiego, alla bassa crescita economica, alle spaventose carenze formative dei giovani. Di Maio si illuse di limitare per decreto i contratti a termine, ma ottenne solo di incrementare il lavoro nero. È questo che vuole Schlein? Spero proprio di no. Nel frattempo, il resto del mondo politico deve prendere atto di quanto avvenuto, e muoversi di conseguenza. Ovvio supporre che lo spazio per una forza riformista cresca, purché anche quest’area riesca a suscitare gli entusiasmi e le speranze che ieri abbiamo visto nell’area movimentista, e purché si proceda decisi e senza tentennamenti. Se Il Terzo Polo (o come diavolo si vorrà chiamare) non si attrezza al più presto per attrarre, accogliere, elaborare, proporre, la confusione crescerà, a tutto vantaggio della destra imperante. È una grossa responsabilità, che dovremo dimostrare di saper gestire. Lo dico in primis ad una classe dirigente certamente eccellente, ma che non deve e non può restare ancora a lungo in stand-by. En marche! Le elezioni europee non sono affatto lontane (un anno!) e bisogna arrivarci con una struttura solida e convincente. Un fallimento sarebbe nefasto per tutto il quadro politico italiano, e non solo … Sarà l’occasione per contarsi e capire se in Italia i riformisti sono condannati ad essere un’élite d’opinione oppure possono ambire a diventare un Partito di massa. La differenza, ça va sans dire, è abissale. L’area RDLS+ (riformista, democratica, liberale, socialista, … europeista, radicale, laica, popolare, + …) attende di essere rappresentata e portata al Governo. E non nel prossimo decennio, anche prima, molto prima … Se Schlein ed il suo PD vorranno restare lì a testimoniare la loro identità e la loro differenza, si autoescluderanno dalla possibilità di riformare il Paese. Sarà più difficile farlo, forse persino impossibile, e questa sarebbe una tremenda responsabilità che si porterebbero addosso.
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