“Mettersi nei panni degli ultimi …” – questo è l’obbiettivo che la neo Segretaria Elly Schlein ha assegnato al suo Partito durante la prima relazione all’assemblea. Frase ad effetto, certamente condivisibile e persino auspicabile, consona alle tradizioni di ogni partito di sinistra che si rispetti. È una frase posta al centro del suo discorso come era stata al centro di tutta la sua campagna elettorale. Frase che, con tutta evidenza, è stata convincente ed efficace, tanto da condurla a vincere il Congresso. Ma è una frase giusta? Nel senso …, è davvero quello il compito di una partito politico, a prescindere dalla sua collocazione a sinistra, a destra, al centro o in ogni luogo? Quella frase la sottoscriverebbero tutti, figuriamoci …, forse anche Meloni e i suoi rampanti e tracotanti boys. Chi non dichiarerebbe di assimilarsi agli ultimi? Chi direbbe: me ne frego degli ultimi, dei penultimi, anzi, che brucino all’inferno … Un momento, questo però l’ha detto sul serio una dinamica e spigliata avvocata torinese, parlando con un dinamico e spigliato imprenditore del vino e del cibo per animali (speriamo tengano le linee produttive ben distinte…), al quale avevano appena rigato la Porsche, fuori da un noto ristorante cittadino, cosa per cui ha dichiarato che Torino sarebbe una città di m…, più altri simpatici apprezzamenti che vi risparmio. In effetti, qualcuno così … mettete voi l’aggettivo …, c’è davvero. E sicuramente molti più di uno. Ma, grazie a dio, non sono politici e non sono al Governo: probabilmente ci hanno mandato i loro amici e sodali, i quali però si guarderebbero bene dal dichiarare disprezzo verso il popolo elettore, che con tanto entusiasmo li ha condotti al governo del Paese. Insomma, al popolo nessuno vuole mancare di rispetto, almeno ufficialmente. Così il discorso di Schlein all’Assemblea è consistito di un’ora e mezza di affermazioni di principio, sempre generiche come un tema del Liceo, un discorso infarcito di buone intenzioni e politically correct, sempre in sintonia con i sentimenti del popolo, non importa quale. E il popolo, a parole, è sempre pieno di buone intenzioni. Ma un Partito politico deve “mettersi nei panni” del popolo o piuttosto deve risolvergli i problemi, migliorargli la vita, dargli benessere ed emancipazione? Devo averlo già detto e scritto un migliaio di volte: un Partito politico non è una onlus (Organizzazione Non Lucrativa di Utilità Sociale), non deve distribuire conforto e pacche sulle spalle, non deve esprimere solidarietà, deve esprimere politiche concrete, fatte di leggi, decreti, provvedimenti, riforme, che incidano sulla vita delle persone. E deve governare. Gli ultimi, gli svantaggiati, sono tanti ed in massima parte non si interessano di politica, anzi ne hanno paura, o diffidano, o addirittura la schifano. E non votano, specie ai giorni nostri. E se votano, spesso votano “male”, fidandosi delle persone sbagliate (tant’è che restano tanti e anzi crescono di numero …). Personalmente non coltivo il culto del popolo, non l’ho mai fatto, e a maggior ragione non lo faccio in una fase storica nella quale il popolo ha preso spesso mastodontiche cantonate, a partire da Berlusconi, per finire a Grillo, Conte, Salvini e Meloni. Vatti a fidare …! Mi si dirà: ecco il solito presuntuoso, aspirante aristocratico, che predica il governo dei migliori, un’oligarchia che fa a pugni con la democrazia. Diceva Pericle, due millenni e mezzo fa: Qui ad Atene noi facciamo così … Quando un cittadino si distingue, allora esso sarà, a preferenza di altri, chiamato a servire lo Stato, ma non come un atto di privilegio, come una ricompensa al merito, e la povertà non costituisce un impedimento … Ecco, la democrazia non è il governo degli ignoranti, né dei rozzi o dei disadattati. La democrazia sceglie i migliori e li chiama a gestire lo Stato, per il bene comune. Avete presente Draghi? Ecco … Pericle non era un populista e Atene ai tempi era un faro di civiltà, tant’è che da questa parte del mondo la prendiamo ancora a modello, dopo la bellezza di 2.500 anni. La politica deve cambiare il mondo, in meglio se possibile … e non fornire una spalla su cui piangere mentre governano quegli altri, e fanno i comodi loro e dei loro amici, alla faccia del popolo che li ha votati. La politica è inutile se non si pone il problema di come andare al Governo del Paese; e non prima o poi, si vedrà quando, ma subito, il più presto possibile perché, per tutto il tempo che non governi tu, governano gli altri e la cosa non può fare piacere a chi confida in te e si aspetta soluzioni a problemi e maggior benessere. Una onlus, il volontariato, il terzo settore, possono portare conforto e assistenza, un Partito deve portare il cambiamento, con leggi, provvedimenti, soluzioni. Sembra una banalità, ma su questo crinale si è sviluppata tutta la crisi dei movimenti di sinistra per oltre un secolo. E siamo ancora lì. Ora la brava Elly avrà il suo momento di gloria, sta suscitando tante speranze ed entusiasmo. Molto bene: ce n’è un gran bisogno, perché il morale della truppa è terribilmente basso. Ma tra non molto, forse prima di quanto pensiamo, si dovrà passare dai principi alle proposte operative, dall’unanimismo plaudente assembleare alla ricerca del consenso più largo, che ti porti a vincere le elezioni ed a mandare a casa questa impresentabile classe politica rozza, ignorante, grossolana, e purtroppo anche largamente incapace. Questo è il compito, e non è semplice. Schlein con suo “nuovo” PD, con tutti i suoi cacicchi e capibastone che non cederanno di un millimetro anche loro, deve essere in questo campo. Io mi auguro che riesca a “mettersi nei panni …”, ma mi auguro altresì che vesta correttamente i suoi panni politici di forza di Governo, ché altrimenti resterà un ircocervo minoritario, consolatorio ma minoritario, romantico ma minoritario, politically correct ma sempre minoritario, e non ci toglieremo più dai piedi Donzelli e Del Mastro, con Lollobrigida e La Russa, al seguito della loro capa che già comincia a perdere la tramontana, avendo constatato de visu che un conto è sbraitare “la qualunque” dall’opposizione e un altro è decidere, scrivere (bene) leggi e provvedimenti, dire sì o dire no, e soprattutto prendersene la responsabilità di fronte al mondo (e non solo di fronte agli osannanti sodali …). Dunque buon lavoro, Elly, e ricorda che il guardaroba di un leader deve essere quello che serve e non solo quello che piace. Noi, Terzo Polo e dintorni, faremo il nostro lavoro di proposte e progetti, indossando gli unici panni che possediamo e che riteniamo giusti, perché qui noi riformisti facciamo così.
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