Il populista medio (che alberga, semmai acquattato e latente, anche in ognuno di noi) trova naturale denunciare una classe politica che fa solo chiacchiere, perlopiù inutili o peggio perniciose. Sono state costruite enormi fortune politiche (e simultanee sfortune pubbliche) su questa convinzione, molto ben radicata e qualche volta, bisogna purtroppo riconoscerlo, perfino corretta. Siamo arrivati così al diffuso astensionismo di massa, che ormai sfiora, e a volte supera, la metà degli aventi diritto al voto, ai governi prima del proto-populista Berlusconi, poi dei populisti DOC come Conte e i cinquestelle, Salvini, e adesso Meloni e i suoi formidabili e scalpitanti boys. Con poche, ma fulgide, eccezioni (non sto a ricordare quali …) l’Italia è stata preda dei populisti, di popolo e di Governo, per un trentennio, più del fascismo, in una spirale che sempre più si è avvitata verso un baratro il cui fondo non è ancora in vista. E sempre il populista ripete fino alla noia che i politici, tutti in blocco, sono dei buffoni, inconcludenti, dannosi, sono la rovina del popolo operoso, che senza starebbe senz’altro meglio … salvo poi arraffare un misero reddito di cittadinanza, ottenuto con ogni mezzo lecito o illecito, un bonus monopattini, un bonus facciate, un 110%, una pensione per un’invalidità inesistente e tutti i mille privilegi accumulati in anni di sciagurate politiche corporative e clientelari, tra balneari intoccabili e tassisti onnipotenti. Altro che dannosi … per taluni una certa classe politica è proprio una manna, e infatti è da questi ben coltivata, coccolata, votata e protetta come un panda. Si sa che uno dei motti nazionali più rappresentativi è e resta: “Chiagni e fotti …!”, autentica epitome dei caratteri del populista. Fai la vittima, lamentati e vedrai che qualcosa ci guadagni. Com’è naturale che sia, questo sentimento popolare (che non nasce da meccaniche divine …) permea nel profondo pure i piani editoriali di ogni tipo di media, su qualsiasi piattaforma. L’uovo o la gallina? Quale la causa e quale l’effetto? Inutile perdere tempo in sofismi: il popolo populista, i politici populisti ed i media populisti sono facce della stessa strana medaglia tridimensionale. Simul stabunt, simul cadent. Ma, con l’aria che tira, questi non cadono di certo … In questo contesto è evidente che un comportamento fuori dagli schemi, eccentrico, o fosse anche solo diverso dallo standard, suscita ripulsa, diffidenza, se non aperta ostilità. In un mondo dove conta solo “io” ed “ora”, qualcuno che con sano pragmatismo si sforza di pensare ad un comune futuro migliore, ad un maggior benessere per tanti, ad uno sviluppo più ordinato e armonioso, costituisce una pericolosa anomalia, una mosca nel bicchiere del latte. E allora va combattuto ed eliminato. O meglio, va ignorato, il che è peggio, perché finisci per non esistere, per scomparire dai radar, per essere una presenza marginale ed irrilevante, perfino fastidiosa. È questo che sta appunto succedendo al Terzo Polo (o come diavolo prima o poi deciderà di chiamarsi), un gruppo di carbonari rompicoglioni che cerca di portare un po’ di razionalità e di buon senso nella politica facendo proposte, illustrando progetti, dettagliando possibili soluzioni, ragionando senza battere i pugni sul tavolo né arringare la folla, il popolo. Sono, siamo, l’antidoto ai populisti; e saremo pure come il Grillo Parlante, che però aveva ragione lui … “Allora siete elitari, snob, presuntuosi e arroganti …!” – si leva una voce dal fondo. “Siete collaborazionisti, volete fare accordi con la destra …!” – il classico controcanto. “Siete di destra …” – sanziona lapidario il pensoso politologo al talk show. “Non siete nessuno, valete un niente percento …!” – obbietta quello che ha studiato matematica attuariale alla London School of Economics. “Calenda e Renzi sono insopportabili e non andranno mai d’accordo” – questa è una delle analisi preferite dai profondi conoscitori dell’animo umano. “Renzi al soldo dell’Arabia!” – sentenzia e conclude l’esperto di politica internazionale. Ma l’eco comunque dura poco, perché lo spin è: “sopire, troncare, …, troncare, sopire”. Convochi una conferenza stampa alla Camera per presentare proposte (due all’opposizione, due al Governo, par condicio), le illustri nel dettaglio, norme e coperture incluse, alla fine nessuna (o quasi) domanda, e ovviamente nemmeno un rigo sulle pagine web, due righe sulla carta o un minuto nei TG. E dire che si parla di sanità pubblica, di liste d’attesa e pronto soccorsi, di salario minimo, di sostegno agli investimenti dell’industria, di unità di missione contro il dissesto idrogeologico, … mica di farina di insetti o carne sintetica. Macché! Vuoi mettere l’importanza dell’ennesima vuota e inconcludente dichiarazione del signor Nulla-con-la-pochette sulla guerra, che se lasciassero fare a lui, grande statista, Putin e Zelensky quest’estate passerebbero le vacanze insieme al sole del Mar Nero. Ma si chiacchiera, si chiacchiera, si chiacchiera, … e se ti invitano a Porta a Porta, passi oltre mezzanotte, con uno share da campionato italiano di boccette. E il populista gode, si bea, si crogiola nel pensiero del prossimo travolgente sciopero generale o della prossima oceanica manifestazione per la pace, una pace che peraltro si rifiuta di chiedere all’unico che potrebbe davvero promuoverla, e che abita al Cremlino. Il populista saprebbe sempre come fare, ma non ha il tempo per farci vedere quant’è bravo, lui sempre impegnato ad imprecare contro i politici coglioni e inconcludenti … E i suoi amici politici (coglioni e inconcludenti) passano in effetti il tempo a scaricare le responsabilità su chi c’era prima, cosa che funziona sempre, invece che a cercare di risolvere i problemi che forse sono troppo complessi per il loro povero schematismo sovranista. Pare che Mario Draghi abbia dovuto spiegare alla signora Meloni, che lamentava una certa cattiva predisposizione della UE nei suoi confronti, che la credibilità, la rispettabilità, la fiducia, non si comprano su Amazon, e nemmeno con le elezioni, ma si acquisiscono con i comportamenti e la reputazione di una vita. Valle a spiegare che non proprio tutti possono permettersi un “Whatever it takes …”. Ma qui siamo già oltre il livello di attenzione che il populista medio riesce a dedicare alla realtà. Il populista … scriveva Fosco Maraini: Il lonfo … gnagio s’archipatta. … Ma lui zuto t’alloppa, ti sbernecchia; e tu l’accazzi.
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