Enrico Letta (al momento desaparecido, o meglio, disparu …) voleva derenzizzare il PD, che però è stato delettizzato, Elly Schlein pure, e forse lo ha derenzizzato davvero, Carlo Calenda adesso vuole derenzizzare il Terzo Polo (o come diavolo si chiamerà, se mai si chiamerà in qualche modo …). “Tutti dicono I love you” e tutti vogliono derenzizzare qualcosa: pare sia diventata un’esigenza ed un’emergenza nazionale, più che il PNRR. Non resta che esiliarlo, il più lontano possibile: Cayenna, Antartide, Travaglio lo manderebbe in Arabia, comunque lontano, lontano nel mondo… Purtroppo la cicuta è passata di moda, anche se … Ma, poffarbacco, per derenzizzare qualcosa bisogna che questa sia stata prima renzizzata, col che parrebbe evidente che viviamo in un’Italia profondamente renzizzata, che va quindi tosto derenzizzata. Ma dov’è quest’Italia renzizzata? Certo, gli ottanta famigerati euro del 2014 sono ancora nelle buste paga dei redditi medio bassi, le unioni civili nessuno le ha abolite, anzi hanno fatto felici un gran numero di persone, così come la legge sul terzo settore e sul dopo-di-noi; anche la riforma della banche popolari è ancora lì ed è stata la fortuna di moltissimi istituti di credito (e dei loro clienti), che hanno potuto affrontare con una migliore struttura finanziaria le numerose crisi bancarie; pure la dichiarazione dei redditi pre-compilata, la fatturazione elettronica, il canone TV in bolletta, sono ancora tutti lì e nessuno si sogna di derenzizzarli. Dimentico senz’altro qualcosa … in effetti è innegabile che una certa renzizzazione in Italia è tuttora presente: persino il Presidente Mattarella, prodotto dalla renzizzazione nel 2015, è ancora al suo posto, a grande richiesta di pubblico e di critica. Draghi no, Draghi è durato poco: è stato in effetti derenzizzato, povero lui, poveri pure noi, e povero anche il cavallo … Il problema è che non è facile cancellare la Storia, anche se gli americani vogliono cancellare Colombo (non il tenente, quello no, ma il navigatore genovese, forse suo lontano antenato). Le cose fatte restano, nel bene (e nel male), e indietro non si torna: la freccia del tempo ha una sola direzione (per eventuali aggiornamenti in materia, citofonare Rovelli …). Quindi, quindi, il problema della derenzizzazione adesso ce l’ha il Terzo Polo, o Partito Unico, o Araba Fenice (no, araba no!). Cancellato il nome dal simbolo, cancellato dagli organismi dirigenti, cancellato dagli eventi pubblici, pare che ora bisogni cancellare anche la Leopolda, ovvero quanto di più renzizzato c’è al mondo. Intollerabile, improponibile: è lì che è nato tutto, come nella grotta di Betlemme, si parva licet …. Nessuna traccia deve rimanere. Solo l’oblio, con damnatio memoriae … Sarà più dura convincere Alfredo Romeo a derenzizzare il quotidiano “Il Riformista”, visto che l’ha appena renzizzato, nominandolo addirittura direttore. Come un misirizzi, il soggetto rispunta sempre da qualche altra parte. Ma ci si penserà in un secondo momento: ora va portata a termine l’opera principale di derenzizzazione, e tutti devono concorrere e dare una mano. Ne va del futuro del Paese. In effetti nessuno si fa pregare e la partecipazione è consistente ed efficace. Solo quando avremo derenzizzato tutto il derenzizzabile, potremo rilassarci e riposare tranquilli, in un mondo che finalmente potrà avviarsi verso un futuro sereno e totalmente derenzizzato. D’altronde, avvenne lo stesso dopo la destalinizzazione, dopo la dekrusciovizzazione, dopo la deperonizzazione, dopo la Restaurazione e dopo la Controriforma. Tutto il mondo si illuminò e le genti marciarono felici verso un felice futuro dequalcosizzato … o no? Bah, forse no, forse è vero che della Storia, come del maiale, non si butta via niente e che tutto deve essere macinato e messo a frutto (a salame...), a esserne capaci; cosa ben più complicata della rozza cancel culture, che pretende di riscrivere il passato, come i talebani con i Buddha di Bamiyan. La cosiddetta furia iconoclasta ha segnato spesso la Storia, ma non se ne ricordano risultati rimarchevoli. P.S.: chi si aspettava due parole sulle turbolenze tuttora in corso nel Terzo Polo forse rimarrà deluso, ma sinceramente non mi sento di commentare un fenomeno oggettivamente esoterico che, malgrado la sua esotericità, rischia di compromettere un progetto politico che poteva, e forse può ancora, portare un po’ di aria fresca nell’asfittico panorama politico italiano. Distruggere ancora prima di costruire, un esercizio per menti formidabili, un paradosso senza precedenti, un incubo lisergico che lascerà forti mal di testa e un gusto molto amaro. Ci saranno approfondimenti da fare, responsabilità da attribuire, giudizi da emettere. A suo tempo. Per adesso continuiamo ad esercitarci con gli scioglilingua.
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