Copio dalla Treccani: amorale, riferito a persona; sprovvisto di senso morale, o che agisce prescindendo dall’esistenza della legge morale. La persona nella fattispecie è, manco a dirlo, Silvio Berlusconi R.I.P. Il quale si è sempre sentito ben al di sopra di tutti i commenti moraleggianti che lo hanno sfiorato, toccato, a volte colpito in pieno, qualcuno anche lasciando il segno, ma senza mai scalfire l’impenetrabile corazza del suo ego smisurato. Possiamo avere idee diverse sulla persona, certamente le abbiamo, fra chi lo ama e lo rimpiangerà per sempre, chi lo odia anche da morto, e chi lo considera un fenomeno (nel senso stretto del termine, ciò che avviene) che ha influenzato pesantemente la vita degli italiani (e non solo) per una quarantina d’anni, di cui trenta passati in politica. Io non l’ho mai amato, né men che meno mai votato, l’ho sempre avversato e per un po’ anche odiato (sbagliando, lo riconosco), insomma sono sempre stato da un’altra parte, e non me ne pento affatto. Poi però, come tutti i fenomeni, è finito. Manzoni scrisse, per un altro fenomeno: Fu vera gloria? Ai posteri l’ardua sentenza. Noi siamo stati contemporanei, da ieri siamo posteri, di sentenze ne abbiamo emesse a bizzeffe: cosa succederà da adesso in avanti è presto dirlo e, sinceramente, mi pare tempo perso giocare ad indovinare. Posso solo riflettere sul fatto che contro Berlusconi, nel corso della sua lunga vita, sono stati tentati approcci molto diversi: giudiziari, in primis, con risultati scadenti e non definitivi, malgrado l’enorme dispiego di mezzi: nemmeno la condanna ai servizi sociali per frode fiscale è bastata per metterlo da parte. Le sue immense risorse, finanziarie, legali, parlamentari, gli hanno permesso di attraversare trent’anni nei quali non gli è stato risparmiato niente. Tutto inutile: tasse, donne facili, finanza allegra, mafia, perfino terrorismo, nessuna accusa, anche dei peggiori reati, ha scalfito la sua incrollabile fede in se stesso (egolatria, la chiamò qualcuno) nonché la fede che in lui continuavano a riporre milioni di persone che lo avevano preso a modello. In qualche caso si è andati ben oltre il ridicolo … tutto inutile. Come un implacabile misirizzi, una volta abbattuto si risollevava più vispo che pria. Vi ricordate quella volta che, mentre al Quirinale parlava un tronfio Salvini allora in gran spolvero, lui gli contava con le dita le cose che stava per dire? Impagabile. La politica: approcci dialoganti furono tentati da due opposti e distantissimi leader: prima D’Alema, al quale Berlusconi stracciò in faccia un accordo sulle riforme costituzionali, già fatto nella Bicamerale, poi Renzi, al quale mandò di traverso il mitico Patto del Nazareno (con l’esile pretesto della candidatura di Mattarella…), aprendo però la strada che portava dritta al referendum costituzionale ed alla sconfitta più bruciante sua e del PD che, per le sue tare intrinseche, scelse di cadere nella trappola. In entrambi i casi, il solo vero motivo fu che lui avrebbe dovuto spartire il successo con qualcun altro, non sarebbe stato lui il deus ex machina, e quindi … tutto a monte (o a puttane, visto il soggetto …). Inoltre, l’uomo che ha oggettivamente più innovato in molti campi, dall’edilizia al calcio, alla televisione, si dimostrò sempre un profondo conservatore in politica, temendo cambiamenti o discontinuità che avrebbero potuto avere effetti non prevedibili per le sue sostanze. Ed a quelle lui teneva più di ogni altra cosa. Non una sola riforma sarà ricordata, forse solo la patente a punti e il fumo nei locali pubblici, apprezzabili ma non a lui ascrivibili, insomma nulla di istituzionalmente concreto fu portato a termine nei suoi interminabili tremila e passa giorni passati a Palazzo Chigi. Ma il mantenimento dello status quo e l’affermazione del suo potere erano quello che a lui più interessava … Ignorarlo non si poteva, batterlo sì, e Prodi, che aveva (e ha) una testa da emiliano più dura della sua, lo fece due volte, forzando però oltre i limiti la naturale ed atavica tendenza di certa sinistra da operetta a non prendersi responsabilità di governo e preferire di gran lunga organizzare marce e convegni, piuttosto che praticare il difficile ed impegnativo mestiere del riformista. Comunque finì male entrambe le volte. Dei tentativi di Renzi di aggirare il problema abbiamo già detto: non funzionò in egual modo, per la concomitante ed accerchiante azione che si estrinsecò plasticamente nella campagna per il NO, condotta all’unisono da berlusconiani DOC ed antiberlusconiani di ferro (ma solo a parole!), coalizzati contro il nuovo terribile guastatore della quiete pubblica, venuto dal mondo degli scout e da un paesino alle porte di Firenze. Non ce la fece la magistratura, non ce la fece la politica, non servì nemmeno il pochissimo credito, diciamo pure il discredito, ottenuto all’estero, anche se lui era straconvinto di essere quello che aveva posto fine alla Guerra Fredda (se non si intestò mai la caduta del Muro, fu solo per pure ragioni temporali …). Insomma, Berlusconi avrebbe fatto il Presidente della Repubblica pure da un letto del San Raffaele, convinto di essere senz’altro l’italiano più adatto al ruolo. Non deve essere stato facile convincerlo che non era cosa, e che era meglio ridare l’incarico a Mattarella … Fu una sconfitta vera, ma inutile: lui rimase lì, nel mezzo. In conclusione, avere Berlusconi come avversario, sia in politica che in altri campi, non è stato facile per nessuno. E nemmeno avercelo come alleato, visto come li ha trattati, finché ha potuto. L’uomo ha lavorato sui vizi e sulle tare ataviche della Nazione, segnandone in ogni caso la storia. Adesso riusciremo a prescindere da lui ed andare avanti? C’è un sacco di lavoro da fare, una classe dirigente al Governo del tutto inadeguata, un’opposizione divisa ed allo sbando. Però l’ingombro oggettivo della figura di Berlusconi almeno non c’è più. Riusciremo a litigare anche senza di lui? Certo che sì, senza alcun dubbio.
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