Il Governo Meloni è francamente sconcertante, ma l’opposizione al governo Meloni lo è altrettanto. Ho già più volte rimarcato l’anomalia costituita da un PD che non si sa bene cosa sia: un coacervo di sensibilità diverse e non più compatibili tra di loro, una Segretaria che non è espressione degli iscritti, che avevano preferito Bonaccini, ma è espressione di un humus politico e culturale difficilmente definibile, una linea politica senza una chiara visione di fondo, adagiata sulle posizioni estremistiche ed antagoniste della CGIL di Landini, un marcamento a uomo sul M5S di Giuseppe Conte, che quasi si diverte a strapazzare la Segretaria, menandola dove più gli fa comodo, insomma un partito diviso tra riformisti e massimalisti populisti, con i primi imbarazzati, senza voce, chiaramente spaventati di spaccare il Partito e per questo proni alla politica protestataria e tardo-liceale della Segretaria. Francamente non un bello spettacolo! D’altra parte i riformisti fuori del PD sono sempre più frammentati in mille realtà, litigiosi, suscettibili, ipersensibili, intolleranti, chissà se consci di giocarsi tutta la (poca) credibilità finora conquistata per finire a rinchiudersi in una ridotta che oscilla tra un’associazione culturale ed una bocciofila, con impatto sulla situazione politica pressoché nullo. E chi manovra per inserire qualche zeppa nelle tante contraddizioni del Governo è visto come un pericoloso collaborazionista … Il Governo infatti tira dritto, fregandosene delle proteste, degli scandali, della gaffes, delle evidenti inadeguatezze mostrate da una classe dirigente improvvisata e legata a schemi stravecchi: i “noi tireremo dritto” e i “me-ne-frego” del ventennio … robaccia già vista, purtroppo. No, lo spettacolo che sta offrendo la politica italiana è davvero deprimente, e ovviamente dall’estero tutti lo vedono benissimo e si comportano di conseguenza. Il nostro peso internazionale è palesemente vicino a quello di una mosca… Serve uno scatto di reni. Servirebbe al governo, in primis, ma c’è poco da illudersi: andranno avanti per forza d’inerzia, contando sul fatto che alternative non ce n’è, né ora né all’orizzonte. Allora lo scatto di reni dovrebbe arrivare dall’altra parte, ma abbiamo visto in che stato versa l’opposizione di Sua Maestà … Il tentativo di costituire il Terzo Polo è fallito miseramente: qualcuno l’aveva previsto, io invece ci avevo sperato e ovviamente ora non sono contento. Poco male, direte Voi …! Il fatto è che nessuno può dirsi contento di questo sfacelo nel quale stiamo sguazzando. Non voglio essere negativo per partito preso, ma se l’obbiettivo migliore che ci poniamo è superare lo sbarramento alle prossime elezioni europee, allora vuol dire che abbiamo accettato un ruolo comunque marginale, che al massimo sarà da portatore d’acqua a forze europee ben più strutturate delle nostre. Serve pensare in grande: lo dico da tempo, ma più passa il tempo più vedo scoppiare piccole beghe di cortile, che denotano solo la paura di fallire clamorosamente. Inutile fare esempi, tanto chi deve saperlo lo sa già benissimo. Altro che Terzo Polo, qui bisogna costruire il Secondo Polo, visto che il primo sta al Governo e nessuno lo tocca. Altro che superare la soglia, qui serve un Partito Nuovo che miri al 25% almeno, che abbia peso in Italia ed in Europa. I riformisti devono coltivare ambizioni proporzionali al compito storico che li attende. Serve quindi una presa di coscienza collettiva, un’iniziativa corale di tutti i riformisti, dovunque annidati, per uscire dall’impasse e creare una proposta seria e consistente. Occorre mettere sul tavolo con chiarezza il progetto di un partito riformista che si distingua nettamente da ogni tipo di sovranismo, di populismo, di massimalismo. Un Partito che rivoluzioni il panorama politico come lo rivoluzionò nel 2007 il progetto del Partito Democratico di Veltroni, oggi finito come sappiamo. Occorre che i riformisti tutti si decidano ad uscire dalle loro piccole comfort zone e si mettano in gioco sul terreno aperto del dibattito, di una proposta alternativa di Governo. Il Paese, e pure il Parlamento, sono pieni zeppi di riformisti, disseminati nelle tante correnti del PD, nei radicali, nelle tante associazioni liberali, ambientaliste, in Azione, in Italia Viva, …: tutte energie sprecate, se non finalizzate ad un obbiettivo chiaro di alternativa. Le distanze politiche reali non sono affatto incolmabili; lo potrebbe essere, in questo momento, quello della leadership, chi guida, chi prende l’iniziativa, ma questo a mio parere è un problema secondario rispetto a quello di creare un contenitore aperto a tutti e contendibile con chiarezza. Di possibili leader ce ne sono anche troppi, e l’unico modo per sceglierlo è aprire, al momento giusto, una competizione senza troppe barriere. Ma solo dopo avere chiarito che la casa è di tutti e che i muri sono un programma riformista pluriennale strettamente legato alla realtà e non a posizioni ideologiche preconcette. Volete dei nomi? Potrei indicarne a iosa, oggi presenti nel PD, In Azione, in Italia Viva, nelle associazioni, nelle istituzioni, persino qualcuno in pensione in Umbria … Ma non è adesso il momento di scegliere … Adesso è il momento di mettere sul piatto l’esigenza di una forza politica “a vocazione maggioritaria”, come lo fu il PD quindici anni fa. Allora Veltroni raccolse il 35%, scontrandosi con la corazzata di un Berlusconi all’apice della gloria; oggi al massimo c’è un incrociatore cacciamine un po’ malandato, male armato e malcondotto da una improbabile ciurma di reduci di altri mondi. Le possibilità oggi sono molto maggiori … Come anche le difficoltà da superare per avviare questo processo sono elevatissime, inutile nasconderselo. A cominciare dalla presa di coscienza dei riformisti del PD che la nave su cui viaggiano non è più la loro; sono diventati passeggeri un po’ ingombranti: fanno numero, ma non controllano la rotta; sono tollerati, purché non diano troppo fastidio e non disturbino lo Stato Maggiore. Non credo possano coltivare sogni di ammutinamento: hanno perso un Congresso assurdo fuori casa, dopo averlo vinto in casa, e adesso devono aspettare il prossimo giro, se e quando ci sarà. Dovrebbero prendere atto delle trasformazioni avvenute e mettersi in gioco. Così come i vari Renzi, Calenda, Bonino, tutti i loro pregevoli collaboratori, nonché tutta la galassia in perenne espansione dei riformisti, ovunque annidati. Una presa di coscienza collettiva ed un’iniziativa corale: niente di meno di questo serve alla bisogna. Serve anche coraggio e tanta lucidità. Il tempo non è molto: le elezioni europee dovrebbero servire a mandare a Bruxelles una nutrita pattuglia di riformisti italiani e non solo qualche volenterosa avanguardia. E se qualcuno pensa che i tempi non siano ancora maturi, vorrei ricordargli la favola di Esopo-Fedro, dove la volpe, guardando l’uva, se la cavò con il famoso: “nondum matura est …”, restando a bocca asciutta. Ce lo possiamo permettere?
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