Caro Senatore Renzi, vengo subito al punto. Di certo non dico nulla di nuovo se constato che su tutti i social network e anche sui commenti agli articoli che ti riguardano nei maggiori organi d’informazione, gli interventi dei lettori/utenti sono in larga parte (molto oltre il 50%, a occhio) terribilmente negativi nei tuoi confronti. Non critici o problematici, proprio negativi, anzi distruttivi. Non perdo tempo a dettagliare, perché senz’altro ne sarai già ampiamente edotto. Vero è che il campione statistico dei commentatori è assai poco significativo, ma è comunque allarmante una così continua, insistente, violenta, gratuita salva di insulti vari, pregiudizi, luoghi comuni, fake news, tormentoni, sempre gli stessi, accumulati e stratificati nel corso dei non pochi anni ormai passati dal tuo ingresso sulla scena politica nazionale. Non importa se dietro alla canea ci sia o meno qualcosa di organizzato, tipo Bestia, o simile: l’effetto è comunque devastante. Aggiungo che il tono degli articoli e delle interviste che ti riguardano spesso è ironico, irridente, spesso sarcastico o addirittura insultante. Tu conosci bene tutti i giornalisti “politici” sulla piazza e sai che solo pochissimi si dimostrano equanimi nei tuoi confronti. Il resto è un indistinto “dagli all’untore”. Tutto ciò detto, non può essere ininfluente tale situazione sulle bassissime percentuali di gradimento tue personali e anche del tuo (nostro) partito. Il fatto incontestabile è che sei una delle persone più odiate, disprezzate e malfidate d’Italia, e fare politica in queste condizioni non è certamente agevole, malgrado le tue indubbie qualità. Anni fa (articoli del 17/7/17 e poi 8/2/21) Massimo Recalcati analizzò con la sua usuale sagacia questo stato di cose (che poi è vieppiù peggiorato), riconducendolo al fatto che tu hai messo la sinistra storica spietatamente davanti ai suoi fallimenti, che sei “colpevole di avere messo la sinistra di fronte al suo cadavere”, dimostrando che l’agibilità politica si può conquistare, che le riforme si possono fare, che non siamo condannati per sempre ad una posizione ancillare. Eri un “eterogeneo inassimilabile", sintetizzò. Questo ha sviluppato il terribile risentimento che tu ben conosci, che ha azzoppato il tuo Governo e la tua azione riformatrice e che ancora oggi ti condanna all’impopolarità ed alla diffidenza generale. Il tuo carattere non proprio accomodante ha amplificato azioni e reazioni. Oggi ad esempio non c’è nessuno che non sappia distinguere le tue responsabilità da quelle di Carlo Calenda nella brutta fine del progetto del Terzo Polo. Eppure … il villain della storia sei sempre tu. Non so cosa direbbe ancora il professore Recalcati, ma non credo che tu abbia difficoltà ad interrogarlo in merito … (a proposito, perché non lo intervisti su Il Riformista?). Resta il fatto che la situazione a mio parere non può essere liquidata con un’alzata di spalle, come fosse ormai ineluttabile. Serve un di più di “intelligenza politica” per andare avanti e organizzare il progetto riformista in Italia ed in Europa. I due livelli dell’attività politica, quello interstiziale per sfruttare le opportunità di breve, e quello strutturale per avviare un progetto di medio-lungo, vanno portati avanti insieme, sono uno necessario all’altro, ma tu devi riconquistare il tuo posto e soprattutto la tua credibilità, fortemente minata da anni di sistematica “character assassination”. Devi trovare un linguaggio nuovo, che ti permetta di tornare ad essere visto come un costruttore e non passare sempre e solo da distruttore, di essere credibile e non essere continuamente tacciato di doppiezza ed inaffidabilità. Il gioco si fa duro (in realtà è sempre stato duro), ma ormai o si trova una via praticabile o ci teniamo questa orribile ed incapace destra per chissà quanto tempo, tra rigurgiti di estremismo neofascista e finte conversioni alla modernità democratica. Bisogna fare presto: il tempo non gioca a nostro favore. Tu, caro Matteo, non puoi continuare ad essere una presenza immanente ma fuori scena: un convitato di pietra puskiniano, un Commendatore mozartiano, un fantasma shakespeariano. Tanto più con un Congresso alle porte. O sei dentro dentro o sei fuori fuori. Inutile dire che, se tu restassi a mezz’aria, tipo padre nobile o stratega ideologo, metteresti in grave imbarazzo anche il prossimo Segretario che, pur uscendo da un Congresso democratico, non potrà né essere eterodiretto né contrastarti apertamente. Resterebbe azzoppato e sarebbe la morte non tanto del Partito ma di tutto il progetto riformista. Chiedo scusa se ho parlato con tanta franchezza (ho l’età di tuo padre), ma il momento è delicato e i nodi arrivano al pettine. Se i riformisti non trovano presto un’espressione comune, una casa comune, un progetto comune, questa lugubre parentesi meloniana rischia di diventare molto lunga. E non si può ragionevolmente sperare di condizionarla dal di fuori, anche ammesso di riuscire ad ottenere un qualche risultato apprezzabile. Con affetto ed anche un sorriso (un po’ tirato …). Ernesto Trotta Torino |