Ma perché gli americani non scoppiano a ridere fragorosamente davanti alla ormai famosa foto segnaletica di Donald Trump? Perché in tutto il mondo se ne discute come se fosse una cosa seria? Non basta guardare ...? E come può Trump pensare di costruirci su una campagna elettorale? Infine, come è ridotta la più grande democrazia del mondo, se la foto di un buffone col ciuffo finto e un ghigno esagerato può essere scambiata per un “piano di battaglia”, una dichiarazione di intenti, in democratiche elezioni? In un mondo appena “normale” una foto così sarebbe per il soggetto ritratto la definitiva tomba di ogni illusione; uno che con lo sguardo truce pensa di convincere gli elettori e spaventare gli avversari finirebbe messo in un angolo e al massimo compatito per la sua pochezza mentale e per le sue fissazioni. “Lo scemo del villaggio”, insomma. Non è così. Né in USA e nemmeno qui da noi, a giudicare dalla faccia sempre truce di Matteo Salvini e da quella esaltata di Giorgia Meloni in versione da combattimento. Queste sono le destre nel mondo negli anni Venti del XXI secolo. Devo dire che anche negli altri anni Venti, nel XX secolo, le facce truci e patibolari riscuotevano un certo successo ..., e in capo a pochi anni ci hanno portato sessanta milioni di morti. Attenzione, quindi! Democracy Dies in Darkness, c’è scritto sulla testata del Washington Post. Ma la democrazia muore anche per mancanza di sense of humour. Come si potevano prendere sul serio il mascellone del Duce o i baffetti del Führer? Eppure ... “Ma mi faccia il piacere …!” avrebbe detto Totò, il cui spirito dissacrante e sarcastico tagliava come un rasoio e non guardava in faccia nessuno. Ma adesso chi reagisce con uno sberleffo davanti alla foto di Donald Trump, o davanti a quelle dei suoi epigoni nostrani? Se ne discute come se da esse dipendessero le sorti del mondo. E forse è pure vero, almeno per Trump. Ma come ci siamo potuti ridurre così? Nessuno vuole cominciare a fare una seria autocritica? Secoli di lotte, di guerre, di sacrifici per emanciparci dal vassallaggio, per dare pari dignità a tutti i cittadini, per imparare a guardare un po’ oltre l’apparenza, e poi un ridicolo ottantenne col ciuffo pretende di convincere parecchie decine di milioni di cittadini americani, che nella loro storia hanno Washington, Jefferson, Lincoln, Roosevelt, fino ai fratelli Kennedy e al reverendo King, di essere la migliore opportunità per il benessere della Nazione. E c’è il serio rischio che li convinca davvero! Nessuno scoppia a ridere … anzi qualcuno si spaventa sul serio. Non può essere vero. D’altronde, come si fa a contrastare politicamente un tale fenomeno da baraccone? Diceva Barnum (quello del Circo …) che “nessuno è mai andato fallito per avere sottovalutato l'intelligenza del popolo americano.” Ovvero, scommetti sulla dabbenaggine e vinci di sicuro. Era ben oltre un secolo fa, ma il tempo pare essere passato invano. “Una risata vi seppellirà”, dicevano in Francia quelli del Maggio (e forse Bakunin prima di loro), ma qui non ride nessuno. Facciamo tutti finta di discutere di tutto, dalle farneticazioni di un Generale alle continue e goffe provocazioni dei sodali di Meloni, tutto sempre sul serio, senza mai alzare lo sguardo e scoppiare a ridere. Spero che gli americani trovino la forza di sbeffeggiare nel modo più crudele possibile il loro candidato mitomane, non lasciandosi trascinare in una squallida polemica politica da cui solo lui può uscire vincitore. Lo slogan dovrebbe essere qualcosa come: “la democrazia è una cosa seria! O no?”. Inoltre qualcuno in televisione dovrebbe avere il coraggio di scoppiare a ridergli in faccia, una risata di quelle che non finiscono mai, come quella del giovane Mozart nel film Amadeus di Milos Forman. Recuperare il senso del ridicolo ci sarebbe di grande aiuto, sarebbe il segno che abbiamo raggiunto una certa indipendenza di giudizio, che non tutto ci può essere propinato senza conseguenze. Ridere richiede un confronto tra modelli: è dal confronto che scaturisce il ridicolo ed il confronto è una operazione di alta valenza culturale. Non la faccio tanto lunga: è l’ignoranza, la crassa ignoranza, che fa perdere il senso del ridicolo: basta colpire l’immaginazione nel modo giusto; basta mettergli addosso la paura di qualcosa e davanti lo spettro di un nemico pericoloso. Trump ci prova, e non solo lui. Sta a noi trovare le contromisure efficaci, e subito, perché non ci possiamo permettere di aspettare tempi migliori. Potrebbero non arrivare mai … o non arrivare più. Invece al massimo noi ci indigniamo, e prendiamo maledettamente sul serio le mattane di un Trump, come le sparate di Lollobrigida o le provocazioni del Generale. Sono macchiette, e come tali bisognerebbe trattarle. Dovremmo però anche nel frattempo offrire modelli più solidi ed esempi più edificanti. E non continuare a beccarci a vicenda come i famosi polli di Renzo Tramaglino ...
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