Due al prezzo di uno: tipica promozione da supermercato … Ed eccola qui l'offerta: tutti a sottolineare che la nostra (ahinoi!) Presidente si trova davanti ad un bivio, che presto dovrà scegliere, che non potrà mantenere a lungo una doppiezza neo-togliattiana (guarda te che irunia …!, cantava Davide Van De Sfroos) tra la Meloni di lotta e quella di governo. Ma figuriamoci! Tra la borgatara della Garbatella, adusa alle esagerazioni da comizio, con la voce roca e lo sguardo fiammeggiante, idolo di bande di nostalgici, carichi di astio e di sete di rivalsa verso il presunto “pensiero unico” che li avrebbe emarginati per decenni, e l’aspirante giovane statista che deve dividersi tra i vertici internazionali, europei e mondiali, i tavoli di mediazione con le parti sociali e persino con l’opposizione e i periclitanti rapporti con i suoi irrequieti alleati. Quale prevarrà? La “sora Giorgia” o la Presidente Meloni? Orbán o Thatcher? Semplice: le avremo sempre tutte e due, al prezzo di una sola. E il prezzo per il Paese sarà alto a sufficienza da compensare la promozione. La doppiezza paga, eccome se paga, l’incoerenza non la vede nessuno, le infinite retromarce diventano abili manovre, le palesi contraddizioni segno di maturazione politica. Va tutto bene, madama la marchesa, tout va très bien, direbbe la nostra poliglotta Presidente. Si illude chi pensa di poter lucrare sulla poca chiarezza o di poter far esplodere le contraddizioni. Al massimo si potrà mitigare qualche esagerata scabrosità … La Legge di Bilancio … se ne farà una né carne né pesce, low profile, quanto basta a tenere buoni i mercati (che sono l’unico, vero arbitro con potere sanzionatorio, ma a cui non conviene far precipitare situazioni che potrebbero risultare incontrollabili) e la Commissione Europea, che è abituata a considerare l’Italia come l’anello debole. Nel frattempo i toni non si abbasseranno, ci sarà sempre un Generale, un Colonnello, un Maresciallo, un Caporale, che terrà desta l’attenzione con diversivi roboanti, da dare in pasto ai media, agli ultras delle curve nere e pure alle opposizioni, che si illuderanno di poterli cavalcare. Nel frattempo, il tempo passerà e non è detto che il tempo sia sempre galantuomo. Spesso anzi è un gaglioffo. Perché mi sbilancio in previsioni che potrebbero risultare in quattro e quattr’otto del tutto fallaci? Ho la famosa palla di lardo di Gianni Mura? Vanto contatti con veggenti ed oracoli? Macché: sto solo dando sfogo ad un’anima pessimista, che spero serva almeno ad illuminarci la strada. Nessuno sa come andrà, ovviamente, ma quelli più responsabili dovrebbero almeno costruire scenari e trarre da essi indicazioni su come andare avanti. Perché andare avanti si deve, con ottimismo o con pessimismo, ma si deve. Stare fermi in attesa degli eventi o alzare solo barricate non serve a nulla. Anzi: dà fiato al Governo, aiutandolo a costruire una narrazione spendibile e credibile della sua azione. PD e cinquestelle (Schlein, per la precisione, e Conte) stanno facendo il gioco di Meloni, le tengono bordone, dandole occasioni per mostrarsi risoluta o dialogante, ma senza mai concedere nulla. Certo, fare opposizione in queste condizioni è molto difficile: la gente è francamente scazzata, disillusa, nervosa, intollerante, poco disponibile alla ragionevolezza. Ma tant’è. Sulla doppiezza di Giorgia Meloni bisogna lavorare, ampliarla, metterla in crisi, ma non a chiacchiere, quanto piuttosto con azioni concrete, in Parlamento, sui territori e sui media. Proposte, proposte vere, ragionevoli, non ballon d’essai per ingraziarsi il proprio elettorato: non è quello da curare, quanto piuttosto quello che non ti vota perché non si fida, quello che vota controvoglia, quello che si chiede se sarà mai possibile avere un Governo normale, che fa cose normali, razionali, di buon senso e non sparate roboanti che fanno solo rumore. Bisogna costringerla a mediare, a trattare sempre e comunque, sfruttando anche le divisioni interne alla maggioranza e mettendole a frutto. È roba da professionisti, da stomaci forti, da veri duri della politica, serve pazienza, coraggio e pelo sullo stomaco, anche perché nel frattempo non si può smettere di preparare il terreno per una possibile riscossa, che prima o poi dovrà pur venire. Sono i due livelli di azione politica che dobbiamo imparare a praticare simultaneamente: il breve ed il lungo, l’interstizio e la struttura. Non è facile, ma perché mai dovrebbe esserlo? Sono decenni che facciamo di tutto per complicarci la vita, e sempre per cambiare il meno possibile, per evitare traumi, anche piccoli, perché i tassisti non li tocca nessuno, i balneari nemmeno, gli evasori poi, figuriamoci …! Il povero Ruffini, mio omonimo Ernesto, è braccato dal Governo che ha bisogno dei soldi che solo lui può recuperare, ma è odiato perché, per procurarseli, a qualcuno deve pure rovinare la festa, sia che si tenga su uno yatch in Sardegna o in un garage di periferia. Trovare l’equilibrio tra “il pizzo di Stato” e il deficit che cresce … esercizio emozionante. Ecco, Meloni "A" continuerà a blaterare contro le tasse, ma Meloni "B" dovrà procurarsi le risorse per continuare a governare. Le prendiamo entrambe, tanto paghiamo noi.
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