Generali fanatici che farneticano peggio di Tognazzi in “Vogliamo i colonnelli” (M. Monicelli, 1973), Presidenti del Consiglio che scappano (nottetempo?) in Albania, olandesi assassini braccati, alla macchia nel Cuneese, benzina che costa quasi tre euro al litro (tra un po’ si venderà a bicchieri come il Sauvignon …), leghisti irrequieti e borbottanti, con un capo che “odia l’estate”, come Bruno Martino, improbabili ed inutili raccolte di firme “alla grillina” prima maniera, bei tempi …, toast tagliati a metà con supplemento e lettini d’oro al Twinga, caldo africano che va, che viene, che infuoca le strade, le spiagge e le menti, temporali che travolgono tutto quello che trovano, e qualcuno passa Ferragosto nel fango. Così scivola agosto, verso un settembre che non promette nulla di buono per nessuno e che non sarà “il mese del ripensamento sugli anni e sull’età” (F. Guccini, 1972). … qua fuori è un brutto mondo … No, perché nel frattempo russi e ucraini si scambiano droni amichevolmente, nell’indifferenza generale, l’Africa sta esplodendo, la Cina traballa tanticchia, Dio è morto e neanch’io mi sento tanto bene …, avrebbe detto Woody Allen. Eppur bisogna andare … E andiamo. Ma dove? Abbiamo il Governo più a destra dell’Occidente e della nostra storia repubblicana e nessuno pare preoccuparsene più di tanto. Diamo per scontato ed inevitabile che staranno lì per qualche anno ancora (solo?) e quindi ce la prendiamo comoda. Chi pensa a posizionarsi per strappare un punto in più nei sondaggi (bella consolazione!), chi si lecca le ferite, chi legge la mano, chi regna sovrano, chi suda, chi lotta, chi aspetta tempi migliori. Si può fare di meglio? Certo che si potrebbe, ma qualcuno almeno ci prova? Sembriamo tutti presi da un incantesimo, una malìa che ci attanaglia e ci fa ripetere sempre le stesse cose, facendo finta di non sapere che, come ammoniva Einstein, facendo sempre le stesse cose si ottengono sempre gli stessi risultati. Servirebbe una di quelle belle mosse del cavallo di una volta, quando ad un tratto qualcosa cambiava e ti pareva fosse la cosa più naturale del mondo. Forse non è più tempo di cavalli, si sono ribellati anche quelli del Palio di Siena, ma che razza di tempo è? Possibile che non ci si accorga che non ci sono prospettive, che non ci sono sbocchi praticabili, che siamo condannati ad una coazione a ripetere sempre gli stessi errori? Eppure, eppure, … non succede niente. Questo sistema politico sfibrato, sfilacciato, polverizzato, astioso, miope, senza slanci, non pare avere un futuro credibile e quindi ci teniamo Lollobrigida, La Russa, Urso (Urss …), Salvini, Tajani, con la loro capa che ci prende in giro sorridendo, a volte urlando, sempre declamando ovvietà, senza alcun ritegno né paura di contraddirsi. Basta declamare, secondo le usate tradizioni della Casa … In questa non felice situazione, c’è qualcuno che si muove negli interstizi, che cerca spazi di manovra, si sbatte per ottenere qualche miglioria o far passare qualche emendamento ragionevole. Ce la fa, non ce la fa, … ci prova, nella convinzione che è meglio accendere una candela che imprecare contro il buio. Ma basta una candela a rischiarare un groviglio inestricabile di incomprensioni, rancori, equivoci, doppiezze, inganni? Non sarebbe meglio accendere la luce? Già, basterebbe trovare l’interruttore, che evidentemente è ben nascosto. Ma si può rinunciare anche a cercarlo? Matteo Renzi è certamente un maestro nel muoversi tra gli interstizi della politica: ottiene sempre qualcosa di utile; ma qui paiono esserci davvero due livelli ben distinti. Quello appunto interstiziale e quello strutturale. Quest’ultimo non può che essere praticato che attraverso un progetto di ampio respiro, di medio lungo termine, che richiede tanta di quella intelligenza politica e buona volontà da far pensare che forse non sarà mai possibile. È il sogno del Grande Partito Riformista, un partito da 30%, che razionalizzi l’offerta politica aldilà di ogni tipo di populismo, di massimalismo, di demagogia consociativa. C’è lo spazio politico, ci sarebbero le risorse, umane, culturali, forse anche economiche, non c’è però la volontà di farlo, con ogni evidenza. La maggioranza degli interessi costituiti del Paese non lo vuole. Gattopardi, leoni, sciacalli, iene, pecore, tutti insieme convinti di essere il sale della terra, non accetterebbero mai un riformismo serio e profondo, che cambiasse davvero i modelli di comportamento del Paese. E allora restano gli interstizi, che non mancano mai e sono sempre praticabili, anche con qualche successo, a volte, sperando che un qualche effetto leva possa sortire risultati positivi. Bisogna accontentarsi e accontentarsi non è facile … Nel frattempo, ci sarà qualcuno che voglia provare a battere il sentiero più difficile, mettendoci la faccia e la passione, ben sapendo che il risultato sarà con ogni probabilità un ennesimo fallimento, con annessi delusione e sconforto? Avanti, avanti, cosa abbiamo da perdere? Abbiamo subito per anni il proto-populismo di Berlusconi (che erano solo chiacchiere per la TV, perché il buon Cavaliere pensava solo agli affari suoi…), abbiamo sopportato le sceneggiate dai balconi di Di Maio e Toninelli, e poi il truce Salvini in mutande al Papeete, stiamo sopportando l’insopportabile e viscido Conte e pure la fatina Elly Schlein, che ha incantato quel che resta del PD, intanto viviamo ben piantati nel mondo prosaico di Giorgia Meloni e camerati annessi, Cosa abbiamo da perdere? Cosa deve capitarci ancora? … qua fuori è un brutto mondo …
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