Mala tempora currunt, dicevano gli antichi romani. E currunt più veloci di Verstappen…! Gli ultimi provvedimenti del Governo hanno persino trovato l’entusiastico appoggio nella finta opposizione delle sinistre populiste varie ed assortite (rossi, verdi, gialli, in tutte la sfumature). Un’assurda manovra sui profitti pregressi (dico, pregressi … altro che pizzo di Stato!) delle banche, eseguita a Borse aperte, contro ogni logica, con effetti devastanti sulle quotazioni (dieci, dico dieci, miliardi volati via in un giorno anche dalle tasche dei piccoli risparmiatori azionisti …). Roba che anche uno studente fuoricorso dal primo anno di economia sa che non bisogna fare, perché in ogni caso si dà il tempo ai mercati per analizzare il provvedimento e agire di conseguenza, senza isterie. Qui addirittura hanno annunciato una cosa e poi l’hanno corretta, spaventati dagli effetti nefasti provocati. E qualcuno bene informato potrebbe avere realizzato utili notevoli, vendendo prima e ricomprando dopo. Un’esibizione di incompetenza, di sciatteria, di cialtronaggine, di populismo allo stato puro, al quale le ineffabili finte sinistre hanno dato appoggio entusiastico. E poi l’ennesima vittoria dei tassisti, dopo i balneari, e forse anche i venditori di caldarroste (arriverà l’autunno … abbiate fede!). Sul totem del salario minimo-purché-sia si annuncia un altro inciucione. Un’esplosione estiva ferragostana di baggianate, che purtroppo rende spietatamente l’idea dello stato confusionale in cui stiamo precipitando. Ormai è chiaro che il quadro politico italiano è diviso non in partes tres, come la Gallia di Giulio Cesare, ma in due: da una parte i populisti associati, e sono tanti, agguerriti, aggressivi, pericolosi peggio della peronospora, dall’altro uno sparuto, lacero e squinternato drappello di riformisti, che neanche riescono a parlarsi tra di loro. C’è da essere disperati, irrimediabilmente disperati. L’assedio di Alamo finì molto male per i resistenti, anche se la Storia ha poi seguito un altro corso e svoltato dalla loro parte. Qui per i riformisti si annunciano periodi molto, molto bui. E chissà quando e se finiranno. Alla fine avremo pure ragione, forse, ma il rischio è che la Storia ci trovi tutti abbattuti, dopo esserci perfino sparati addosso l’un l’altro. Il mio sogno del Grande Partito Riformista è meno di un sogno, è illusione, è pio desiderio destinato ad aggiungersi all’infinito catalogo dei fallimenti storici di quest’area. Comincio a temere che il destino dei riformisti sia irrevocabilmente quello di riempire di soppiatto gli interstizi tra una crisi e l’altra, approfittando del torpore e della pigrizia mentale delle sentinelle populiste. Dopo la Chiesa dei presbiti intercostali di Corrado Guzzanti ne L’ottavo nano, si profila la sinistra dei matti interstiziali del riformismo italiano. Inutile dirlo di nuovo: non c’è un solo buon motivo, di sostanza, per non radunare le sparpagliate forze riformiste sotto un’unica bandiera e contrastare la marea populista. Neanche uno, eppure non si fa, non avviene, non avverrà. Non so se le classi dirigenti (si fa per dire …!) si rendono conto della tremenda responsabilità che si stanno allegramente prendendo sulle spalle. Ognuno è convinto di farcela da solo, di essere il migliore, di non avere bisogno di collaborazioni. Un florilegio di presunzione, di spocchia, di miopia politica, di disprezzo per una verità ormai conclamata sotto gli occhi di tutti: il populismo sta vincendo, da anni, ormai da decenni, continua a vincere, con qualche eccezione interstiziale … Ci basta? Pizza sole e mandolino, turisti che vengono a visitarci malgrado la piccineria di alcuni esercenti che fanno di tutto per farli scappare, malgrado i tassisti, i balneari, malgrado le infrastrutture, ma anche la giustizia lumaca, la Sanità approssimativa salvo eccezioni, una scuola stracciona, l’assistenzialismo endemico, radicato, profondo, inestirpabile da vasti ceti popolari e relativi politici rappresentanti. In questi giorni di ubriacatura populista collettiva pochi hanno ricordato che chi ora sta pagando care le rate di un mutuo a tasso variabile fino all’anno scorso ha pagato molto meno di chi più saggiamente ne aveva scelto uno a tasso fisso. Ma ora bisogna soccorrere chi ha voluto speculare, e lo si fa con i soldi di quelli più prudenti, ovvero i fessi nazionali. Come anni fa bisognava assistere i furbastri che avevano lucrato interessi irrealistici su improbabili strumenti finanziari, salvo poi piangere miseria e chiedere aiuto quando quei titoli sono diventati carta straccia. Il M5S ha preso il potere con questi imbrogli. E la Lega mandando i medici in pensione con Quota 100. E non abbiamo imparato nulla. Adesso il potere l’ha preso Meloni con i suoi impresentabili nostalgici sodali: e chi glielo toglie, con questi chiari di luna? Altro che fascisti, questi sono totalmente incapaci ed irresponsabili! Buon Ferragosto a tutti, cari amici, buona estate, buon rientro, buon quello che vi pare. Gli auguri sono gratis e non si negano a nessuno. Augurare un ravvedimento operoso ai riformisti credo sia tempo perso. La Storia farà il suo corso perché, come si sa, la Storia dà torto e dà ragione. Poi la citazione continuerebbe con un afflato di ottimismo: e poi la gente, (perché è la gente che fa la storia) quando si tratta di scegliere e di andare, te la ritrovi tutta con gli occhi aperti, che sanno benissimo cosa fare, che in questo momento mi pare del tutto fuori luogo. Si fa tardi … torno nel Forte, ad Alamo, e temo che non ci troverò Davy Crockett ad aspettarmi. Buon Ferragosto.
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