Le “farneticazioni” (il povero Crosetto dixit) del Generale Tal-dei-talacci stimolano qualche riflessione aggiuntiva, da fare prima che un nuovo e più piccante argomento balzi sulla scena. Da giorni tutti ne parlano, tutti sono scandalizzati, chi condanna l’enormità delle sue affermazioni, chi al contrario denuncia l’umiliazione inferta ad un fedele servitore dello Stato, che ha solo, con supremo sprezzo del pericolo (nonché del ridicolo …) osato riportare candidamente, in un libro autoprodotto, le sue eccentriche idee. Ovvio che uno che si esprime in quei termini susciti perlomeno dibattito, tanto più in un mondo dove si dibatte e ci si divide su tutto, dalla guerra in Ucraina al granchio blu … Il dibattito però dovrebbe almeno rispettare la logica e non sfarfallare liberamente nei cieli empirei della fantasia. Qualcuno ha voluto sottolineare che dalle parti nostre l’espressione del pensiero è libera: cosa sacrosanta, indiscutibile, ma bisognerebbe aggiungere che non lo è “a prescindere” dai contenuti di quanto espresso. Se urlo: “Al fuoco!” in un teatro pieno, quella non è una libera espressione, è procurato allarme, fattispecie di reato punita dalla legge. Se incito allo sterminio degli ebrei, se do dell’assassino a qualcuno, se spingo alla lotta armata, se invito allo stupro o alla rapina o auspico lo schiavismo, compio reati penali. Se, avendo giurato fedeltà alla Costituzione, come ha fatto ogni pubblico dipendente ed a maggior ragione un ufficiale delle Forze Armate, poi mi esprimo in aperto contrasto con i suoi Principi Fondamentali, non posso aspettarmi meno che qualcuno me ne chieda conto. Fare le verginelle non è onesto: il libro è stato scritto e pubblicato con chiaro intento provocatorio, in un momento in cui si era certi che avrebbe suscitato critiche ma anche consensi entusiastici, vista la temperie culturale che si vorrebbe stabilire nel nostro Paese. E che sarà mai se uno dice che i gay non sono normali? Disquisiamo sul concetto di “norma”? O che Paola Egonu non ha i tratti tipici dell’italianità? Ci chiediamo se li abbia più un biondo e slanciato altoatesino oppure un moro e tracagnotto ragusano? O capiamo che si vuole deliberatamente provocare scandalo, dando voce ai peggiori istinti della parte peggiore della popolazione, da sempre propensa all’estremismo culturale? Quanto tempo, quanti sacrifici, quanto sangue sono costati poter affermare il principio che: “La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo …” (art. 2 della Carta), “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali …” (art. 3, ibidem)? Solo parole in libertà, buone per i temi della maturità, o anche concreta pratica sociale? D’altronde, un po’ più avanti nella Carta, oltre i Principi Fondamentali, si stabilisce che “Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione …” (art. 21, ibidem). Fa quindi bene il Generale Tal-dei-talacci a esprimere liberamente ciò che pensa, ma non può pretendere che lo Stato, alla luce dei Principi di quella Costituzione su cui ha giurato, faccia finta di niente e gli salvaguardi la carriera di alto graduato dell’Esercito a cui, non dimentichiamolo, sono affidate le vite dei sottoposti (perché un comandante militare può, in caso di necessità, disporre delle vite altrui …). Chi potrebbe garantire che, nello scegliere le risorse per una missione particolarmente pericolosa, egli non decida di optare per sottoposti fuori della “norma”? Della “sua” norma? Le Forze Armate sono composte da professionisti su cui lo Stato deve poter fare totale affidamento, senza dubitare della loro fedeltà costituzionale, a partire dai Principi. Un cittadino qualsiasi può scrivere ciò che vuole, prendendosene tutte le responsabilità, un Generale in servizio ha qualche vincolo in più. E solo la noia agostana può costringere un Paese intero a discutere le balzane idee di questo furbo signore che con le sue mostrine ha trovato il modo per garantirsi notorietà e forse anche qualche ospitata in TV, se non addirittura una candidatura al Parlamento. Ma d’altronde, discutiamo a lungo di scontrini dei ristoranti, come mai dopo l’era dei gloriosi ed eroici cinquestelle, quelli che dovevano aprire la famosa “scatola di sardine”, di conti non pagati in Albania, dell’anticiclone africano, del granchio blu e degli scazzi in pubblico tra cornuti. Il livello è questo qui: molto basso, come diceva Pazzaglia in “Quelli della notte”, una quarantina di anni fa. A cercare di alzarlo si fa la figura dei fighetti con la puzza sotto il naso. Ma qui la puzza c’è ed è insopportabile, un lezzo di Medioevo, di Inquisizione, di sagrestie oscure ed ammuffite, un fetore che si vorrebbe spacciare per novità, per modernità, per indipendenza di giudizio e libertà dal mitico “pensiero unico”. Ma se il pensiero unico è quello dei diritti inalienabili dell’uomo, ben venga! Non c’è necessità alcuna di un altro pensiero, contrario e antagonista. L’equivoco è che si sfruttano le indubbie esagerazioni del “politicamente corretto” per contrabbandare un ritorno al passato bello e buono, una negazione della Storia che va sempre valutata “storicamente” e non in assoluto. Il famoso Teorema di Fermat, teorema che Fermat stesso sosteneva, senza documenti, di avere dimostrato nel Seicento e che la matematica non è invece mai riuscita a dimostrare, è stato in effetti dimostrato ai giorni nostri, ma con mezzi logici e tecnici che non esistevano al momento della sua formulazione. Quindi si può e si deve storicamente dubitare della presunta dimostrazione del suo autore. Facile criticare Cristoforo Colombo con i paradigmi del XXI secolo e dargli dello schifoso imperialista. Ma allora la società era diversa: non c’era altro che imperialismo e Colombo imperialista cambiò la Storia del mondo occidentale. Punto e basta. Che senso ha contestarne il diritto di sbarcare in America (pardon, nelle Indie)? Non è che condannando Colombo rafforziamo le nostre attuali sacrosante convinzioni sullo schiavismo imperialista. Restano sacrosante, anche senza distruggere le statue di Colombo. Abbiamo tanto da fare al giorno d’oggi per migliorare il mondo e la vita degli otto miliardi di suoi abitanti. Siamo oberati di problemi seri, di difficoltà oggettive, di contraddizioni lancinanti. Perché complicarsi la vita con battaglie di retroguardia sull’italianità dei tratti somatici di Paola Egonu, nata e cresciuta a Cittadella (Padova), schiacciatrice-opposta nella fortissima nazionale italiana di pallavolo?
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