Era l’autunno-inverno 1969-70, a dicembre era scoppiata una bomba alla Banca Nazionale dell’Agricoltura in piazza Fontana a Milano, un’altra bomba era esplosa al monumento al Milite Ignoto a Roma, si aveva notizia di tentativi di golpe ed appariva chiara l’esistenza di piani per destabilizzare il Paese, già squassato da contrasti sociali molto forti (il famoso “autunno caldo”). Era in atto quella che si sarebbe chiamata la “strategia della tensione”. A quel tempo ero liceale, maturando al Liceo Scientifico di Chieti. Anche in una piccola provincia abruzzese la gioventù era in fermento: l’eco del ’68 era arrivata anche lì e noi non volevamo stare zitti. Ricordo che insieme ad altri amici e compagni organizzai una manifestazione unitaria di protesta (ne facemmo più d’una, fino alla primavera del ’70, quando l’avvicinarsi dell’esame di Stato ci costrinse a dedicarci ad altre incombenze …) contro il clima che si veniva creando nel Paese e contro l’incapacità del governo democristiano (c’era Rumor, se non erro …) di farci fronte. Serviva uno slogan, e per la prima manifestazione scegliemmo, dopo lungo dibattito e su mia proposta, lo slogan “ADESSO BASTA!”, che stampammo sui volantini ciclostilati a manovella, sugli immancabili tatzebao ed anche sullo striscione col quale sfilammo per il Corso. Ricordo che la discussione verté sul fatto che lo slogan poteva sembrare troppo generico ed anche un po’ naif, vista la gravità dei problemi denunciati: però non venne fuori nulla di meglio e così usammo quello. Al tempo non avevo ancora diciotto anni, ero Segretario Cittadino della Gioventù Liberale Italiana e la mia “consistenza politica” era, diciamo così, piuttosto grezza ed approssimativa (con gli anni sono migliorato …). Oggi, a ben 54 anni di distanza, ovvero un’era geologica dopo quegli eventi, più che settantenne rivedo lo stesso slogan – “ADESSO BASTA!” – usato per uno sciopero semi-generale-ma-non-troppo, promosso da due dei maggiori sindacati (il terzo non c’era), che pretendono un po’ presuntuosamente di dare voce al malcontento popolare, elevando ad attacco alla democrazia una manovra economica scialba, pavida, confusa, e senza nessuno slancio: al massimo l’ennesima occasione perduta dal Governo. Non ho potuto trattenere un sorriso … Dopo oltre cinquant’anni, la presunta e sedicente punta di diamante del sindacalismo italiano non trova uno slogan più espressivo e meno ingenuo di quello proposto da quattro ragazzini nel 1969 …! Qualcosa deve significare … Escludendo che eravamo noi ad essere in anticipo sui tempi, non resta che concludere che il livello delle parole d’ordine del sindacato di oggi è regredito di oltre mezzo secolo. Che significa “ADESSO BASTA!”? Perché solo “ADESSO”? “BASTA” che cosa? Si illude forse il sindacato di avere la forza di interrompere con questi mezzi un’esperienza di Governo che, per quanto inefficace, dilettantesca e anche nociva, nasce comunque dopo regolari elezioni, che hanno dato un risultato ahimè inequivocabile? A che titolo intimano il “BASTA”? Cos’è, un’intimidazione? E se quelli “non si intimidano” (come diceva Totò a Fabrizi in “Guardie e ladri”)? Si presentano in piazza (dichiarando un numero di partecipanti un filo più alto della piazza del PD …) con una piattaforma dove c’è di tutto un po’, dalla pace alle pensioni, senza uno straccio di proposta concreta e soprattutto di capacità negoziale, e il massimo della sintesi politica è “ADESSO BASTA!”? Ma è ridotto così questo sindacato nell’autunno del 2023 (che è caldo solo perché fa ancora caldo …)? Un sindacato che in altri momenti, con altri leader, è stato capace di prendere decisioni coraggiose, di indicare strategie anche scomode, di contribuire al governo delle crisi, ora sa solo intimare “ADESSO BASTA”, come si direbbe ad un bambino troppo vivace che sta infastidendo i genitori? D’altronde, questo è lo stesso sindacato che ha già dato ampia dimostrazione di non capire nulla dei processi evolutivi che stanno trasformando il mondo del lavoro e preferisce il puro e semplice antagonismo, la conflittualità fine a sé stessa, appunto lo schematismo dell’”ADESSO BASTA!”. Come tredici anni fa, quando sfidò il progetto di modernizzazione dello stabilimento FIAT di Pomigliano, chiamò un referendum suicida, lo perse 35 a 65, trovandosi così isolato anche fisicamente (FIOM fu letteralmente espulsa dallo Stabilimento). E non era l’unica strada possibile, perché FIM-CISL, con UILM ed altri, firmò quell’accordo e riportò qualche migliaio di lavoratori in CIG dentro uno stabilimento completamente trasformato, riattrezzato ed adattato ai più moderni standard produttivi, mentre FIOM ancora litigava su cinque minuti di pausa. Una miopia, un’incapacità di vedere lontano, una profonda ignoranza dei moderni processi tecnologici, dei nuovi standard di organizzazione del lavoro, un’imbarazzante inadeguatezza, che hanno provocato danni soprattutto ai lavoratori, che meritavano una rappresentanza più consona alla dimensione della sfida. La complessità del mondo del lavoro richiederebbe un sindacato moderno, attento alle tecnologie, partecipe delle strategie aziendali, disponibile alla gestione dell’innovazione, e non un semplice “ADESSO BASTA”, pronunciato da un Segretario con la faccia perennemente incazzata, che parla a macchinetta sempre e solo con toni da comizio, preoccupato di crearsi uno spazio politico tra il populismo leghista e cinquestelle ed il massimalismo della Ditta nel PD. Il problema è che, mentre le aziende sono costrette dal mercato e dalla concorrenza ad evolversi ed a “stare sul pezzo”, il sindacato non ha stimoli sufficienti per uscire dagli schemi vetusti e post-ideologici e mettersi in gioco con atteggiamento positivo e non solo antagonista e demagogico. Per la rivoluzione è tardi, caro Landini, meglio attrezzarsi per gestire con intelligenza questa complicata transizione verso un mondo che non conosciamo, ma che faremmo bene a decifrare, senza esorcizzarlo, senza inutili nostalgie per il passato, attenti solo a garantire le migliori condizioni possibili ai lavoratori di ogni genere (la parità di trattamento uomo-donna?), età, livello, provenienza. Ci sarebbe anche da promuovere una legge sulla rappresentanza sindacale (vedi art. 39 della Costituzione), necessaria da troppo tempo e sempre rimandata per evitare di avere norme troppo stringenti con cui confrontarsi. Chi ha il coraggio di sollevare il problema e farne un programma politico? Altro che “ADESSO BASTA!”…
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