Ormai è chiarissimo: Carlo Calenda ha deciso di portare fino in fondo la sua implacabile guerra personale contro Matteo Renzi e tutti quelli che gli sono intorno (Sansone con tutti i filistei …). Altro che Bibì e Bibò, come simpaticamente ebbi a descriverli in un fugace momento di ottimismo, neppure un anno fa! Ora siamo ad Highlander, oppure I Duellanti, …, roba così. Per motivi ai più imperscrutabili, Calenda ha deciso che Renzi deve essere espulso dal novero dei politici con cui si può fare politica e relegato in castigo per le troppe malefatte commesse. Quali siano queste malefatte a noi non è dato sapere, ma a Calenda devono comunque essere molto chiare: sta verificando il peso dell’operato del Renzi sul cambiamento climatico, ma su tutto il resto non pare avere molti dubbi. Lo descrive più o meno come un gangster senza scrupoli, una spia, un losco sensale, uno spietato affarista arricchitosi alle spalle dei cittadini, una pericolosa minaccia alla democrazia italiana, ed anche europea, visto che non vede di buon occhio neppure l’eventualità che il suo arcinemico vada a “fare danni” a Bruxelles. Vade retro! Che su queste tremende accuse il Calenda-Savonarola non abbia uno straccio di argomento fattuale non pare preoccuparlo: lo dice Lui e tocca credergli sulla parola, visto che Calenda lo conosce bene, l’infingardo, il fedifrago, il masnadiero, ... cui in realtà deve gran parte della sua carriera politica. Ma, si sa, in politica ci sono altre categorie nei rapporti umani… L’odio ed il rancore annebbiano la mente e portano a sconfitte epocali (vero, Enrico Letta?) ma l’importante è ergersi a paladino di non si sa che (la morale, la fede, l’onore, dio patria famiglia?), contro lo strapotere del maledetto politicante di turno, che poi sarebbe Renzi, mica Meloni, o Conte, o Salvini, o Trump. Che il suo atteggiamento irresponsabile (va be’, mi sbilancio …) stia creando problemi a tutti i riformisti europei (e pure piemontesi, nel nostro piccolo) al nostro giustiziere non pare preoccuparlo punto. La guerra santa contro il toscano è ormai dichiarata e, costi quel che costi, va portata alle estreme conseguenze. Strana guerra, condotta con violenza verbale davvero fuori del comune. Sentite: “Renzi ha appena lanciato con Mastella e Cuffaro “Il Centro”; ha spiegato che si candiderà ovunque, ma poi non andrà in UE e del resto ha conflitti di interesse che in UE, a differenza dell’Italia, non vengono tollerati, a partire dall’essere pagato da un regime totalitario e oscurantista sui diritti civili, come l’Arabia Saudita; incassa altri milioni di euro di cui non conosciamo neppure la provenienza; ha fatto votare ai suoi La Russa il primo giorno di legislatura. Per ciò che ci riguarda, da Italia Viva staremo lontani il più possibile.” Una fatwa! Tutti i riformisti italiani ed europei stanno cercando una soluzione, si scraniano alla ricerca del bandolo di una matassa che appare inestricabile. Persino l’austera Emma Bonino è dovuta saltare in tutta fretta sul suo femore nuovo di zecca per correre ai ripari: convoca tutti per il 24 febbraio e c’è da giurare che si farà trovare con una robusta bacchetta (o un nerbo di bue) per convincere i più riottosi (tra cui il suo Presidente, il celebre ex-grillino “Pizzarotti dell’inceneritore”, recente sodale ed ammiratore del prode talebano Calenda). Servirà? Ho qualche serio dubbio. Qui la faccenda è grave ma non è seria, come diceva il mio conterraneo Flaiano. Ed è grave davvero perché, se a giugno nessun partitino sfuso supera lo sbarramento del 4%, l’amico Macron, che lì si gioca quasi tutto il suo peso europeo, rispolvera e lubrifica la ghigliottina Luigi sedici e organizza un simpatico picnic a Place de la Bastille per la resa dei conti finale. Brigitte in persona manovrerà la lama. Potrà apparire bizzarro scherzare su una tale eventualità, ma quando tutte le ipotesi razionali si dimostrano impraticabili, quello che resta deve essere la realtà. Cito da Conan Doyle con qualche forzatura, mica è farina del mio sacco …! Difficile essere ottimisti, ma inutile essere pessimisti. Andrà come le persone decideranno di farla andare e la responsabilità sarà tutta in capo a chi se la deve prendere. Prima delle ultime europee, nel 2019, eravamo ancora nel PD, mi ricordo che scrissi un documentino che consegnai brevi manu ad un importante parlamentare europeo. Sostenevo (io, non Pereira): “Serve un segnale forte, visibile, chiaro per tutti quelli che all’Europa tengono davvero. Serve chiedere un segno di schieramento a tutti quelli che credono che l’Europa Unita sia il futuro. Serve dire una parola, anche una sola, sugli Stati Uniti d’Europa. Bisogna che tutti gli europeisti esprimano il concetto con chiarezza. Di qua o di là. La mia proposta è che tutti i partiti che si dichiarano europeisti aggiungano al loro simbolo elettorale un logo comune, un segno chiaro, evidente, che dica: “per gli Stati Uniti d’Europa”, insieme ad una piccola bandiera azzurra con le stelle”. È passata un’era, tanta acqua, nuovi partiti, nuovi protagonisti, mutatis mutandis, ma il concetto è rimasto; e mi consola sapere che l’incontro del 24 febbraio pone senza mezzi termini l’obbiettivo di una lista di scopo comune “per gli Stati Uniti d’Europa”. Non sarà facile tirarsi indietro, serviranno doti acrobatiche non indifferenti. Qualcuno lo farà? Calenda con la sua madrasa manterrà la fatwa? Chissà. Io, con immarcescibile pertinacia, credo che da qui al 24 solo una montante volontà popolare, unita ad una significativa pressione mediatica (campa cavallo!), potrà far cambiare il corso degli eventi, che al momento pare ineluttabile. Parlate, scrivete, telefonate, importunate, chi vuole preghi, ma se il 9 giugno sulla scheda troveremo una bandierina azzurra con le stelle e la scritta “per gli Stati Uniti d’Europa” vorrà dire che un piccolo passo sarà stato compiuto. E allora, forse, si farà un pezzetto di storia. Non vedo l’ora …
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