La “sindrome della morte improvvisa” che, secondo l’incredibile versione di Putin (e infatti nessuno ci crede), ha colpito Aleksej Navalny nel lager siberiano dove il regime lo aveva rinchiuso perché non ne uscisse mai più, dovrebbe aiutare anche i più sprovveduti (ma ce ne sono davvero?) a capire definitivamente con chi abbiamo a che fare. E bisogna essere davvero sprovveduti, ai limiti e oltre della dabbenaggine, oppure, con maggiore probabilità, sostenitori, complici o sodali, per rifiutarsi di vedere l’evidente. Eppure c’è chi sfida il ridicolo (ogni riferimento ai leghisti nostrani è puramente casuale …). Gira sulla rete un collage di dichiarazioni (e sono tantissime, con video e audio originali) di Salvini, ed anche di Meloni, nelle quali si esaltano le doti di statista di Putin: roba di solo pochissimi anni fa. Fanno rabbrividire … Qualcuno ha paragonato questo ennesimo omicidio al delitto Matteotti, ma non serve andare tanto in là. I regimi dittatoriali eliminano i dissidenti per definizione: non lo facessero e li lasciassero liberi di dissentire, non sarebbero dittatoriali. Sembra ovvio, no? Ma qui c’è sempre qualcuno che ne sa una più del diavolo e quindi aspetta i risultati dell’indagine (intanto il corpo è sparito …), come se avessimo a che fare con un normale Stato di diritto. Scommettiamo che risulterà che “è morto perché morto”? Ma tanto purtroppo ora è irrilevante. Questa nuova impresa del regime russo arriva a qualche settimana delle elezioni convocate anche colà (alle idi di marzo, ma il parallelo finisce lì …), elezioni che, come affermano tutti i sondaggi (o basta là …, diremmo da queste parti), danno per vincente Putin, oppure Putin, ma forse anche Putin. Fatto sta che ormai è chiarissima la direzione che ha preso la sua politica: Putin sta cercando (e ci sta riuscendo) di accreditarsi come il punto di riferimento di tutte le forze anti-occidentali del pianeta: appoggia l’Iran, Hamas, Hezbollah, le forze della Jihad, chiunque abbia giurato di distruggere il mondo occidentale con i suoi valori, il suo modo di vivere, la sua storia. Li ha già invitati a Mosca, li coordina, probabilmente li foraggia. Come starà facendo con tutte le forze che in occidente lavorano contro la democrazia, usando ogni mezzo, nessuno escluso. Ma il mondo occidentale pare non averlo capito, visto che si divide, perde tempo, discute, distingue, attende, sperando in chissà quale miracolo. Temo che non sarà così. Donald Trump, per dire uno che corre il rischio di ritornare presto ad essere importante, è stato netto e sincero in proposito: a lui non frega nulla di tutte queste balle moderne come la democrazia, i valori, la rappresentanza, le alleanze, … Tutte balle: lui si farà gli affari suoi, tirandosi dietro i suoi troppi entusiasti fan e pure chi non lo sopporta affatto: è il bello dell’autocrazia, anticamera della dittatura. Non sappiamo ancora se gli americani sapranno resistere … Qui da noi siamo pieni di sovranisti che non fanno una piega, purché li si lasci fare il comodo loro. La maggior parte andrà a stare peggio, molto peggio ma, essendo ampiamente rincitrulliti dai social e dalla propaganda, daranno certamente la colpa a qualcun altro. E chi invece afferma di non essere sovranista, si costerna, s'indigna, s'impegna, poi getta la spugna con gran dignità, e in realtà corre a perdifiato verso il muro che ha davanti, contro il quale sbatterà violentemente la testa. L’importante è non dare ragione a quell’antipatico che ti sta vicino e che semmai ti sta dicendo: stai attento! Macché, sembra troppo difficile, velleitario, improbabile, organizzarsi tra simili, tra democratici veri, tra riformisti, tra gente che ha capito cosa sta succedendo e che non vorrebbe perdere un momento per attrezzarsi a resistere al meglio. E non solo in Italia, in Europa almeno! Quindi lasceremo che avvenga quello che avverrà: le destre sovraniste, sostanzialmente tutte alleate e funzionali alle strategie del Cremlino, avranno un’affermazione notevole il 9 giugno, e allora alzeranno la testa, mentre democratici, centristi, riformisti, dovranno difendersi, sperando che non finiscano addirittura in minoranza. Scenario distopico? Speriamo sia errato, ma in ogni caso Putin avrà stabilito una testa di ponte nelle istituzioni europee e sarà sempre più difficile contenerlo. Lui ed i suoi pericolosissimi alleati. Poi arriverà novembre e passeremo la nottata a farcela sotto in attesa dei risultati … Non è una bella prospettiva, ma io non vedo molti anticorpi attivi nelle nostre società. Al massimo vedo rassegnazione, forse rabbia, e tanta impotenza. Qui preferiamo litigare e dividerci sulle relazioni di Matteo Renzi con i sauditi, come se non avessimo un fottuto bisogno dell’Arabia Saudita e dei Paesi di quell’area per cercare di contrastare l’avanzata dei fondamentalisti, che mirano a distruggere il nostro mondo. Da sempre la Russia imperiale, poi quella sovietica, poi quella post-sovietica, ora quella putiniana, guardano all’occidente come ad un mondo infetto e corrotto dall’illuminismo, dal razionalismo relativista, persino dal cattolicesimo, specie quello post-conciliare che cerca il dialogo. Gli zar russi, zar di ogni tipo, hanno sempre brandito una croce (o un’ideologia fanatica) contro la presunta corruzione della modernità. Esattamente come i fondamentalisti musulmani, coi quali si trovano ora naturalmente alleati. L’azione politica dell’occidente democratico dovrebbe con ogni evidenza essere tutta concentrata ad evitare una saldatura così pericolosa, agendo appunto sui regimi meno fanatici ed aggressivi, sviluppando maggiori relazioni con Paesi storicamente più pragmatici come la Cina, l’India, il Sud America, i Paesi arabi più moderni. È l’unica possibilità che abbiamo per difendere il nostro stile di vita e nel frattempo cercare di correggere le sue storture, affrontando i grandi temi come il clima, l’energia, le disuguaglianze, lo sviluppo il più possibile ordinato del continente africano, tutti temi cruciali ed imprescindibili per la nostra vita. Non serve essere esperti di geopolitica per capire che noi Paesi occidentali siamo minoranza sul pianeta e che, se non ci organizziamo, soccomberemo. Questo 2024 darà molte risposte: potrà rilanciare le speranze di un mondo migliore o realizzare i nostri peggiori incubi. Votano oltre 4 miliardi di persone: per molti il voto è un gesto quasi irrilevante ed ininfluente, per noi europei e americani no. Noi contiamo, ci contiamo, e decidiamo il nostro futuro. Non dovremmo distrarci con falsi obbiettivi: è in gioco la sopravvivenza delle nostre società liberali e, in caso di sconfitta, difficilmente ci sarà concessa la rivincita.
|