Si può condannare la Polizia che ha manganellato senza pietà il corteo di ragazzini a Pisa, senza con questo sposare le improbabili tesi del genocidio dei palestinesi, tanto care ai ragazzini stessi ed alle pelose sinistre di tutto il mondo, pronte a dimenticarsi del 7 ottobre? Si può condannare il governo estremista e la politica aggressiva di Netanyahu con i suoi sodali fondamentalisti, senza passare per antisemiti filonazisti e pure sostenitori dei criminali macellai di Hamas? Si può chiedere di armare la resistenza dell’Ucraina contro l’aggressione di Putin senza essere tacciati di bellicismo, di essere guerrafondai, di fare gli interessi delle industrie belliche? Si può solidarizzare con i poliziotti aggrediti da una cinquantina di anarchici a Torino mentre traducevano (quelli veri dicono così…) un conclamato e pluricondannato delinquente, senza per questo diventare un pericoloso fascistoide nostalgico della repressione alla Tambroni? Si può gioire per la sconfitta di un improbabile candidato di destra (tatuato TRUX) in Sardegna, e di tutta la maggioranza che lo sosteneva, senza diventare un sostenitore di Giuseppe Conte, che si atteggia a promotore e vincitore unico di un confronto finito con 2.600 voti di scarto su quasi un milione e mezzo di cittadini elettori? Si può pensare e parlare malissimo di uno dei peggiori Governi della storia della Repubblica, fatto di pericolosi e presuntuosi incompetenti e guidato da una pericolosissima e presuntuosissima pessima attricetta, tutta faccine e mossette, senza dover baciare la pantofola a Pier Luigi Bersani ed a quelli della Ditta come lui, famosi per avere impedito o distrutto i migliori Governi di centrosinistra di questa disgraziata Repubblica? Si può sperare di tenere fuori dal novero dei riformisti una forza politica opportunista e proteiforme come il M5S, capace di elevare a statista un comico fallito, fare governi con l’estrema destra di Salvini, poi disinvoltamente saltare dall’altra parte, lasciandoci l’indelebile ricordo di statisti come Toninelli, Bonafede, Di Maio, Taverna, Castelli, Appendino, Raggi, Azzolina, Lezzi (ve li siete già dimenticati? Io no), per arrivare al vertice della piramide, il sullodato Giuseppe Conte, “punto di riferimento fortissimo del progressismo …”, il populista amicone di Trump e di Putin, illustre sconosciuto arrivato NON SI SA COME ai vertici delle istituzioni, senza passare per un inguaribile ed ingenuo sognatore? Si può inorridire per il fanatismo della pseudo cultura “woke”, che arriva a censurare anche Mary Poppins per l’uso (sessant’anni fa) del termine “ottentotto”, senza passare per seguaci del generale Vannacci? E infine, si può auspicare una politica di sostegno alle imprese che investono, di promozione dell’innovazione, di accoglienza ai capitali stranieri, di sostegno al merito nella formazione e contro i sussidi a pioggia, senza essere accusati di thatcherismo, di voler affamare i poveri, di voler instaurare una specie di selvaggio darwinismo sociale? Insomma, avete capito l’antifona. Come disse quella volta il Presidente Scalfaro: IO NON CI STO. Io voglio sentirmi libero di rompere la gabbia delle curve dei tifosi contrapposti, del manicheismo castrante del “bianco o nero”, della rigidità di chi non sa o non vuole cercare di pensare in modo differente. Le nostre care democrazie occidentali si sono indebolite, e sono minate nel profondo, proprio perché non abbiamo saputo coltivare e valorizzare le differenze, perché ci siamo fatti trascinare dal linguaggio primitivo e barbarico dei social, dove conta solo la battuta, l’insulto, e non il ragionamento. Nessuno ha più il tempo e la voglia di ragionare, di riflettere: un giudizio fulminante, sommario ed inappellabile, o di qua o li là, o pro o contro. E poi si passa ad altro … Non è questo ciò di cui abbiamo bisogno: il mondo è complicato assai e sempre più lo sarà in futuro, e solo chi si addentra nei problemi, e li studia con diligenza, avrà la possibilità di governarli. Gli altri, poveri loro, si condannano a restare ignoranti e soprattutto a restare fuori, a fare rumore, a scambiarsi battutacce ed improperi sui social, o anche in piazza, mentre chi governa il mondo fa i comodi suoi. Questa è l’anticamera del totalitarismo, il preludio dell’autoritarismo, lo sbocco della democratura, che non a caso è il modello politico più applicato al mondo. Se vogliamo ancora coltivare la speranza di salvare un sistema politico civile, pluralista, partecipativo, soprattutto costruttivo e non demolitore, dobbiamo fare uno sforzo immenso. Nulla è semplice, né scontato, né già scritto: il futuro ce lo scriviamo noi. Ma, o ci diamo da fare o lo scriveranno quegli altri, la vecchia destra e la decrepita sinistra, coalizzate nello schematizzare e cristallizzare la società, nel dividerla per meglio governarla. Una drammatica convergenza di opposti che non sono più opposti. Ho sempre pensato che ci sono energie sufficienti per opporsi al degrado e al declino, a quella fine dell’Impero Romano che invece sembra profilarsi. La civiltà romana è durata oltre un millennio, la nostra ha poco più di due secoli, e già sembra decrepita e pericolante. Non possiamo restare inermi a guardare e aspettare che crolli, mentre corriamo verso un muro che si avvicina sempre più, senza fare nulla per evitarlo. L’illusione di una democrazia ordinata, fondata su principi e valori condivisi, dove possano pacificamente confrontarsi ed alternarsi visioni diverse della società, ma tutte coerenti con quelle basi, si sta rivelando purtroppo solo una pia illusione. Grandi masse di persone non vogliono riflettere, né impegnarsi, non hanno più fiducia nella ragione ed allora se ne restano a casa, oppure si affidano ad imbroglioni ciarlatani, che propinano ricette incredibili e fasulle, chiedendo adesione acritica e totalizzante. Non è solo la Russia, o la Cina, o la Turchia o l’Ungheria: quei germi ce li abbiamo in casa, stanno già lavorando come tarli senza incontrare resistenza, anche dove è meno prevedibile. Vince la stanchezza ... E anche i più avveduti possono rimanerne vittime e, forse scoraggiati, delusi, incazzati, si adeguano alla moda del taglio netto anziché alla necessità della riflessione articolata. Il mondo futuro non si governa con l’accetta, salvo volersi consegnare ad un distopico mondo orwelliano, dove chi governa è chiuso in un palazzo inespugnabile e tutti gli altri fuori, a litigare inutilmente su tutto. Siamo in grado di rivoltarci a questo destino? Vogliamo almeno provarci? Chi come me non ha ancora molto futuro davanti può indicare una strada, ma chi il futuro ce l’ha ancora tutto davanti, cosa intende fare? Come ci arriva a cent’anni, visto che l’età media si avvia verso quella soglia? È in grado di immaginare un futuro diverso e migliore o si accontenta delle realtà preconfezionate dal senso comune dominante? Il buon senso non è mai andato di moda, men che mai adesso, ma forse non basta; serve uno scatto di fantasia che superi perfino il buon senso, per attingere alle forze migliori che ancora abbiamo dentro, ammesso di riuscire a trovarle. La Storia a volte sterza, prende direzioni inaspettate, crea situazioni inedite, sorprende, colpisce, costruisce, a partire da occasioni anche piccole o insignificanti. Bisogna però essere pronti, essere desti, essere reattivi. Stay hungry, stay foolish, raccomandava Steve Jobs. Affamati e folli. Noi lo siamo?
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