La guerra è sempre un brutto discorso. Pur essendo l’attività alla quale l’essere umano si è sempre dedicato con maggiore solerzia e puntualità, fin dalle sue lontanissime origini e ben prima che diventasse anche un’industria, alla guerra nessuno dovrebbe mai fare l’abitudine. Purtroppo intere aree del pianeta sono in guerra da sempre, decine o forse centinaia di milioni di persone non hanno mai conosciuto la pace nella loro vita, sono cresciute con la guerra, vivono in uno stato di guerra perenne. Sicuramente a loro sembrerà strana la pace … A noi no. Nel nostro mondo sono ormai pochi quelli che l’ultima guerra mondiale l’hanno vissuta per davvero, presenti e coscienti; tutti gli altri, me compreso, ne hanno solo sentito parlare e vi assicuro che per tutta, tutta la mia infanzia (sono del 1952), non ho sentito altri ricordi dalle persone che avevo intorno che non fossero ricordi, storie, aneddoti collegati alla guerra, anche se era ormai finita da ben quindici anni. D’altronde, allora era come se oggi la guerra fosse finita nel 2010 … ci sembrerebbe ieri. E sono ben più lontane le Torri Gemelle del 2001 … Certo, per tutti i Sessanta e Settanta del secolo scorso abbiamo vissuto la guerra fredda, l’incubo dell’olocausto nucleare, la crisi di Cuba del 1962, poi piano piano la Storia sembrava avere svoltato, almeno qui da noi; dopo il 1989, la caduta del Muro, ci fu persino chi parlò di fine della Storia. Mai profezia fu più fallace … E infatti la Storia ci ripresenta il suo conto, brutalmente. In realtà, lo aveva già fatto negli anni Novanta, quando si sparava appena di là dell’Adriatico, ci si ammazzava selvaggiamente, Kosovo, Sarajevo, Srebrenica, pagine di ferocia intollerabili, eppure, sono accadute e sono passate. Dopotutto si ammazzavano tra di loro, strascichi avvelenati del regime titino – potevamo pensare con molto cinismo e altrettanto egoismo. Ma lo stesso mandammo i caccia a bombardare Belgrado, non dimentichiamolo … Ora però è diverso … Ora c’è un orco aggressore, una grande potenza nucleare cui la guerra fredda non basta più, pronta ad espandersi, determinata ad espandersi, e lo fa senza ritegno, da anni, sfruttando la sonnacchiosa ignavia dei Paesi occidentali. E forse proprio per questa ignavia l’orco si è fatto sempre più baldanzoso e ora procede a colpi di “operazioni militari speciali”, ovvero aggressioni ed invasioni di Paesi confinanti. Da oltre due anni il mondo è costretto a sopportare un’azione aggressiva di espansione militare che non può essere camuffata da altro e di giorno in giorno si fanno sempre più nette le affinità con quello che avvenne in Europa nel 1938, quando Hitler, “il grande dittatore”, pretese di appropriarsi dei famosi Sudeti, ovvero un pezzo della Cecoslovacchia, né più né meno come fossero la Crimea o il Donbass oggi. Le potenze occidentali nicchiarono, si ritrassero, nessuno voleva prendere di petto il minaccioso tiranno tedesco, giustamente nessuno voleva riprendere una guerra finita da appena vent’anni (come oggi fosse il 2004…). Trattative, negoziati, mentre Hitler schierava gli eserciti; si arrivò così alla Conferenza di Monaco (fine settembre 1938), dove le potenze democratiche concessero ad Hitler di annettersi i legittimi territori della Cecoslovacchia, pur di tenerlo buono. Era il famoso appeasement, quello per cui Churchill sentenziò: “Potevate scegliere tra il disonore e la guerra. Avete ottenuto sia il disonore che la guerra.” Meno di un anno dopo (inizio settembre 1939) Hitler invase la Polonia e subito dopo dilagò in tutta Europa. L’Occidente nicchiò ancora, resistette con poca convinzione, fino alla primavera del 1940, l’ora più buia, la ritirata da Dunkink, la rottura definitiva di ogni speranza di trattativa e l’esplosione della terribile Battaglia d’Inghilterra. Churchill sostituì il dubbioso Chamberlain e spezzò ogni illusione di appeasement, promise sangue sudore e lacrime … il resto è noto. Non ravvisate le mostruose analogie? Non vi vengono i brividi? Come possiamo fare finta di niente? Certo, tutti speriamo in un epilogo diverso, chi può prega, ma dimenticare questo passato recente è da pazzi incoscienti. Possiamo quindi stupirci se Emmanuel Macron ci riporta tutti con i piedi per terra, richiamandoci ai nostri doveri di Paesi democratici? Il Presidente francese ha rilevato un’evidente carenza di leadership in Europa: Olaf Scholz indeciso con una maggioranza ancora più indecisa, Ursula von der Leyen che si barcamena senza poteri effettivi, l’Italia che ha sempre altro a cui pensare, e poi Meloni l’elmetto se lo mette solo per fare scena sul palco elettorale, Sanchez troppo debole, nessuno prende iniziative e soprattutto nessuno parla chiaro. Il tempo passa e l’Ucraina scricchiola sempre di più sotto la pressione russa … La Francia è l’unica potenza nucleare della UE, dispone del seggio permanente all’ONU, Macron ha oggettivamente e personalmente perseguito fino allo stalking il tentativo di discutere con Putin, inutilmente. Allora decide di suonare la sveglia, e lo fa con la drammaticità necessaria al momento. Ci ricorda semplicemente che con i dittatori è molto difficile convivere, che le trattative, semmai, si fanno da posizioni di forza e non in ginocchio o con la bandiera bianca, come suggerisce maldestramente un Pontefice che sin dall’inizio della guerra ha avuto serie difficoltà a valutare equanimemente le posizioni in campo (“... la NATO che abbaia al confine con la Russia …”). A distanza di 85 anni, abbiamo ancora dubbi nel giudicare se avesse ragione Churchill o Chamberlain? Il senno di poi, di cui son piene le fosse (sessantacinque milioni di fosse), non ci suggerisce nulla? Disonore o guerra? Meglio nessuno dei due, ma mai più tutte e due insieme. E allora, svegliati Europa e cerca di prendere l’iniziativa, ben sapendo che senza fare nulla la conclusione è facilmente prevedibile. Certo, fa impressione dover parlare di guerra 80 anni dopo … è davvero un brutto discorso. Fortunatamente, per ora è solo un discorso ma, se non vogliamo che la situazione precipiti, cerchiamo di convincerci che, se Putin vince, non è solo l’Ucraina ad essere sconfitta, ma tutta l’Europa ed il mondo occidentale. Macron ci ha ricordato che dobbiamo contare sulle nostre forze, se ne abbiamo ancora. Come allora, sugli Stati Uniti non è detto che si possa contare, dovesse vincere l'altro orco Trump. Allora entrarono in guerra solo nel 1942, dopo Pearl Harbor: l’Inghilterra sostenne praticamente da sola il peso della resistenza per quasi due anni, mentre Hitler dilagava. Oggi non sarà più come allora, ma sarà meglio tenere ben a mente che la democrazia, bene prezioso, certamente non si esporta; la democrazia si conquista, e dopo bisogna difenderla, ché democrazia e pace non sono affatto garantite per sempre. La Storia può precipitare nel baratro in men che non si dica. Cerchiamo almeno di non dimenticare. E’ tutto chiaro o serve un disegnino? Per pronta memoria, ne allego uno molto esplicito.
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