Non faccio mai promozioni, ma questa è un’eccezione che merita …. Come ricorderete, da pochi mesi è mancato un grande, ma grande davvero: Sergio Staino da Scandicci, anarchico riformista. A caldo testimoniai così il legame che mi univa a lui: Sabato mattina ci ha lasciati Sergio Staino, 83 anni, una persona, un maestro, al quale ero fortemente legato e dalla cui amicizia ho tratto un grande arricchimento politico e culturale. Abbiamo litigato di brutto mille volte, ci siamo criticati e sfottuti (lui un gigante e io un nano …), ma il suo acume e la sua onestà intellettuale erano impareggiabili. Era riuscito a navigare indenne attraverso esperienze politiche mirabolanti e indescrivibili, dal marxismo-leninismo albanese a Tango (“chi s’incazza è perduto!” era il suo motto), fino al renzismo militante e poi dopo ad un anti-renzismo passionale e largamente irrazionale, passando attraverso decenni di tumultuosa evoluzione politica, creando linguaggi e personaggi che radiografavano gli umori della sinistra molto meglio di tante pensose analisi. Tutto con un candore ed una trasparenza che nel panorama dell’informazione italiana sono semplicemente inesistenti. Sergio non faceva satira, faceva sempre politica, col guizzo dell’intelligenza. Ha inventato, ha insegnato ma anche imparato, con mente aperta e soprattutto attraverso una laicità innata, che lo ha portato a collaborare, lui ateo conclamato, con i Vescovi di Avvenire, senza rinunciare a nulla di sé, anzi scoprendo una sorprendente capacità di umanizzare la religione. Il suo Bobo (con famiglia) vivrà per sempre e dovrebbe rappresentare un costante riferimento per tutti noi perenni litigiosi, ammonendoci che ci si può pure sfinire di discussioni, ma che alla fine dovrebbe sempre prevalere l’interesse della comunità e del cittadino, che spesso invece guarda allibito le evoluzioni e le contorsioni della classe politica. Negli ultimi anni della sua vita fu chiamato proprio da Renzi a dirigere l’Unità, nella speranza di risollevarla da una crisi mortale. Accettò con l’entusiasmo di un bambino che finalmente ha il giocattolo tanto desiderato con cui giocare, ma prese l’incarico talmente sul serio da far prevalere l’intellettuale organico di sinistra sull’ingenuità, la freschezza e il disincanto di Bobo. Il giornale risultò pesante, serioso, privo di quella verve e di quella vitalità che invece avrebbero dovuto animarlo. Glielo dissero in tanti, inutilmente. Avesse lasciato che fosse Bobo a dirigere l’Unità avrebbe forse fatto il miracolo. Non lo fece e avvenne l’inevitabile. Sergio ne soffrì moltissimo, addossò a Renzi la responsabilità del fallimento e da allora troncò i rapporti con lui, ma non con il mondo riformista che a Renzi faceva riferimento. Sergio si definiva un anarchico riformista e dimostrava continuamente che la definizione non era affatto un ossimoro. Conservo gelosamente testimonianze dirette … Purtroppo ora ho perso un altro mentore, dopo Giuseppe Turani, un altro maestro a cui devo tantissimo, che mi ha dato fiducia e che mi ha sempre spronato a cimentarmi con la tastiera. Sono voci importanti che vengono a mancare, voci insostituibili, ed è desolante trovarsi sempre più soli … Ma i maestri se ne vanno, com’è naturale che sia, e ci lasciano la responsabilità di andare avanti. Hanno dato tanto, non li dimenticheremo, ma adesso tocca a noi. Chi si ferma è perduto anzi, “chi s’incazza è perduto”. Da poco i figli di Sergio, Michele ed Ilaria, e la sua compagna Bruna hanno avviato un progetto di raccolta e digitalizzazione di tutte (oddio, quasi tutte, vista la sua sterminata e generosa produzione …) le sue opere. È un lavoro immane, che ha per obbiettivo finale raccogliere in un sito accessibile a tutti quello che Sergio ha prodotto con la matita in un vita dedicata alla politica. Inutile dire che un lavoro così ha un costo non indifferente, che però diventa sostenibile se saremo in tanti a contribuire, anche con una piccola donazione. È tutto spiegato benissimo a questo indirizzo. Chi vuole, chi può, dia un contributo: è il modo migliore per ricordare una persona la cui umanità resterà per sempre nel ricordo di chi lo ha conosciuto, di chi lo ha letto, di chi lo ha apprezzato, di chi ci ha litigato …
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