Dovremmo scandalizzarci perché il Signor Ministro della Cultura del nostro sventurato Paese si dimostra ancora una volta di un’ignoranza abissale, tanto da infilare Galileo Galilei tra gli ispiratori del viaggio di Cristoforo Colombo, morto quasi 60 anni prima (1506) che il Pisano nascesse (1564). Ma subito arriva chi giustifica l’Autorità, dicendo che il povero Ministro ha scambiato Galileo con Tolomeo (in fondo suonano quasi uguale …, capita, a chi ha tante cose per la testa!). Guai a dover riconoscere che buona parte della nostra classe politica ha una cultura semplicemente e drammaticamente inadeguata ai ruoli che ricopre. Guai a dover riconoscere che il Ministro Sangiuliano, uno che candidamente confessa di non leggere nemmeno i libri che dovrebbe giudicare come membro onorato di una prestigiosa Commissione, o che sposta Times Square da NYC a Londra, è in ottima compagnia, al Governo e in Parlamento, nei luoghi cioè dove dovrebbe sedere la crema culturale della società. Guai a dover riconoscere che i neutrini sotterranei di Gelmini o i tunnel immaginari di Toninelli sono frutto della ormai mitica rivolta popolare contro le élite, che poi sarebbero quelli che nella vita hanno studiato qualcosa, che hanno letto qualche libro o che magari, per metodo, si preoccupano di verificare le cose, prima di spararle con prosopopea da un palco di un talk show. Maledette élite, che vorrebbero soffocare la spontanea, genuina e inarrestabile voglia di protagonismo delle masse di ignoranti, zotici, presuntuosi pressapochisti, convinti che tanto “uno vale uno”. Berlusconi, Grillo, Salvini, ora Meloni e i suoi impagabili boys, è tutto uno sdoganamento (orribile luogo comune di cui colpevolmente non mi sono liberato …), tutto un “massì, cosa volete sottilizzare?”, tutto un orgoglio del “potere al popolo”, che tanto, più è bue e meglio è. Tutto un giustificare, un perdonare, un comprendere, un tollerare errori che non si tollererebbero neanche in una squalificata scuola media di periferia. Tutto va bene, perché la politica è un’attività indefinita, una sine cura buona per tutti quelli che hanno un po’ di parlantina sciolta e tanta, tanta faccia tosta (indimenticabile “questo lo dice lei …” dell’impavida Laura Castelli, viceministro dell’Economia …). Mica è il luogo in cui si modellano i destini di nazioni, di gruppi sociali, di intere comunità … macché! E poi ci stupiamo se vota solo la metà degli aventi diritto … Tra un po’ non voterà più neanche quella, anzi non voterà più nessuno, deciderà tutto il Putin o l’Orbán di turno, ovvero l’autocrate che ci solleverà dalla preoccupazione di doverci occupare del nostro futuro. Potremo al massimo lamentarci, ma solo nelle forme consentite, ovvero vomitando rabbia sui social, che costituiranno, anzi già costituiscono, il luogo principale di confronto tra i sudditi. Lotta nel fango … Dite che lo scenario è distopico? Che è esagerato? Che prima o poi reagiremo? Chissà! L’età avanzata mi consente di guardare le cose con un certo distacco, tanto ci dovranno pensare quelli che hanno cinquant’anni meno di me, ammesso che vogliano occuparsene! Al momento vedo solo tanta indifferenza e poca voglia di impegnarsi per il bene comune. E che sarà mai questo “bene comune”? Forse non esiste, forse è un’astrazione, forse è un mito, una invenzione di boomers nostalgici della loro gioventù, sprecata in inutili masturbazioni intellettuali. Tutti fanno risalire questo scempio alla scarsa prestazione della politica negli ultimi decenni. Ma se è così, come siamo arrivati a questo disastro? Possibile che nessuno abbia posto un freno alla ubriacatura collettiva? Saranno davvero tutti uguali, come ripete la vulgata? Certo che no, certo che NON sono tutti uguali, certo che ci sarebbero alternative, che non tutti mandano il cervello all’ammasso, che qualcuno ha ancora voglia di resistere, di pensare, di proporre, … Ma chi lo ascolta, nel casino generale? Ci rendiamo conto che potremmo giocarci la Francia, da qui a quindici giorni, contesa tra populisti di destra e di sinistra, che potremmo giocarci gli Stati Uniti, da qui a meno di cinque mesi, con l’elezione di un golpista senza scrupoli, che tutta l’Europa continentale non riesce ad imbastire un discorso comune, omogeneo e razionale, malgrado la sua potenza economica e culturale, e deve traccheggiare con un Orbán qualsiasi, che provoca e prende in giro tutti, scimmiottando persino gli slogan di Donald Trump (“Make Europe Great Again”)? Chi diavolo può opporsi alla decadenza, se non quel popolo che invece, come nel Grande Inquisitore di Dostoevskij, sembra allegramente disinteressarsi e anzi simpatizzare con chi vuole ridurlo all’obbedienza? La democrazia per sua natura lascia crescere al suo interno i germi dell'autoritarismo: non vuole e non può soffocarli, per non negare sé stessa. Il populismo, il sovranismo, persino l’esplicita violenza politica, purtroppo hanno la stessa "dignità" culturale di ogni altra legittima e più edificante visione del mondo, tant'è che uno come Donald Trump può democraticamente vincere le elezioni e diventare il Capo del cosiddetto mondo libero, anche se con lui sarà sempre molto meno libero. il cerchio si chiude su sé stesso, strangolando diritti e civiltà. Le persone razionali (e sane di mente) sanno che la democrazia è molto fragile e va difesa con le unghie e con i denti, sempre. Che non è acquisita una volta per tutte, che non si esporta e non si importa, ma si deve guadagnare e mantenere viva tutti i giorni. Ma per farlo serve avere coscienza, servono la Storia, la Politica, la Sociologia, serve la Scienza, che senza consapevolezza democratica può generare mostri incontrollabili. È difficile mantenere l’equilibrio, difficilissimo tenere la barra dritta senza cedimenti, è certamente più facile lasciarsi andare alla semplificazione, allo schematismo, alla logica del nemico da abbattere. Finora ce la siamo cavata, pur tra olocausti e atrocità, tra guerre fredde, più o meno tiepide, e guerre locali, tra sussulti e fughe in avanti. La Storia è andata avanti, ma siamo sicuri di farcela a salvare e sviluppare la nostra civiltà, che tanto ci è costata? Servirebbero le migliori menti di tutte le generazioni, servirebbero lucidi visionari, pragmatici sognatori, creativi razionali, e non palloni gonfiati solo di presunzione e di ignoranza. E soprattutto serve che il popolo resti sveglio, vigile, attento, e non si appisoli davanti alla televisione con uno smartphone in mano, aperto su TikTok.
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