Egregio Direttore Velardi, mi permetto di dire la mia sulla situazione dei riformisti in Italia, alla luce dei recenti clamorosi fallimenti del Terzo Polo prima e della lista Stati Uniti d’Europa poi. Si è trattato di un “uno-due” micidiale, che ci ha tramortiti ma non messi KO, che però ci costringe a parlare con estrema franchezza, cercando (e non è facile) di non cedere ai personalismi ed all’umoralità. L’alternativa di cui si dibatte, almeno dal lato di Italia Viva (da altre parti non vedo ancora dibattiti …), parrebbe essere quella tra una ricostruzione testarda del Terzo Polo, con altro nome, ma con l’obbiettivo di costituire una forza terza tra i due campi esistenti, e la costituzione di quella che Renzi ha chiamato Margherita 2.0, per avviare un rapporto più organico con il PD di Elly Schlein, che pare finalmente avere dismesso la politica dei veti di lettiana memoria, politica che “infiniti addusse lutti agli Achei” (e non solo agli Achei …). A me pare francamente un’alternativa che rischia di condurci fuori strada e che soprattutto predispone ad una contrapposizione prematura e nociva tra persone, del tipo Marattin e Costa contro … non si sa ancora chi. Questa contrapposizione l’abbiamo già vista squadernata sui social tra gruppi avversi di tifosi, del cui comportamento sinceramente provo vergogna. Lungi da me partecipare …! Io credo che quella posta sia un’alternativa tra strumenti politici diversi, che dovrà, se il caso, essere affrontata successivamente ad una fase a mio avviso assolutamente prioritaria: quella della connotazione politica precisa dell’area dei riformisti democratici. Intendo dire che, ben prima di costituire un qualsiasi soggetto politico, va definito un insieme di valori, di idee, di proposte, di provvedimenti concreti, che diano a quell’area la fisionomia giusta per confrontarsi con chicchessia. Ad un qualunque tavolo ci si può sedere con delle proposte, dei progetti, delle iniziative, alcune negoziabili, altre meno, ma non ci si può andare solo con una bandiera, con un nome. Qualsiasi soggetto si vada a costruire, esso dovrà essere riconoscibile, individuabile, qualificabile per una serie di contenuti politici precisi ed espliciti. Il riformista è sempre concreto e mai fumoso. E non c’è alcun bisogno di scegliere a priori la parte con cui confrontarsi, per il semplice motivo che oggi, per un riformista democratico, l’interlocutore NON può essere la destra al potere: forse qualche frangia malpancista e marginale di Forza Italia, ma certamente NON la vasta componente sovranista, nazionalista, populista, perfino nostalgica, del resto della maggioranza. Quindi, o un eventuale nuovo Terzo Polo si tiene sdegnosamente autonomo e non allineato, ed aspetta di diventare soggetto principale per trattare da pari a pari (ma non mi pare ce ne siano oggettivamente le condizioni), restando nel frattempo ininfluente e fuori dai giochi, o anch’esso dovrà discutere con i possibili alleati, e quindi seguire la stessa strada relazionale dell’eventuale Margherita 2.0. Se vuoi contare qualcosa, devi farti vedere e portare contributi riconoscibili. Mi spiace che il valido Alfredo Izzo di IV Campania si illuda che mantenendo quella che lui chiama autonomia sia possibile incidere in qualche modo sulla situazione politica corrente. In realtà si resta ai margini, con rischio concreto dell’irrilevanza. Non ce lo possiamo permettere. Quindi, lasciamo a dopo la discussione sulla forma da dare al movimento dei riformisti democratici e dedichiamoci invece a connotarlo come forza moderna, pragmatica, concreta, dotata di un programma chiaro, e ben disposta al confronto con chiunque lo voglia, purché su basi concrete e non ideologiche. A me non pare difficile stendere un manifesto dei riformisti democratici: abbiamo esempi ed ispirazioni in abbondanza. Renzi ha giustamente detto che per IV si è chiusa una fase. Ha ragione. Giriamo pagina con coraggio e cerchiamo di andare avanti: davanti a proposte e soluzioni è più facile distinguere chi vuole costruire un’alternativa e chi vuole solo perdere tempo. Ne abbiamo già perso abbastanza.
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