È già successo. Chi c’era non può averlo dimenticato. Gli anni Settanta del secolo scorso (compreso il micidiale 1980) si chiusero in un’orgia di politica, di scontri sociali, di estremizzazioni, di terrorismo e violenze di ogni colore, di lotte più o meno utili, ma persino di riforme epocali, come divorzio, aborto, diritto di famiglia, servizio sanitario, legge Basaglia, e tante altre ancora. Il compromesso storico, prova di estremo equilibrismo politico e istituzionale, era naufragato in via Fani prima ed in via Caetani, 90 giorni dopo. La Renault R4 rossa (allora ne avevo una uguale…), col portellone aperto ed il corpo di Moro oscenamente esibito al mondo, ci era penetrata nell’anima e non ne sarebbe più uscita. Per oltre un decennio, tutto era sembrato immerso nella politica, tutto era stato politica, anche il “personale”. I rapporti umani erano cambiati definitivamente, un nuovo modello di società si era affermato. Le tante fantasticherie pseudo politiche avevano mostrato tutta la loro fallacia ma nel frattempo la società era cambiata per davvero: basti pensare alla rivoluzione femminile ed al ruolo delle donne, definitivamente uscite da ogni idea di subalternità (anche se la lotta per la parità non è finita ancor oggi, e forse mai finirà). Dopo un decennio in cui tutto era politica, s’era raggiunta la saturazione e c’era voglia di cambiare. E in effetti si cambiò. Quello che fu chiamato “riflusso” nacque da alcuni risultati effettivamente ottenuti, ma anche da una stanchezza oggettiva verso la politica, che segnò un generale disimpegno e l’istaurazione di quello che Roberto D’Agostino definì “edonismo reaganiano”. In effetti Reagan e Wojtyla picconarono a morte il decrepito mausoleo sovietico, smontando definitivamente tutte le illusioni e le balle pseudo-rivoluzionarie che avevano alimentato i movimenti prosperati a sinistra per decenni. Il PCI ci mise altri dieci anni per capire ciò che era chiaro già da tempo (anche ai suoi pavidi dirigenti, Berlinguer incluso), ma nel frattempo la società andò da un’altra parte. Il “riflusso” avviò modelli di vita diversi, segnati anche dalla musica e dal cinema, ed il disimpegno politico favorì la restaurazione al potere della destra democristiana, alla quale purtroppo Craxi ed il PSI portarono linfa vitale, mentre il PCI si leccava le ferite, rinunciando ad ogni velleitarismo riformista e baloccandosi con vacui sogni di alternativa ed eurocomunismo. La caduta del Muro, Mani Pulite, Berlusconi, aprirono un’era politica nuova e molto controversa, che è arrivata sostanzialmente fino ad oggi, con alcuni brevi intervalli di riformismo vero (Prodi uno e due, Renzi, Gentiloni, Draghi), subito stroncati dalla miopia, dal provincialismo e dall’endemica litigiosità della sinistra. Ora siamo arrivati ad un’altra svolta, di quelle pesanti. Il mondo è in cerca di un nuovo equilibrio dal quale sembra ancora molto lontano, nuovi protagonisti sono entrati sulla scena e le fragili democrazie occidentali sono sotto feroce attacco da parte di pericolose autocrazie che tendono a ribaltare i modelli che credevamo consolidati. A sinistra regna ancora il caos, come quasi sempre. E di nuovo il distacco dalla politica, il disimpegno, forse un nuovo “riflusso”, sembrano alle porte. Stanchezza, disillusione, sfiducia nei leader e nelle istituzioni, voglia di dedicarsi ad altro e di farsi i fatti propri sembrano riemergere, anche a fronte delle oggettive difficoltà, dei fallimenti, delle sconfitte brucianti registrate negli ultimi anni, fino a poche settimane fa. La sinistra perde terreno ed è insidiata dal massimalismo e dal populismo, i riformisti litigano tra di loro e non riescono a trovare alcun punto di coesione, i leader sembrano consumati o inadeguati, anche la destra all’apparenza trionfante è lacerata da polemiche: però governa e il potere, si sa, logora chi non ce l’ha. Perché non prendersi una bella vacanza e dedicarsi ad altro, in attesa di tempi (e forse di leader) migliori? Perché non mettersi alla finestra ad aspettare che il polverone si sedimenti ed emerga un quadro politico più leggibile ed attraente? Ci vorrebbe una nuova disco music a fare da colonna sonora, o un’altra televisione commerciale, forse degli altri cinepanettoni, a dilettarci mentre qualcuno cerca di sbrogliare la matassa. Tanto, peggio di così…! Ma stiamo giocando con il fuoco…! Il mondo del primo riflusso era un mondo semplice, schematico, in bianco e nero; oggi il mondo è un gran casino e, dovunque ti giri, vedi problemi all’apparenza irrisolvibili. Allora c’erano si e no un paio di miliardi di persone a dominare la scena, adesso siamo quasi otto, e tutti giustamente smaniosi di conquistarsi in un modo o nell’altro un posto di rilievo. La complessità è cresciuta in modo davvero esponenziale. Oggi più che mai c’è bisogno di coraggio, di idee chiare, di leader dalla vista acuta, capaci di guardare ben oltre il proprio naso. Persone capaci di cogliere le tematiche di fondo che squassano il nostro mondo e non si fermino ai luoghi comuni dei talk show, preoccupate solo di sbarcare il lunario. Ce ne sono? Di là, non pare proprio, di qua forse qualcosa si muove, ma finora con troppa timidezza, poco coraggio e nessun progetto concreto. E noi? Noi che guardiamo, noi che abbiamo ereditato da quei lontani anni passati la malattia della politica, l’abitudine a non accontentarci della superficie, noi che facciamo? Aspettiamo i giovani, confidiamo nella naturale voglia di cambiare il mondo che ne caratterizza l’età? E se invece avessero tutt’altro per la testa? Se il nuovo “riflusso” li avesse convinti che tanto è tutto inutile, perché le forze che dominano il mondo sono ormai fuori della portata della gente comune (e quindi, addio democrazia…!)? Se decidessero di badare ai fatti propri, di fare carriera, fare soldi alla faccia dei principi democratici? In effetti, a chi resta, diciamo, un decennio di vita, più o meno, potrebbe anche bastare così. Qualcuno in fondo ci penserà… Ma davvero ce la facciamo a restare alla finestra senza partecipare almeno al dibattito, almeno fin quando c’è un dibattito politico? E ce la facciamo a sollevare lo sguardo dalle piccole miserie di partito o di corrente, per cercare di tenere alto il livello della discussione? È già successo. L’abbiamo visto, e l’abbiamo pagata cara la stanchezza, il disimpegno, potremmo pagarli ancora più cari. Ora in gioco c’è molto di più. Il livello della nostra classe dirigente non è mai stato tanto basso: Salvini, Conte, e poi Meloni e famiglia (l’intermezzo di Draghi è durato solo l’espace d’un matin), un filotto che stroncherebbe un bue, figuriamoci un Paese sfilacciato e sbrindellato come il nostro. Rischia di cedere di schianto la democrazia americana (è già sopravvissuta ad un primo colpo…) e, se a novembre cedesse davvero, sarebbe una catastrofe mondiale; noi in realtà abbiamo già ceduto da un bel po’: fortuna che nessuno ci si fila, tanto contiamo circa zero... Possiamo permettercelo un nuovo “riflusso”? Guardiamoci bene allo specchio, prima di rispondere e andare a farci uno spritz…
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