Dispiace constatarlo, è perfino un po’ buffo, ma a ripetere tenacemente il mantra “né con la destra né con la sinistra” sono rimasti solo il patetico Giuseppe Conte (“i resti di quello che fu uno dei più potenti … risalgono in disordine e senza speranza le valli che avevano discese con orgogliosa sicurezza” – Armando Diaz – 4 novembre 1918) e i nostalgici incrollabili epigoni del fu-Terzo Polo centrista. Non si offendano gli uni e gli altri per l’accostamento, ma questa è la pura e semplice verità. Più si vota, più risulta assolutamente chiaro che gli elettori di centro, tanti, tantissimi, pencolanti, indecisi, disillusi oppure ingenui e idealisti, o non votano affatto (e l’astensionismo cresce …) oppure alla fine votano un po’ di qua, un po’ di là. C’entra di certo il sistema elettorale ma, quand’anche ci fosse un sistema più proporzionale, cosa farebbero “dopo il voto” i nostri eroi della equidistanza? Resterebbero sdegnati sul più isolato Aventino che trovano (i terzopolisti …), oppure continuerebbero ad abbaiare (grillini e post-grillini, loro sì che abbaiano, non la NATO secondo Francesco!) contro il sistema cinico e baro, che non li accoglie a braccia aperte come salvatori della Patria? Oppure, dopo una lunga autocoscienza e con il muso molto lungo, si acconcerebbero (con un certo sussiego, però) a negoziare un po’ di potere con le odiate forze di destra o di sinistra? Chi lo sa … Probabile che entrambi preferiscano restare da parte a pontificare, mugugnare, auspicare cambiamenti radicali, progettare favolose nuove aggregazioni unitarie. Per il prossimo giro … Non voglio maramaldeggiare né essere irriverente, ma sono stufo di ripetere che in una democrazia sana non si sta in mezzo: si sta in maggioranza o in minoranza, al Governo o all’opposizione, e quindi tanto vale contribuire a presentare agli elettori un progetto ed un programma che sia concreto, fattibile, comprensibile e comprensivo di quei provvedimenti che davvero possono cambiare loro la vita. C’è da discutere con gli altri coalizzati? Bene, si discuta, si litighi, si battano i pugni, ma si trovino i compromessi, si faccia politica, insomma, con il chiaro obbiettivo di giocarsi la vittoria ad armi pari con l’avversario. Non si tratta di tradire, o rinunciare ai sani principi in cui continuiamo fermamente a credere: si tratta solo di trovare la strada per realizzarne almeno un po’. Governare noi e non gli altri. Le elezioni in America hanno dimostrato oltre ogni ragionevole dubbio che le demonizzazioni “ideologiche” (anche se razionalmente motivate …) non funzionano se gli elettori non trovano risposte alle loro esigenze più urgenti. Non c’è Taylor Swift o Bruce Springsteen che tenga, né giornali o opinion leader, se una parte molto consistente dell’elettorato (e non parlo dei fanatici con le corna, ma di tanta gente normale …) è seriamente preoccupata per l’aumento dei prezzi e si sente minacciata nel suo tenore di vita (che è poi la cosa a cui ognuno tiene di più, persino di più delle libertà e dei diritti). Rifiutarsi di constatare che, per tenere fede alle nostre pur legittime e rispettabilissime analisi sociopolitiche, stiamo permettendo ad una classe dirigente rozza, illiberale e quindi pericolosissima, di sfasciare il nostro bel palazzo fatto di welfare, diritti, benessere e quant’altro, è un atto di spocchiosa presunzione che stiamo già pagando a caro prezzo e che sempre più caro pagheremo, in tutto l’Occidente. I riformisti possono parlare o agire: nella prima attività non hanno uguali, nella seconda … hanno da lavorare, diciamo. Eppure, bisogna fare entrambe le cose: è la politica, stupido! Venendo a noi, non mi straccio le vesti per le sorti di Italia Viva, Azione, Orizzonti Liberali, Libdem, Fondazione Einaudi, Volt, Nos, +Europa, …, senza contare i silenziosi riformisti rintanati nel PD. Sono millanta formazioni che, o trovano una strada comune, o sono destinate a sparire nella più totale irrilevanza, lasciando campo aperto all’astensione che già dilaga o, peggio, alle classi dirigenti sovraniste, populiste, massimaliste. Temo che le mie siano le solite parole al vento: ma non per questo me le tengo dentro. Non smetto di sognare un unico e ben coordinato movimento riformista, che assuma la guida di una coalizione di centrosinistra che potrebbe vincere e governare, meglio e più a lungo di questa destra raccogliticcia ed incapace. Un Terzo Polo “vero”, che sia egemone, razionale, capace e creativo, con molto più filo da tessere che non i massimalisti della sinistra radicale. Un Terzo Polo che dismetta i sogni di equidistanza e si schieri senza dubbi, e soprattutto senza la paura di confrontarsi con alcuno. C’è un prezzo da pagare? Forse, ma sarà sempre più basso che far governare questa destra. E sarà un prezzo ancora più basso, se sapremo essere lucidi e positivi. Coraggio! Buttiamoci dietro ripicche, gelosie, rancori, invidie, incomprensioni, … Il grande Quincy Jones, quando si lanciò nella folle idea di far incidere “We are the world” a tutti i più grandi divi sulla piazza, espose fuori dello studio di registrazione un grande cartello che diceva: “Lasciate il vostro EGO fuori della porta!”. Il risultato è nella Storia della Musica!
|