Uno spettro si aggira per il mondo: è lo spettro dell’autoritarismo illiberale e, come quello del comunismo evocato da Marx ed Engels nel Manifesto del 1848, è destinato a lasciare un segno profondo nella storia della civiltà umana. Questo spettro non costituisce una speranza di giustizia sociale né un’ipotesi di emancipazione della società civile. Questo spettro vuole mandare al macero duecentocinquanta anni di civiltà democratica, dalle Rivoluzioni Americana e Francese di fine Settecento in poi. Fin d’allora l’Europa (ed il mondo) si era abituata a considerare gli USA un baluardo contro la tirannia, contro l’autoritarismo, contro la sopraffazione, un modello di società aperta, di uguali, di liberi e forti. Oddio, non è che gli USA siano sempre stati un fulgido esempio di trasparenza, di libertà, di tolleranza. Chi ha una certa età ha ben presente le molte occasioni nelle quali i democratici di tutto il mondo hanno dovuto accettare certe posture “alla John Wayne”, si diceva, che gli USA adottavano quando sentivano minacciati i propri interessi. E non solo … Abbiamo anche dovuto storicizzare il KKK, la segregazione, l’assassinio dei fratelli Kennedy e del reverendo King, il Vietnam, il Watergate, il Cile di Allende, … Però, complice la guerra fredda e l’assoluta improponibilità del modello alternativo sovietico, il modello americano, pur con tante imperfezioni, era pur sempre infinitamente preferibile. La cultura, il modo di vivere, la saldezza dei principi costituzionali, l’enorme e concreta possibilità per chiunque, davvero chiunque, di scalare tutti i gradini della società si riflettevano nella letteratura, nel cinema, nella musica, ma anche nella ricerca, nell’industria e nell’economia, che mai, almeno dopo la seconda guerra, si sognò di imboccare la strada infausta del protezionismo. Anzi, il Piano Marshall ricostruì un’Europa ridotta letteralmente in macerie dalla follia della guerra scatenata dai nazifascisti. L’intraprendenza ed il dinamismo americani oggettivamente pervasero il mondo e contribuirono allo sviluppo ed al miglioramento delle condizioni di vita di un buon pezzo della popolazione terrestre, anche nei Paesi con modelli sociali affatto diversi. Qui in Europa ci siamo a lungo adagiati su questa convinzione, dando per scontato che la difesa, per esempio, fosse assicurata da quegli USA che erano venuti a liberarci dagli orrori del nazifascismo. E solo uno zoticone ignorante come Trump poteva avere il cattivo gusto (e la perfidia) di far notare al Cancelliere Merz che il D-Day doveva essere stato un gran brutto giorno per i tedeschi. Per sentirsi ribattere da Merz che invece si trattava del giorno fausto che aveva avviato e permesso la liberazione dal nazismo, avvenuta col contributo di migliaia di vite di giovani americani, e non solo. Ma tant’è, Trump è un antiamericano, almeno nel senso in cui noi ci siamo abituati a considerare gli americani. Lui con Hitler avrebbe fatto affari … È questa la novità, terribile, alla quale dovremo fare l’abitudine, almeno fino a quando l’America non deciderà di voltare pagina e fare di nuovo l’America. Speriamo presto … Oggi purtroppo abbiamo un nuovo nemico, che formalmente sarebbe un alleato, che però ci considera un peso, ci considera parassiti, inutili e dannosi per i suoi obbiettivi di potenza. Tutta la politica di Trump in questi mesi ha avuto come unico obbiettivo l’annichilimento dell’Europa, sia come Unione che come singoli Paesi, il cui ruolo di mezze potenze regionali dovrebbe comportare un esplicito vassallaggio all’imperatore. Guardate un planisfero: L’Europa è nella tenaglia tra gli USA di Trump e la Russia di Putin, due potenze (nucleari) ormai apertamente autoritarie ed imperialiste, che non possono tollerare la presenza di un terzo incomodo che non sia più che docile ed asservito alle loro mire. La foto del carro che attraversa l’Ucraina con due bandiere è un’immagine surreale che nessuno sceneggiatore di Hollywood avrebbe mai saputo immaginare. Alla Casa Bianca si è appena svolto il gigantesco teatrino mediatico messo in piedi da Trump. Non è ancora chiaro cosa ne sia venuto fuori, oltre allo show, ma il solo fatto che i quattro maggiori Paesi europei, più i vertici dell’Unione, abbiano sentito la necessità di andare a spalleggiare Zelensky dà l’idea della tensione che stiamo vivendo. A Trump, l’ho già detto, dell’Ucraina non frega assolutamente nulla: lui l’ha già venduta alla Russia. Ma invece frega parecchio che gli Europei escano di molto ridimensionati da questo confronto e con un pesante carico di responsabilità sulle spalle: devono capire che è lui che comanda il gioco e che non accetterà interferenze. Trump vende le armi, gli altri le comprano e le usano. E vada come vada. Ha già detto chiaramente che l’Ucraina è un affare degli Europei, che devono smazzarsela più o meno da soli. E se non ci riescono, meglio ancora. Penserà lui a normalizzare il tutto. Autoritarismo illiberale, come quello di Putin, di Orban, di Erdogan, … Io confido che i leader europei siano coscienti dell’attacco terribile che stanno subendo e capiscano che ora o mai più bisogna trovare una voce unica, bisogna coordinare azioni e reazioni, bisogna dare le gambe ad un progetto comune per davvero. Oggi si deve configurare quell’Europa a due velocità di cui si parla da decenni. L’Ungheria e la Slovacchia non possono contare come la Francia e la Germania (e l’Italia …). Il Regno Unito è sì fuori, ma solo per uno scherzo della Storia e per l’imbecillità dei suoi governanti nel 2016. In realtà, Starmer ha scelto da che parte stare. In sostanza, gli Europei a Washington oggi hanno rappresentato una nuova Europa che, o funziona, o muore nel disonore. È davvero questione di vita o di morte. Persino Meloni pare aver capito a quale treno deve rimanere attaccata, lasciando da parte i sogni infantili di “ponte” con l’amico Trump. Trump non ha amici, ha servitori, esecutori, dipendenti, da buttare a mare quando non servono più. Trump non ha una morale, è solo sé stesso, sempre e solo lui, con la sua megalomania che non ha confini. Forse sarà quella che lo perderà, prima o poi, chissà. Putin è un gelido giocatore di poker, capisce solo la forza e null’altro. Trump è convinto di poterci convivere facendo affari: può darsi che abbia ragione ma, senza un contraltare democratico, il mondo finirà molto male. La Cina, l’India, le altre grandi potenze, il mondo arabo, non sono da meno. Non abbiamo esperienza di un mondo multipolare dove vige solo la forza bruta e non le regole del diritto internazionale. Che equilibrio si stabilirà, se mai se ne stabilirà uno? In questo quadro dobbiamo avere il coraggio di creare un’Europa che sia davvero una, unita, una grande potenza democratica, che resterà unico baluardo di quei valori che custodiamo da oltre due secoli. La sfida è terrificante, la posta è immane, sarà meglio che chi oggi ha venti, trenta, quarant’anni si dia da fare. Presto e bene. Il futuro del mondo è nelle loro mani.
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