Sto per avventurarmi in un ginepraio dal quale non so come uscirò, vista l’aria che tira, non delle più favorevoli alle proposte razionali, logiche, persino elementari. Tutto oggi deve essere sempre reso molto complicato. Guai a cercare di semplificare, di rendere lineari posizioni intrecciate in un viluppo di sottintesi, antefatti, incomprensioni, egolatria e, in conclusione, zero disponibilità al dialogo, mentre la democrazia è sottoposta ad un terribile stress test. Ho citato spesso il famoso “rasoio di Occam”, un francescano inglese del Trecento, Guglielmo si chiamava, più o meno contemporaneo di un altro mitico francescano, Guglielmo da Baskerville, quello de “Il Nome della Rosa”, simbolo letterario del Medioevo che stava diventando Era Moderna. Non credo che lo storico Guglielmo da Occam somigliasse per nulla all’affascinante e combattuto Sean Connery, ma comunque il francescano (povero illuso) teorizzava che, a fronte di problemi molto complessi, spesso la soluzione più razionale è quella diritta, quella tranchant, quella che richiede il minor numero di passaggi logici. Ora, il problema, molto complesso, che abbiamo davanti è come favorire un cambio di governo in Italia, posto che a moltissimi italiani, non si sa quanti, ma comunque tanti, il Governo attuale di Meloni ed i suoi boys non garba affatto. Tutti i sondaggi danno le tre forze di Governo al di sotto della maggioranza degli elettori che si esprimono (45-46%), il che significa che la maggioranza non apprezza granché né Meloni né i suoi spesso imbarazzanti sodali. I due blocchi più o meno se la battono … Come si fa quindi a tramutare questa apparentemente chiara situazione in un cambio di Governo, da attuarsi non più tardi della primavera del 2027 quando, con ogni probabilità, si tornerà a votare? Come si fa almeno a giocarsela alla pari? È assolutamente ovvio che, se nei collegi uninominali il centrodestra si presenta unito ed il centrosinistra no, quest’ultimo non batte chiodo, regalando senatori a volontà alla destra. È già successo nel 2022, ricapiterà di nuovo. Negare una realtà così evidente è da dementi, altro che “rasoio di Occam” … Purtroppo, tale ovvietà non deve risultare tanto ovvia a molti protagonisti del cosiddetto centro riformista, che insistono impavidi nell’affermare che loro sono e saranno indipendenti da tutti e men che meno accetteranno alcuna alleanza/coalizione con gentaglia che comprende tutto il PD, il M5S e AVS. Ora, che in quel gruppo ci sia anche gente inaffidabile è innegabile, che sia pieno di acchiappanuvole totalmente sconnessi dalla realtà anche, che qualcuno di loro coltivi sogni adolescenziali di cambiare il mondo, una buona volta (ma non è mai questa …!) è vero, ma quell’”accozzaglia” detiene comunque circa un terzo dell’elettorato, senza il quale qualsiasi progetto diventa utopia. E qualora anche si volesse aggredire il vasto campo del non-voto, pare logico sperare di diventare determinanti con un 8, forse 10, ma facciamo pure 12% dei voti quando la destra è maggioranza? Piaccia o non piaccia, di riffa o di raffa, per provare a vincere è obbligatorio trovare un modo per convivere e presentarsi uniti. Altrimenti si parte già con la sconfitta in tasca e Meloni a Palazzo Chigi, e forse anche al Quirinale, per i successivi 5-10 anni. Bella prospettiva …! Qualsiasi considerazione politica non può sovvertire la matematica che, non essendo né di destra né di centro né di sinistra, se ne frega dei giramenti dei nostri combattuti eroi del centrosinistra. “Il rasoio di Occam” dice, dritto per dritto, che bisogna fare una coalizione. Non si vuole fare? Allora si perde, senza ombra di dubbio. “Ma non si troverà mai una quadra!” – dice la voce del popolo. Dipende. Dipende dalla maturità dei soggetti coinvolti. È evidente che in una coalizione “ampia” di centrosinistra la parte più radicale è già molto ben rappresentata: mezzo (meno, secondo me, meno …) PD, tutto il M5S, tutta AVS, sono piuttosto compatti sulle loro posizioni radicali che, si badi bene, non tutte sono inaccettabili: qualcuna sì e pure tanto, ma su altre si può discutere (lavoro, sicurezza, politica industriale, fisco, …). Ma chi discute? Chi rappresenta gli adulti riformisti? E con che peso li rappresenta, se un buon pezzo di loro si rifiuta sdegnato persino di sedersi al tavolo? Chi sostiene posizioni più realistiche sulla politica estera, ad esempio? Lasciamo che prevalga il pacifismo peloso di chi fa finta di non capire che se l’Europa non si rafforza, prima o poi Putin ne farà un solo boccone (forse anche un bocconcino per volta, ma non vorrei essere un polacco, un finlandese, un baltico, …)? E Trump lascerà fare, perché a lui interessa solo fare affari con la Russia, che si prenda pure Ucraina e quello che vuole, come al supermercato. Qualcuno dovrà pur sostenere le ragioni di una forte centralità europea, che non sia disarmata ed in balia dei più forti! E a quel tavolo è meglio che sieda una forza con un potenziale del 12% piuttosto che sparuti e sparpagliati gruppetti di sante persone, ma del tutto impotenti? Se si vuole organizzare una coalizione che, pur nelle differenze, trovi un minimo di unità, è meglio che i riformisti tutti (dentro e fuori il PD) siano quattro gatti o che invece siano un bel branco di gattacci agguerriti, senza i quali nessuno vince? Sto dicendo delle ovvietà, in ossequio al francescano Occam, ma è possibile che Calenda, Marattin, Renzi, Ruffini, Onorato, Magi, e pure i tanti riformisti del PD oggi in sofferenza, non ne siano coscienti? Impossibile. Hai voglia a dire che quelli non si sopportano, che sono incompatibili, che sono egoisti, che rappresentano mondi diversi, … tutte balle, balle spaziali! Dei politici veri e maturi ad un certo punto si chiudono a chiave in una stanza e ne escono solo con un accordo. Costi quel che costi. E chi sta loro intorno la chiave la butta via sul serio, e pretende che arrivino ad un accordo. Soprattutto se le persone in questione, separatamente, fanno le stesse analisi e propongono tutte le stesse cose: qualcuno mi dice quali sono le differenze tra le posizioni di Renzi, di Marattin e di Calenda, giusto per dire, ma anche di Gentiloni, Picierno, Ruffino, Onorato, se escludiamo parzialmente la politica estera e la partecipazione alla ipotetica maledetta coalizione? Insomma, è assolutamente inaccettabile che la vita politica di un Paese del G7 sia appesa ai capricci ed alle incomprensioni di alcuni leader. Inaccettabile. I politici devono trovare soluzioni, non solo evidenziare problemi. A quello son buoni tutti. Vorrei trovare il modo di far sentire ai protagonisti di questa indegna sceneggiata il fiato sul collo delle persone che se ne fregano dei particolarismi e vorrebbero solo partecipare ad elezioni con una anche piccola, ma concreta, possibilità di vincere e cambiare il Paese. Vorrei penetrare nei loro sogni, diventare un incubo, un’oppressione, vorrei costringerli a ragionare dritto per dritto. Vorrei che i Guglielmi, sia di Occam che di Baskerville, illuminassero le loro scelte. Ma se Guglielmo da Occam confidava nel suo potente “rasoio”, l’altro Guglielmo, quello un po’ cinico di Eco, ad Adso che gli chiedeva come sarebbero usciti dal terribile labirinto della biblioteca, rispondeva sconsolato: “Non senza difficoltà, figliuolo, non senza difficoltà”.
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