Vecchia Elly … malgrado la sua elegante informalità, la sua fluidità, i suoi tre passaporti, la sua ostentata spregiudicatezza e pure l’armocromista, quando parla sembra di risentire voci di cinquant’anni fa. Da Capanna a Pajetta, da Sofri a Ingrao, da Rossanda a Cossutta: quel movimentismo all’apparenza tumultuoso, ma in realtà iperstatico, quei paroloni che dovrebbero impressionare, ma che lasciano solo punti interrogativi, quei concetti sempre un po’ involuti, poco diretti e soprattutto per niente in sintonia con la vita ed i problemi della gente vera, non dei militanti. Elly scalda i cuori dei già convinti, ma lascia straniti tutti gli altri, che non capiscono cosa abbia in testa e dove voglia andare a parare. Ha una narrazione fintamente epica, come se le masse rivoluzionarie premessero alle porte, ma in realtà alle porte non c’è nessuno, c’è solo la totale irrilevanza politica dell’area di centrosinistra. Elly voleva recuperare voti a sinistra: c’è riuscita, ma fino ad un certo punto, visto il peso non irrilevante di M5S e di AVS. Ha ricompattato i nostalgici del PCI-PDS-DS, la famosa “Ditta”, ma sta perdendo tutti gli altri. Infatti, nei sondaggi è inchiodata al 20-21%, e di lì non si muove. Si è immolata sui patetici ed antistorici referendum di Landini per abrogare una legge promossa e votata dal suo stesso Partito, che lei ha costretto a rinnegare; ha perso rovinosamente e ha fatto finta di nulla, con elegante nonchalance …! Ha mancato l’atteso sfondamento nelle Marche, ha straperso in Calabria, ovunque impostando campagne elettorali su argomenti non attinenti ai problemi dei territori; ancora nonchalance …! In tanti, anche importanti e molto autorevoli, le stanno dicendo con insistenza che così non si va a governare, che così si fa al massimo qualche manifestazione di sabato pomeriggio, con megafoni e bandiere. Macché … tutto inutile. Elly continua a dichiarare a macchinetta, con il suo poco comprensibile linguaggio d’altri tempi, concetti pieni di fumo, di ideologia, mentre l’arrosto è bruciato o non c’è proprio. Fa tutto da sola o quasi, non si confronta, all’apparenza lascia liberi tutti, ma alla fine decide tutto con quattro amici al bar. E la mitica “base” … usi a obbedir tacendo e tacendo morir. Ora sta per infilarsi a testa bassa nel trappolone del referendum sulla separazione delle carriere, a rimorchio dell’ANM e del sistema correntizio della Magistratura, come sulla politica estera va a rimorchio di Conte, Fratoianni e pure di Landini (ma quest’ultimo non dovrebbe occuparsi della difesa dei lavoratori? Ah, dimenticavo che la CGIL è tutta di pensionati …). Ma che progetto di società ha Elly? Che PD vuole? Saperlo … Certamente un partito a vocazione minoritaria, molto caratterizzato, radicale, una ridotta di finti reduci del Sessantotto (… lei è nata nel 1985). Il mondo però va da tutt’altra parte e quella ridotta è così ridotta che resta dov’è, ridotta male. Peccato che l’esigenza del Paese sia quella di crescere, di svilupparsi, di riacquistare fiducia, di coinvolgere nella politica non i già convinti, ma i milioni di cittadini che oggi stanno alla finestra o votano più o meno a caso, secondo l’estro e la moda del momento. Per carità, quell’elettorato di sinistra, un po’ nostalgico e naif, esiste e qualcuno deve presidiarlo. Ora lo presidiano in tre (PD, M5S, AVS), pestandosi spesso e volentieri i piedi a vicenda e tenendo alla porta le forze, non si sa quanto forti, dei riformisti, esemplari forse in via di estinzione, specie ormai protetta dal WWF. In queste condizioni, come si fa a battere l’armata meloniana, che sarà pure scombiccherata e litigiosa, ma che all’occorrenza sa ritornare compatta come una falange romana? Una sinistra moderna deve saper interpretare le
esigenze moderne di una popolazione sballottata tra oggettive difficoltà
economiche, peso del fisco (per chi paga …), problemi di sicurezza, reale o
percepita che sia, paura del futuro, invecchiamento e denatalità, precarietà, rivoluzioni
tecnologiche, tendenze all’autoritarismo, … Per essere moderni non basta salire su un carro del Gay Pride, suonare (malino) una chitarra elettrica su un palco e ammiccare a tutte le più strampalate ubbie pseudointellettuali che impazzano sui social, un microcosmo grande quanto si vuole, ma sempre piccolo rispetto alla totalità delle persone reali con i loro problemi di ogni giorno. Bisogna saper entrare nella testa della gente e proporle una speranza, un’idea di futuro plausibile e raggiungibile, a portata di mano e di voto. Se non si riesce in questo, si resta minoritari per sempre e la destra avrà la strada spianata per il suo progetto (loro ce l’hanno …) di società autoritaria, giustizialista, illiberale, post-democratica. Io non credo che Elly Schlein potrà cambiare rotta: lei è convinta, e lo dice ogni pie’ sospinto, di essere stata eletta per quello. È certamente vero, ma in questo caso quel “suo” PD, lontano anni luce dal Partito fondato nel 2007 con ben altre premesse, non potrà proporsi come perno e guida dell’alternativa alla destra, pena una sconfitta certa nel 2027: quel PD resterà a contendersi i voti più radicali con Conte e Fratoianni, ma non potrà essere il punto di riferimento dell’opposizione, né soprattutto esprimere un leader che parli ad una maggioranza di elettori. Ecco, il leader, o la leader, … il problema è gigantesco. Abbiamo visto in USA come leader deboli e senza carisma siano del tutto inadeguati ad opporsi a fenomeni del tutto estemporanei come Trump e i suoi sgherri. I democratici americani hanno perso due volte, ed entrambe le volte hanno scontato enormi problemi di leadership. D’altronde, sostituire un leader naturale come Barack Obama (o come Bill Clinton negli anni Novanta) non è cosa semplice, ma i leader vanno costruiti, allevati, incoraggiati, protetti, non si scelgono a tavolino, né si improvvisano all’ultimo momento. Qui da noi, nell’area dell’attuale opposizione, certamente non mancano dirigenti di ottimo livello, ma un leader naturale è un’altra cosa: non è solo “uno bravo”, è qualcuno che, come si dice, sa dettare l’agenda, impone la sua visione, dà risposte credibili e non fa solo propaganda, magari in modo efficace, ma senza il supporto reale e concreto di un progetto politico. Il problema va affrontato e risolto per tempo. È vietato traccheggiare, se davvero si vuole vincere (è Romano Prodi che si è chiesto se davvero l’attuale PD voglia vincere … e Prodi è un uomo d’onore). Guardiamoci bene intorno: c’è qualcuno con queste esatte caratteristiche? Pensiamoci a fondo, prima di dire che non c’è, o sparare un nome secondo la moda del momento. Pensiamoci bene.
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