Non se ne può proprio più di questa favola secondo la quale la NATO avrebbe provocato per anni la povera e pacifica Russia, che quindi avrebbe sentito il dovere di reagire, invadendo a destra e a manca territori non suoi, con la scusa che lì c’era qualcuno che parlava russo. E noi, invadiamo il Canton Ticino? Lugano libera …! O gli austriaci invadono il Sud Tirolo e si riprendono Sinner? Per carità, la propaganda non va per il sottile, è spesso grossolana, tarocca, pensata per gente poco attrezzata intellettualmente e quindi disposta a bersi tutto, purché venga declamato con la dovuta enfasi ed il giusto ghigno. Tutti i talk show sono pieni di cosiddetti esperti che pontificano in tal senso. Ma almeno un filo di logica dovrebbe venire in aiuto … Abbiamo vissuto oltre quarant’anni di guerra fredda, con la cosiddetta “cortina di ferro” che separava l’Occidente liberaldemocratico dall’impero sovietico. Il confine spaccava l’Europa: la NATO di qua, il Patto di Varsavia di là, ognuno con i suoi armamenti, missili, bombe, truppe, tutto quanto serviva a creare quella deterrenza su cui è stata basata la pace. Pace armata, ma sempre pace, molto meglio della guerra finita nel 1945! Per decenni ci siamo puntati contro ogni tipo di armamento, poi arrivarono i famosi SS-20 puntati sull’Europa, seguiti dal dispiegamento dei missili Pershing e Tomahawk puntati sull’URSS. Un trattato tra Reagan e Gorbaciov nel 1987 (due anni prima della caduta del Muro) mise fine alla crisi. Poi cadde il Muro e poco dopo cadde anche l’Unione Sovietica (1991), che via via perse i Paesi Baltici, la Polonia, la Cecoslovacchia, l’Ungheria, la Romania, la Bulgaria, che si resero indipendenti, avvicinandosi sempre di più all’Europa Occidentale. Poi si disgregò progressivamente la Jugoslavia di Tito, morto nel 1980, con le sanguinose guerre civili degli anni Novanta. Insomma, si ridisegnò tutta l’Europa dell’Est, mentre la Russia riguadagnava la sua stabilità prima sotto Yeltsin e poi con il regime di Putin. La “cortina di ferro” si era spostata più ad oriente ed il confine tra i due mondi passava ora oltre i Paesi Baltici e la Polonia, mentre la Bielorussia diventava uno Stato satellite della Russia, con la Georgia e l’Ucraina in un bilico perenne tra filorussi e filooccidentali. I Paesi che riconquistavano la democrazia piano piano si avvicinarono anche alla NATO che, con processi molto lunghi ed articolati, li accettò. Il Patto di Varsavia non esisteva più, ora c’era l’influenza diretta della Russia sui Paesi limitrofi. Nessun Paese è stato forzato a far parte della NATO: i nuovi arrivati hanno liberamente scelto da che parte stare ed hanno approvato democraticamente l’adesione, ridisegnando lo scacchiere europeo. Anche la Russia nel 1997 aveva approvato l’allargamento a est. Se il mondo occidentale risultava più attrattivo, ci sarà stato pure qualche motivo. O no? E poi, seppur spostato verso oriente, un confine c’era prima e un confine è rimasto dopo. La NATO, che è sempre stata un’alleanza difensiva, aprì persino le porte a Putin, che per qualche anno partecipò al Consiglio Permanente Congiunto. Come si può pensare che questo abbia costituito una minaccia aggiuntiva verso la Russia? Se noi abbiamo missili puntati, ce li hanno anche loro, quindi l’equilibrio della deterrenza è rimasto in piedi. I nostri missili non sono più minacciosi dei loro: è l’equilibrio armato, bellezza …! Come si può pensare ad una NATO che “abbaia ai confini della Russia”? Ho usato di proposito le infelici parole di Papa Francesco, pronunciate all’indomani dell’aggressione all’Ucraina, proprio per illustrare quanto in alto è arrivata la propaganda antioccidentale … L’Occidente aveva tutto da guadagnare ad aprire i contatti con la Russia; lo ha fatto per anni (ricordate persino Berlusconi, a Pratica di Mare, con Bush e Putin, nel 2002?), ma la Russia non ha mai rinunciato alle mire imperiali, ai sogni di espansione territoriale, secondo la dottrina che, ovunque ci sia gente che parla russo, là la Russia deve dominare. È una posizione chiaramente zarista, supportata dalla Chiesa Ortodossa russa, che fornisce le motivazioni teologiche, e da un popolo stanco, ripiegato su sé stesso, sempre troppo pronto ad inchinarsi al potente di turno, sia lo Zar, il Partito, la nomenklatura, l’autocrate. Non si può che prenderne atto ed attrezzarsi a contenere le pulsioni espansionistiche del regime, sperando di riuscire a mantenerle in limiti accettabili. Ora non lo sono affatto: l’Ucraina va difesa fino in fondo della minaccia russa alla sua indipendenza. Bisogna uscire da questa impasse, ridimensionando le assurde pretese di Mosca di avere una fascia di Paesi cuscinetto a protezione del suo predominio. Questa è una logica imperiale, derivata da una presunzione di superiorità morale del tutto fuori dalla Storia. Ripeto che un confine c’era prima, un confine c’è oggi, e deve essere invalicabile e rispettoso della volontà dei singoli Stati. Ci vorrà tempo, tanta pazienza, tanto equilibrio, tanta diplomazia, ma anche tanta fermezza nel non accettare prevaricazioni e provocazioni. La Russia faccia ciò che vuole nei suoi confini: se non c’è opposizione, purtroppo è un problema del popolo russo, che non vuole e non sa scrollarsi di dosso una storia ed una tradizione di sottomissione. Prima o poi tutte le dittature finiscono: ma lì ne finisce una e ne comincia un’altra, spesso peggiore. In ogni caso, basta con la favola della minaccia NATO: da questa parte nessuno ha usato violenza, nessuno ha invaso nessuno, nessuno ha forzato decisioni di chicchessia. I Paesi democratici decidono da soli dove vogliono stare. La dimostrazione è la presenza di tante forze politiche chiaramente antieuropee e filorusse in ogni Paese europeo, non solo in quelli dell’Est più esposti all’influenza del Cremlino. Qualche volta sono anche al potere, più spesso sono una consistente opposizione, che minaccia la libertà e l’indipendenza dei propri Paesi. L’Unione Europea, se decide una buona volta di diventare davvero una Grande Potenza, può costituire un argine democratico all’ingerenza russa. Questo è il compito strategico che la Storia le ha assegnato ed al quale non può rinunciare, pena la perdita di tutto quello per cui ha lottato per un secolo. In una democrazia è legittima solo la difesa, com’è scritto nelle nostre Costituzioni, ma difesa vuol dire anche prevenzione, vigilanza, capacità di contrastare attacchi diretti e soprattutto indiretti, oggi che la complessità delle nostre società ci espone a rischi mai corsi in precedenza. Qui non si tratta di destra o di sinistra: non ci dovrebbe essere nulla di più bipartisan della sicurezza nazionale: e nel nostro caso la Nazione è l’Unione Europea, non la Lombardia o la Baviera, e neppure l’Italia o la Germania. Prima lo capiamo tutti, prima potremo giocare il nostro ruolo in un mondo che continua a cambiarci sotto i piedi ad una velocità impressionante. Non abbiamo altre priorità: da questa deriva tutto il resto. Buon Natale a tutti!
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