Non faccio mai promozioni, ma questa è un’eccezione che merita …. Come ricorderete, da pochi mesi è mancato un grande, ma grande davvero: Sergio Staino da Scandicci, anarchico riformista . A caldo testimoniai così il legame che mi univa a lui: Sabato mattina ci ha lasciati Sergio Staino, 83 anni, una persona, un maestro, al quale ero fortemente legato e dalla cui amicizia ho tratto un grande arricchimento politico e culturale. Abbiamo litigato di brutto mille volte, ci siamo criticati e sfottuti (lui un gigante e io un nano …), ma il suo acume e la sua onestà intellettuale erano impareggiabili. Era riuscito a navigare indenne attraverso esperienze politiche mirabolanti e indescrivibili, dal marxismo-leninismo albanese a Tango ( “chi s’incazza è perduto!” era il suo motto), fino al renzismo militante e poi dopo ad un anti-renzismo passionale e largamente irrazionale, passando attraverso decenni di tumultuosa evoluzione politica, creando linguaggi e personaggi che radiografavano gli
Una società organizzata, qualunque sia la sua forma istituzionale, democratica o meno, non può fare a meno di chi amministra la giustizia. Perché c’è gente che commette reati e va scoperta, processata ed eventualmente condannata alla pena conseguente (giustizia penale) e c’è gente che litiga per qualcosa e ci vuole qualcuno che dirime le controversie, dispensando torti e ragioni (giustizia civile). Il compito è essenziale per la vita di ogni organizzazione sociale, che altrimenti sarebbe in balìa della sopraffazione dei più forti, dell’aleatorietà dei giudizi di ognuno. dell’arbitrio dei potenti. Ovviamente in una società illiberale è tutto semplice perché quello che conta è il volere dell’autocrate di turno, che dà indirizzi, detta regole, nomina giudici e investigatori, arrogandosi il diritto di giudicare e decidere per tutti. In una società democratica (uno Stato di diritto) le cose sono invece e per fortuna un po’ più complesse: si richiede che la giustizia sia amministrata nel r