Con tutto quello che sta accadendo nel mondo, che ci riempie di angoscia le giornate e fa scemare la fiducia nel futuro e nella capacità degli umani di gestire fenomeni di tale complessità, l’ultima cosa che vorrei fare è dedicare tempo ed energia all’interminabile querelle che sta squassando l’ormai ex-Terzo Polo. È un argomento doloroso, spinoso, imbarazzante, del quale quasi mi vergogno. Ma purtroppo è talmente gravido di possibili e probabili conseguenze che non ci si può passare sopra con nonchalance. Tempo fa avevo provato a sdrammatizzare ironizzando, ma neanche tanto, sull’esigenza di una “Terapia di coppia” professionale, per cercare di spremere fino all’ultimo un barlume di raziocinio, che potesse evitare l’inevitabile. Macché, era proprio inevitabile! Non so se il professor Recalcati sia intervenuto o meno, penso proprio di no, ma quand’anche … avrebbe miseramente fallito, lui che pure è certamente “uno bravo”, anzi il più bravo. Sono volati e continuano a volare stracci, pesci, improperi che neanche nella “scena delle ingiurie”, alla fine della “Gatta Cenerentola” di Roberto De Simone (chi non la conoscesse, la cerchi su YouTube, sono otto minuti di goduria assoluta …)! Oggi, che siamo in epoca di intelligenza artificiale, i post scambiati sembrano tutti generati da un perverso "trasformatore generativo pre-addestrato (GPT)", ma gli effetti non sono lontani da quelli immaginati e messi in scena da De Simone quasi cinquant’anni fa. Un bailamme senza pari, dal quale è difficile estrarre qualsiasi elemento di verità. Che pure deve esserci, tant’è vero che poi la scarpina calza solo il piede della Gatta e non altri. Ma questa purtroppo non è una fiaba, è dura realtà, che passa sulle teste dei militanti e di milioni di potenziali cittadini elettori, che aspetterebbero con apprensione ed impazienza di veder comparire una forza politica (ho detto “forza”, non “debolezza”), che interpreti il sincero desiderio di riforme che, neppure tanto sotto sotto, innerva ancora il Paese, o almeno la sua parte più sana e produttiva. Sembrava a portata di mano, sembrava fatta, e invece no. Ora, da qualsiasi punto la si guardi, la situazione è paradossale, senza senso; eppure il senso è uno solo: l’unione dei riformisti democratici è lontana, forse irraggiungibile, e in ogni caso passa attraverso uno showdown da “OK Corral”, che rischia di non avere vincitori. Solo vittime e macerie, mentre l’offerta politica si radicalizza tra populismi che sembrano opposti ma che in realtà esprimono la stessa irrealistica e illiberale visione del mondo: una finta alternativa, mentre i riformisti italiani, sparpagliati e scoordinati, si litigano un decimale in più. E chissà se a giugno riusciranno a mandare qualche rappresentante al Parlamento europeo! Non sono neutrale in questa brutta e squallida vicenda: ho scelto coscientemente una parte, ma non mi nascondo dietro trionfalismi del tutto inopportuni. Sarà durissima convincere agli italiani che, malgrado la frammentazione dell’offerta, la classe politica messa in campo dai riformisti è infinitamente migliore di quella dei sovranisti salvo-meloniani o dei massimalisti conte-schleiniani. Eppure il mondo, pur nel casino dilagante, pare intraprendere con decisione la strada riformista: la Spagna di Sanchez, la Polonia di Tusk, tra poco il Regno Unito di Starmer, forse anche la Grecia di Kasselakis, ovviamente la Francia di Macron e la Germania del pur debole Scholz, sono incamminate sulla via del riformismo razionale e non ideologico. Manca l’America, e fino al 6 novembre del 2024 tratterremo il respiro nel timore che l’orco Trump possa riprendersi la scena. Scenario da apocalisse…! Il vecchio e navigatissimo Joe Biden, pur con gli acciacchi e le sue presunte gaffe, sembra molto solido, reattivo, e soprattutto dotato di quel lucido pragmatismo che mancò perfino ad Obama, quando scelse la linea morbida e rinunciataria in Siria. Che il trascorrere del tempo sia clemente con lui …! L’Italia, col suo improbabile e variopinto Governo, sovranista (almeno a parole), gradasso, presuntuoso ma senza sostanza, rischia di restare emarginata in un’Europa che potrebbe (e dovrebbe) finalmente battere un colpo per dimostrare di esistere. Le prossime elezioni di giugno saranno cruciali come non mai (si dice sempre così, lo so, ma è vero, perché la complessità del mondo cresce sempre, fatalmente …) e la composizione del Parlamento sarà determinante per avere una Commissione riformista che, come primo compito, tanto per scaldarsi, avrà quello di fronteggiare con marcatura stretta il Presidente di turno del Consiglio Europeo, che da luglio 2024 sarà nientemeno che l’amicone di Putin, quel Victor Orbàn che, pur ormai senza la sponda della Polonia, resta comunque minaccioso verso le democrazie liberali europee ed occidentali. Il tutto con due, tre, quattro, guerre in corso e le grandi potenze illiberali che alzano la voce e reclamano il loro spazio. Tremano le vene e i polsi. Purtroppo è mancata la volontà di unire, è prevalso il risentimento, il veto, le incompatibilità, le assurde pretese di egemonia, di rimanere solo sulla scena (come se l’altro potesse buttare a mare in un amen una storia politica per molti versi impareggiabile …), che ci hanno portato fin qui. Matteo Renzi, lo conosciamo bene, non arretrerà di un millimetro, anzi alzerà la posta sempre più perché è perfettamente conscio della delicatezza del momento (e forse è l’unico sulla piazza …). Il suo auto-dichiaratosi antagonista ha invece molti problemi da risolvere: vedremo se ne sarà capace e dove arriverà. A questo punto quello che conta è la qualità della tela che si è capaci di tessere. Come si dice dalle mie parti, le chiacchiere se le port lu vend. La realtà bussa alla porta con violenza e nessuna narrazione fantastica riuscirà ad addomesticarla. Bisogna dimostrarsi all’altezza del compito e del momento storico. Ci sarà mare molto mosso da qui a giugno, ed anche dopo.
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