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La cruna dell'ago

Della gigantesca nave portacontainer che ha bloccato il canale di Suez per sei giorni, paralizzando il commercio mondiale, si è detto e scritto tutto. Anche della fragilità del nostro modello di vita, messo in crisi da un errore umano, un guasto tecnico, una fatalità, una folata di vento forte, vedremo quale sarà stata la causa determinante dell’incidente, si è detto molto. Resta da dire che, per quanto bizzarro possa essere considerato un modello economico che funziona letteralmente appeso ad un’unica fessura d’acqua, larga meno di 250 metri (il canale è stato raddoppiato di recente, ma non per tutta la sua lunghezza), attraverso la quale passa non solo merce, ma vita e lavoro per centinaia di milioni di persone, per quanto bizzarro questo sia, è tuttavia da considerarsi “normale”, dato che alternative praticabili non ce ne sono. Lo stesso vale per il Canale di Panama, così come per una serie di elementi strategici intorno ai quali tutto il mondo gira (le miniere di coltan, le terre r

Abbiamo tutti un blues da piangere

Non so a voi, ma a me viene un po’ di tristezza quando sento parlare, oggi, nel 2021, di Partito del Lavoro o di Partito dei Lavoratori. Eppure in tanti ne parlano, a sinistra. Tristezza, con forse anche un po’ di nostalgia (un blues, appunto), come per l’Idrolitina, il Cynar, o la pellicola Ektachrome, o i gettoni telefonici (chi ha una certa età sa di cosa sto parlando). Non datemi subito del cinico, proviamo ad argomentare: chi sono i lavoratori, oggi? Come sono connotati? Come si distinguono, eventualmente, dai non-lavoratori (non parlo né dei pensionati, che lavoratori lo sono comunque stati, né dei disoccupati che, almeno teoricamente, dovrebbero esserlo solo temporaneamente …)? Fino alla metà abbondante del XX secolo la risposta non era difficile: i lavoratori erano nettamente distinti dai rentier ricchi di famiglia, dai latifondisti e dai grandi industriali, dai detentori del capitale; i lavoratori erano quelli che vivevano solo del loro lavoro, quelli che per condizione social

Chi paga?

Quando capita un disastro, un’evenienza nefasta ed imprevista, come un terremoto, un’inondazione, o una pandemia, in una società civile ci si aspetta che lo Stato intervenga e ponga riparo ai danni subiti. L’offesa arrecata da eventi fuori del nostro controllo (anche se non proprio del tutto) rende logico aspettarsi un ristoro, un sostegno, per usare i termini in voga adesso. È giusto, è naturale, è persino ovvio che sia così. Una società organizzata e civile deve dimostrarsi solidale e lo Stato deve provvedere all’assistenza dei suoi cittadini nel momento del bisogno. Per questo esiste il Welfare, la Sanità Pubblica, la Protezione Civile, il Volontariato. Ovviamente tutto questo ha un costo, richiede organizzazione, strutture, infrastrutture, competenza, studio, analisi, decisione, insomma è tutto fuorché gratis. E più alziamo il livello dei servizi forniti, più i costi sono alti, altissimi, astronomici e gli sforzi necessari molto ingenti. Ma da dove vengono le risorse necessarie? La

Tu chiamale, se vuoi, ossessioni ...

  L’hanno vista chiedere al portinaio, al panettiere, al salumaio, poi all’edicolante, infine al tramviere ed al tassista; quindi fermare persone a caso per la strada, nei bar (dal marciapiede, ché non si può entrare), alle fermate del bus, sul suo tacco 12, col tubino ed il labbro prominente. A tutti le stesse domande, insistenti, assillanti, martellanti, ossessive:  “Ma Draghi sta facendo meglio o peggio di Conte?” , e poi  “Draghi è di destra o di sinistra?”, “Che differenza c’è tra Draghi e Conte?” , infine, ammiccando,  “Draghi è più o meno charmant di Conte?” . Domande di poco senso pratico, visto che ormai al Governo c’è Draghi e non più Giuseppi, ma evidentemente c’è un tarlo che rode ... Qualcuno degli interpellati s’è preoccupato, qualcun altro s’è seccato, qualcun altro ancora s’è addirittura alterato, ma che maleducato! Niente da fare: tutti tempestati invano dalle stesse domande, fino a piombare nello studio televisivo di La7 e assillare i poveri malcapitati ospiti, non so

Calma e gesso!

  I tumultuosi tempi che stiamo vivendo, tra pandemia, con morti e contagi che non scendono e vaccinazioni che non decollano, crisi economica, limitazioni delle più basilari libertà personali, mancanza di contatti umani, quadro politico in continua evoluzione, ci stanno sottoponendo ad un gigantesco  “stress test” . Lo  “stress test”  è in realtà una pratica molto diffusa per verificare la capacità di strutture complesse (non importa se fisiche o immateriali) di sopportare sollecitazioni anomale, maggiori e/o comunque diverse da quelle standard. Si tratta di “simulare” l’aumento abnorme della sollecitazione (lo stress), per vedere se e quando la struttura cede, come cede, in che punto e con quali modalità. Solitamente è appunto una simulazione, fisica o computerizzata, che fornisce utilissime informazioni per rendere più “robusta” e “resiliente” la struttura in questione, sia essa un ponte, una macchina, una banca, un’organizzazione qualsivoglia. Una “simulazione”, un’esercitazione. Qu

Letta non "sta sereno"...!

  Chissà se dalle parti di un “certo PD” avranno capito che quello che è successo negli ultimi giorni, e nelle ultime settimane, si configura come l’ennesima, rovinosa sconfitta (si spera senza appello) di quella parte del Partito che uno dei suoi (ex) esponenti più significativi e fantasiosi ha chiamato “la Ditta”! Sto parlando di quel pezzo di Partito Democratico che ha sempre lottato strenuamente “contro” il Partito Democratico, “contro” la sua stessa (forse troppo) visionaria idea fondativa di voler mettere e tenere insieme, sotto lo stesso tetto, le mille anime della sinistra, da quella socialista a quella solidaristico-cattolica, da quella liberal-democratica a quella radicale, da quella ambientalista a quella federalista. Una pretesa sempre giudicata velleitaria ed improvvida, e accettata solo con il sottinteso, evidente ma non espresso, di assumerne l’egemonia, in nome della pretesa superiorità culturale, politica, perfino “morale” della scuola tardo-berlingueriana (quel Berlin

La natura delle cose

  Sono passati dieci anni; abbiamo visto decine di filmati, di fotografie, letto resoconti, tutti talmente terrificanti da sembrare estratti da un mediocre film catastrofico. Eppure era tutto vero. Il terremoto in Giappone ed il successivo  tsunami  sono stati documentati da migliaia di persone coinvolte, che hanno impietosamente fatto conoscere a tutto il mondo l’orrore di quelle ore, e tutte le immani conseguenze. Giorni fa è comparso in rete ancora un  filmato , che a mio parere compendia tutto: sono sei minuti e poco più, girati in un ristorante affacciato sulla pista del terminal aeroportuale di Sendai. Non è affollato, in lontananza si intravede il mare, una scena di ordinaria normalità, che tutto ad un tratto viene scossa dal sisma con una violenza semplicemente spropositata. Il terminal ha una struttura antisismica, perché resiste, è scosso, non cede, non si rompe un vetro, ma il suo interno sembra un frullatore infernale; l’operatore tiene saldo il telefonino, ma i sobbalzi so

Auguri al Segretario ...!

  Ho un po’ scherzato sull’appellativo di  “palle d’acciaio”  riferito ad Enrico Letta, ma ora non si scherza più … È tempo di augurarsi che il nuovo Segretario del PD dimostri davvero doti di autorità ed autorevolezza nel condurre il Partito. Letta dovrebbe rendersi conto di avere un’opportunità fantastica e forse irripetibile: è stato richiamato a gran voce dall’esilio dagli stessi che ce lo avevano mandato (altro che  “stai sereno”  di Renzi …) dopo una esperienza di governo non certo esaltante, tutto il Partito (e non solo) si affida a lui per risollevarsi da una crisi profonda, lo hanno praticamente implorato di caricarsi di un peso che ha già schiacciato ben sette Segretari prima di lui (con alterne vicende, ma con eguale conclusione), e adesso, se lui vuole incidere, chi può contrastarlo? Ha detto di volere dare una svolta: bene, ne ha i mezzi e l’opportunità. Le forze resistenti, che non mancheranno, per un po’ dovranno rimanere acquattate e permettere al Segretario acclamato d

Balle spaziali

  Qualche settimana fa ho  scritto dell’incredibile resistenza , dopo oltre vent’anni, della leggenda metropolitana secondo la quale  “il cambio lira/euro fu sbagliato” . Un’autentica stupidaggine, tecnica, oggettiva, matematica, quindi non soggetta ad opinabile interpretazione politica. Eppure … Ma c’è un altro  “spin”  che è altrettanto duro da contrastare, malgrado sia anch’esso basato su un falso storico (né più né meno come i Protocolli dei Savi di Sion …); ne avrei voluto scrivere io, ma l’ha già fatto egregiamente E. Triggiani (che non conosco, ma ringrazio) sul blog  Pensieri Vivaci : “Sfatiamo una volta per tutte la strumentalizzazione d’accatto: STAI SERENO! Chiunque ha un po’ di memoria e segue da vicino le vicende politiche del PD sa che a richiedere all’allora Segretario Politico Renzi di sostituire Letta a Palazzo Chigi furono gli esponenti della minoranza dem. Quel giorno fu la direzione del PD a chiedere a Renzi di sostituire Letta al governo con 136 si, 16 no e 2 asten

Palle d'acciaio

  Pare sia arrivato il turno di Enrico  “palle-d’acciaio”  Letta (fu lui a definirsi così, quando era Premier). Uomo certamente non della sinistra, almeno come estrazione, viene chiamato dalla sinistra (qualsiasi cosa ciò voglia dire nel PD), che evidentemente non vuole assumersi direttamente la responsabilità di guidare il Partito. La solita doppiezza tardo-togliattiana o solo semplice confusione di idee? Che cosa si aspettano possa fare Letta di meglio e di più di quanto ha fatto Zingaretti fina a tre giorni fa? La minoranza, i cosiddetti ex-renziani, non pare entusiasta della soluzione e però dovrebbe trovare il coraggio di esplicitare tale contrarietà, anche se non sarà determinante: la chiarezza ne beneficerebbe. Il momento è delicato, con tutta evidenza. Il PD rischia l’irrilevanza, rischia di essere scavalcato nell’iniziativa politica sia dal nuovo soggetto grillo-contiano, sia dall’iperattivismo della Lega, almeno quella managerial-giorgettiana, mentre Salvini continua a tenere